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Affective Computing: la Frustrazione nell’Interazione Uomo-Macchina

Affective Computing: interseca psicologia e informatica e sviluppa computer software in grado di riconoscere le emozioni degli utenti.

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 06 Giu. 2012

– Rassegna Stampa – 

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze PsicologicheUn nuovo studio di Affective Computing condotto presso il Media Lab del MIT diretto da Rosalind Picard dimostra che è possibile sorridere quando si è frustrati nel momento in cui interagiamo con un computer.

La ricerca rientra nel filone che in ambito scientifico viene chiamato Affective Computing, una branca di studi che interseca psicologia e informatica e che si occupa di studiare e implementare come i computer sono in grado di rilevare e riconoscere le emozioni degli utenti ma anche di rispondervi adeguatamente secondo specifici scopi che si vogliono raggiungere nell’interazione uomo-macchina.

Negli esperimenti di questo studio ai soggetti è stato chiesto di riprodurre con il volto espressioni facciali di gioia o frustrazione mentre una webcam li video registrava; in seguito, sempre mentre venivano videoregistrati, i partecipanti ricevevano l’indicazione di compilare un modulo on-line progettato per indurre in loro frustrazione (le molte informazioni inserite venivano cancellate al momento in cui cliccavano su “conferma”) oppure di guardare un video finalizzato a indurre sperimentalmente una risposta di contentezza o gioia.

Nel 90% dei casi quando i soggetti simulavano l’espressione facciale della frustrazione non compariva nessun tipo di sorriso; viceversa, con l’induzione di una frustrazione genuina e non simulata mediante il compito di compilare un modulo on-line non funzionante ecco il sorriso comparire sul volto dei soggetti che esperivano frustrazione legata a quella situazione.

Le immagini statiche non fanno rilevare grandi differenze tra i  due tipi di sorrisi; invece considerando il processo dinamico dell’evoluzione temporale dell’espressione facciale si dimostra che la progressione dei due tipi di sorriso frustrato o gioioso è differente: generalmente il sorriso della gioia si manifesta gradualmente con tempi più dilatati, mentre il sorriso della frustrazione compare molto velocemente e parimenti si dissolve in modo rapido.

Questo lavoro evidenzia l’importanza dell’analisi dell’evoluzione temporale e dinamica delle espressioni facciali delle emozioni: le espressione facciali possono essere trappole pericolose in termini inferenziali se considerate solo in fotogrammi statici e come indizi – ad esempio il sorriso- rigidamente legati a una specifico stato mentale. Riflessione da non sottovalutare nei più svariati contesti che chiamano in causa le emozioni, dalla human-computer interaction ai setting clinico-terapeutici.

 

 

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Linda Confalonieri
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Redattrice di State of Mind

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