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Pensiero matematico e linguaggi anumerici: la tribù Piraha in Amazzonia

Alcune lingue presenti sul nostro pianeta non dispongono di parole per esprimere i numeri e vengono chiamate linguaggi anumerici.

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 01 Mar. 2012

– Rassegna Stampa – 

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze PsicologicheUn recentissimo studio pubblicato sulla rivista Journal of Cognitive Science dimostra che alcune lingue presenti sul nostro pianeta non dispongono di parole per esprimere i numeri, e cioè sarebbero linguaggi anumerici, e che gli individui di tali culture abbiano difficoltà nell’esecuzione di comuni compiti quantitativo-matematici.

Lo studio ha preso in considerazione la popolazione Piraha dell’Amazzonia, un gruppo di circa 700 individui semi-nomadi che vivono in piccoli villaggi lungo il fiume Maici, un affluente del Rio delle Amazzoni. Secondo l’antropologo Caleb Everett (University of Miami) i Piraha avrebbero difficoltà nel concettualizzare mentalmente specifiche quantità. Il loro linguaggio presenta solo 3 termini per indicare in modo aspecifico e generico le quantità senza alcun vocabolo che indichi dei numeri: “Hòi” significa “piccola quantità o dimensione”, “Hoì” “abbastanza grande”, mentre “baàgiso” vuol dire “molti o molto grande”.

Everett, sulla base di studi precedenti relativi a questa e ad altre popolazioni anumeriche, ha condotto una serie di esperimenti sul campo che hanno indicato come la popolazione dei Piraha non sarebbe in grado di eseguire semplici compiti matematici, come ad esempio accoppiare singoli elementi quando le quantità in gioco sono maggiori di tre. D’altro canto, quando sono stati introdotti nella loro lingua alcuni termini numerici (ad esempio la parola “tutti i figli della mano” per indicare il numero 4), è stato rilevato un miglioramento anche nelle prestazioni di tipo matematico.

Nell’affrontare l’intricato legame tra linguaggio e pensiero, l’antopologo sottolinea come il miglioramento delle prestazioni matematiche sia da associare a fattori linguistici e non a un più generico fattore culturale. “La preservazione delle lingue è fondamentale sia dal punto di vista scientifico perché ci dice molto riguardo la cognizione umana culturalmente radicata” sottolinea Everett ” sia dal punto di vista degli individui di quella cultura poiché mantenendo viva la loro lingua, mantengono viva anche la loro eredità culturale”.

 

 

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Redattrice di State of Mind

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