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L’anoressia nervosa e il controllo dell’appetito: la fame che non motiva a mangiare

Nelle pazienti anoressiche, quando hanno fame, non ci sarebbe un aumento dell’attività della parte del cervello che le motiva a ricercare la ricompensa.

Di Emma Fadda

Pubblicato il 07 Mag. 2015

Le persone affette da Anoressia Nervosa, nonostante la fame, sono in grado di ignorare le ricompense connesse con il cibo. 

La maggior parte delle persone, indipendentemente dal loro peso, sono in grado di controllare l’assunzione di cibi grassi ad alto contenuto calorico. Tuttavia, nonostante le migliori intenzioni, quando arriva il momento di prendere una decisione, la vista del cioccolato o di un ottimo dolce diventa troppo eccitante e l’autocontrollo viene meno. Questo comportamento è piuttosto normale in quanto la fame aumenta l’intensità della ricerca di ricompense alimentari. Tuttavia, le persone affette da Anoressia Nervosa, nonostante la fame, sono in grado di ignorare le ricompense connesse con il cibo. 

In un recente studio realizzato da Christina Wierenga, Walter Kaye e colleghi, pubblicato nella nota rivista Biological Psychiatry, vengono messi in luce i meccanismi celebrali che potrebbero giocare un ruolo importante negli alterati pattern alimentari dell’Anoressia.
Gli autori hanno analizzato i comportamenti di reward connessi con la fame e la sazietà in un campione di 23 donne guarite dall’Anoressia Nervosa (campione clinico) e 17 soggetti sani (campione di controllo).

I risultati hanno mostrato come le donne sane, quando hanno fame, mostrano un aumento dell’attività della parte del cervello che le motiva a ricercare la ricompensa, mentre tale attivazione non si osserva nel campione clinico. Quest’ultimo mostra invece una aumentata attivazione del circuito cognitivo di controllo senza riguardo per lo stato metabolico (fame o sazietà).

Quindi ciò che emerge dallo studio è che le donne che hanno sofferto di Anoressia Nervosa mostrano due diversi modelli di cambiamento nel circuito cerebrale che possono contribuire alla loro capacità di sostenere l’ evitamento del cibo.
In primo luogo la fame non aumenta il coinvolgimento dei circuiti di reward e motivazione nel cervello. Questo potrebbe proteggere i pazienti affetti da anoressia dalla fame stessa. In secondo luogo è emersa una aumentata attivazione dei circuiti di “auto-controllo” nel cervello, il che rende le “ex pazienti” più capaci di tollerare lo stimolo a mangiare.

Questo studio quindi supporta la letteratura che concepisce l’Anoressia Nervosa come un disturbo neurobiologicamente mediato: le persone che hanno sofferto di Anoressia Nervosa sono meno sensibili alla ricompensa e alla spinta motivazionale della fame. In altre parole quindi la fame non le motiva a mangiare.
Questi risultati, oltre alla loro valenza nel migliorare la comprensione del funzionamento celebrale nell’anoressia, hanno delle implicazioni importanti anche da un punto di vista terapeutico. Inoltre, poiché questi stessi circuiti e processi sembrano essere impegnati ‘al contrario’ per l’obesità,essi possono essere anche di importante valore nella comprensione di questa patologia alimentare.

 

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Emma Fadda
Emma Fadda

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, PhD presso l'Università Vita-Salute San Raffaele

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