Piergiuseppe Vinai.
SOPSI 2014
Fernandez-Aranda sdogana le nuove tecnologie nel trattamento dei Disturbi Alimentari
L’idea non è certo di ridurre la terapia ad una sorta di comportamentismo tecnologico, ma di supportare il paziente di fronte a tematiche specifiche che non si riescano ad affrontare efficacemente con le metodiche tradizionali.
Le nuove tecnologie stanno avendo un ruolo sempre più ampio nella vita quotidiana ma stentano a prendere piede nel trattamento psicoterapico.
Le obiezioni più frequenti al loro utilizzo si basano sul fatto che in fondo, come recitava Montale, l’animo dell’uomo non cambia e per arrivare al suo cuore le parole di Catullo o di Dante sono efficaci oggi come secoli fa. Questo è senz’altro vero ma nessuno si sognerebbe di fare serenate notturne davanti al grattacielo dell’amata (specialmente se abita al 30° piano) ed anche “Odi et Amo” o i versi di Paolo e Francesca vengono postati su Facebook.
Un’altra obiezione è che il paziente ne può restare sconcertato, non attendendosi un così profondo cambiamento nel setting terapeutico. Anche qui non si capisce come faccia lo stesso soggetto a tollerare il fatto di dover usare il telefono cellulare e non un messo a cavallo, per contattare il terapeuta, o come possa sopportare di doversi sottoporre ad una risonanza magnetica per il mal di schiena anziché ad un rito sciamanico, ma tant’è!
Quando si entra nello studio dello psicoterapeuta si suppone che il paziente abbia una regressione e si attenda modelli archetipici di terapia per cui possa tollerare unicamente terapeuti in marsina su una sedia Thonet e l’uso di carta, (a mano), penne d’oca o almeno in bachelite con pennino ottocentesco, per annotare le sue parole.
La ricerca non ha ancora stabilito a quanti anni debba ammontare questa regressione per non intaccare la relazione, o se il setting debba adattarsi alle competenze tecnologiche del paziente per cui parte considerevole dell’assesment dovrebbe essrere dedicata alla valutazione delle sue competenze in ambito tecologico. Chi avesse la sfortuna di avere pazienti a basso indice di tecnologizzazione ed uno studio al terzo piano per essere efficace dovrebbe munirsi di servitori in portantina che accompagnino i pazienti fino alla porta del suo studio.
A questo proposito recenti studi indicano però che l’inizio della regressione coincide con l’inizio della seduta e termina con la stessa salvo ripresentarsi la settimana successiva alla stessa ora. Per il pagamento possono essere usati senza rischio i moderni mezzi tecnologici e non è richiesto l’uso dei dobloni. Si narra di soggetti che avendo dovuto rinunciare ad una seduta in quell’ora abbiano dimostrato una totale incapacità di usare il pc il telefonino e qualsiasi altro mezzo tecnologico, configurando così i primi casi di una grave sindrome da carenza d deprivazione tecnologica. Stranamente anche il computer utilizzato dal terapeuta all’interno del setting è visto da qualcuno come una possibile causa di vulnus alla relazione, senza chiedersi come possano nascere storie d’amore o di sesso basate proprio sull’utilizzo del PC e di quello strumento così poco empatico che è Internet.
In barba a tutte queste considerazioni ed ignorando i gravi rischi cui si potrebbero esporre i pazienti, a margine di un intervento, sulle politiche a sostegno della prevenzione e la cura dei disturbi alimentari, il Prof. Fernandez-Aranda dell’Università di Barcellona ha sdoganato l’utilizzo delle nuove tecnologie nella prevenzione e nella terapia dei disturbi alimentari. Ha illustrato una metodica basata sull’utilizzo di un video game collegato ad un sistema di bio feed back per aiutare i pazienti a modificare il proprio rapporto con il cibo.
Attraverso dei sensori che misurano la variazione della conduttanza cutanea si valuta la variazione dello stato emotivo del soggetto alla visione del cibo, in questo modo egli può iniziare ad essere più consapevole delle sue emozioni.
L’idea non è certo di ridurre la terapia ad una sorta di comportamentismo tecnologico, ma di supportare il paziente di fronte a tematiche specifiche che non si riescano ad affrontare efficacemente con le metodiche tradizionali.
Questa tecnologia ha il vantaggio di essere a basso costo e di poter essere usata dai pazienti anche al di fuori del setting offrendo un supporto alla terapia nell’intervallo tra le sedute.
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