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Contenuti virali sulla rete? Devono emozionare – Comunicazione

Cosa rende un articolo, un post o un video virale in rete?Il segreto della viralità è nelle emozioni che il contenuto è in grado di evocare in chi lo guarda

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 17 Gen. 2014

 

 

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Cosa rende un articolo, un post o un video virale in rete? Il segreto della viralità è nelle emozioni che il contenuto telematico è in grado di evocare in chi lo guarda: un mix di emozioni positive e negative sembra essere la formula perfetta, in grado di superare in potere virale sia i contenuti neutri che quelli che suscitano emozioni prevalentemente negative o positive.

Nello specifico è il livello di arousal a determinare quanti click riceverà un contenuto in rete,  e più alto è l’arousal più virale sarà la diffusione del post. Rabbia e senso dell’umorismo, ad esempio, sono emozioni ad alto arousal, contentezza e tristezza a basso arousal.

Un team di ricercatori della National Science Foundation ha mostrato a 256 individui un video, parte di una collezione di video in grado di abbracciare tutto lo spettro emotivo. Alcuni di loro hanno visto una selezione di clip carini o divertenti che erano stati virali su YouTube, altri hanno visto un video di successo che evocava rabbia o disgusto. Altri ancora hanno visto un video neutro sul basket.

Dopo la visione, ai partecipanti al test è stato chiesto se avrebbero voluto condividere i video. Coloro che avevano visto il video divertente e quelli che avevano visto il video che evocava rabbia o disgusto erano significativamente più propensi alla condivisione di quelli che avevano visto il video neutro sul basket. Un test di follow-up con 163 partecipanti ha trovato lo stesso modello di potenziale virale: sono le emozioni negative e quelle positive le più virali.

Il contagio emotivo, insomma, funziona anche indirettamente, con la condivisione di articoli o video in rete.

Alcuni anni fa, due studenti del Wharton Behavioral Laboratory  hanno analizzato circa 7.000 articoli apparsi sul sito del New York Times per vedere quali avevano ricevuto più condivisioni. Dopo il controllo per fattori, come la rilevanza della pagina e la fama dell’autore, i ricercatori hanno trovato che i pezzi “emotivi” erano di gran lunga più virali di quelli non-emozionali .

All’interno degli articoli virali, i ricercatori hanno studiato le emozioni evocate scoprendo un’ alta frequenza di quelle ad alto arousal (timore, rabbia e ansia, tutte emozioni che che ci spingono ad agire), rispetto a quelle a basso arousal (come ad esempio la tristezza, legate a maggiore passività).

Alla luce di questi risultati Berger, autore nel 2013 del libro “Contagious: Why Things Catch On”, ha condotto uno studio e ha chiesto ai partecipanti di sedersi prima di leggere un articolo neutro, o di fare jogging sul posto per un minuto prima di leggere lo stesso pezzo. Poi ha dato ai partecipanti la possibilità di condividere il pezzo letto con qualcuno: tre quarti dei joggers lo hanno condiviso, contro solo un terzo di quelli che erano rimasti seduti prima della lettura. Questo, secondo Berger, è un segno ulteriore dell’importanza che il livello di arousal riveste nella trasmissione sociale.

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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