SOPSI 2014
Report dal Simposio: Psicologia del patologico e Patologia dello Psicologico nell’arco della vita.
Intervento di Mario Rossi Monti: Borderline quando l’Amigdala si infiamma.
L’amigdala, chiamata anche mandorla delle emozioni (dal greco amygdálì che significa mandorla), è oggetto di indagini per il suo importante ruolo nella risposta al pericolo. Numerosi dati sostengono che sia responsabile della rilevazione, della generazione e del mantenimento delle emozioni correlate alla paura.
Studi sperimentali condotti da Benedetti F. et al. (2010) hanno evidenziato che l’amigdala svolge un ruolo importante nell’elaborazione di stimoli minacciosi. Attraverso l’espressione facciale dell’altro ci permette di decidere in 100 millisecondi se ci possiamo o meno fidare della persona che abbiamo davanti.
Il dato più interessante riguarda l’osservazione che questa regione celebrale si attiva anche quando l’espressione minacciosa dell’altro non viene percepita in modo consapevole. Nei pazienti con Disturbo Borderline di Personalità troviamo un’iperattivazione dell’amigdala: essi sono molto sensibili alle emozioni espresse dal volto dell’altro.
Questa popolazione di pazienti ha un’elevata sensibilità nel cogliere le emozioni dell’altro, pur mostrando difficoltà nell’orientarsi all’interno del proprio mondo emozionale.
Ma come facciamo a definire l’inaffidabilità dell’altro? Possiamo fare riferimento a due dimensioni:
Ambiguità: indifferenziazione (a questa è molto sensibile l’amigdala)
Imprevedibilità
Dunque se cogliamo nel volto dell’altro espressioni indifferenziate o imprevedibili avremo un’attivazione dell’amigdala e, conseguentemente, una percezione di inaffidabilità.
Nel caso specifico dei pazienti borderline troviamo una ipertrofia nel cogliere la minaccia nell’espressione facciale dell’altro.
Come Linehan M. (1993) sottolinea, in questi pazienti c’è una difficoltà nel leggere le facce neutrali ed una tendenza a credere che non ci si possa fidare dell’altro. A causa del loro funzionamento dicotomico hanno l’urgenza di collocare l’espressione facciale della persona che hanno di fronte in una categoria (buoni/cattivi) e pertanto tendono a trasformare l’ambiguità in ambivalenza. A cosa serve questa operazione?
Il paziente borderline “disambigua” forzando sul negativo allo scopo di suscitare nell’altro qualche emozione. Questa strategia permette di uscire da quella ambiguità intollerabile, ma di fatto suscita un’emozione (negativa) nell’altro che lo porta a confermare l’aspettativa di inaffidabilità.
ARGOMENTI CORRELATI:
DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA’ – ESPRESSIONI FACCIALI – FACIAL EXPRESSIONS
CONGRESSO SOPSI 2014
BIBLIOGRAFIA:
- Benedetti F. (2010) “The patient’s Brain: The Neuroscience Behind the Doctor-Patient Relationship” Oxford.
- Linehan M.M. (1993) Cognitive Behavioral Treatment of Borderline Personality Disorder. New York: Guilford Press.
- Phan K. L., Fitzgerald D. A., Pradeep J. N., Tancer M. E. (2006) “Association between amygdale hyperactivity to harsh faces and severity of social anxiety in generalized social phobia” Biological Psychiatry. Elsevier