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Psicologia: le ricerche più interessanti del 2011

Le dieci ricerche in campo psicologico effettuate nel corso del 2011, di cui vale la pena continuare a discutere anche in questo 2012 appena cominciato.

Di Ursula Catenazzi, Sara Della Morte, Giuseppina Di Carlo

Pubblicato il 16 Gen. 2012

Aggiornato il 23 Gen. 2012 16:42

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze PsicologicheIn questo periodo, in cui un anno è finito e un altro è cominciato, siamo tutti impegnati a fare propositi, si spera buoni, e a decidere a cosa sarebbe meglio rinunciare e cosa portare con noi in questo nuovo inizio d’anno. Il giornalista scientifico David Di Salvo ha pensato analogamente di stilare la classifica, pubblicata sul sito Psychology Today, riguardante le dieci ricerche in campo psicologico effettuate nel corso del 2011, di cui vale la pena continuare a discutere anche in questo 2012 appena cominciato. Vediamole insieme:

 

1)Potere e maleducazione. Questa ricerca pubblicata sul Social Psychological and Personality Science, convaliderebbe il detto “il potere corrompe”. Nell’esperimento ai soggetti venivamo mostrate persone che si comportavano in modo maleducato, prendendo il caffè di un’altra persona, infrangendo regole contabili, gettando la cenere di sigaretta sul pavimento o poggiando i piedi sulla scrivania, e situazioni neutre in cui i personaggi si comportavano correttamente. Successivamente veniva richiesto ai partecipanti di dare un giudizio su queste persone. Dalle interviste è emerso che i maleducati erano considerati più forti e potenti, rispetto a quelli che mostravano comportamenti civili. Il motivo principale di tale attribuzione sembrerebbe derivare dalla forza di volontà che i soggetti a cui l’esperimento era rivolto associavano alla violazione delle norme condivise. L’aspetto più interessante è che ufficialmente la maleducazione è considerata socialmente riprovevole, ma come fa notare Di Salvo spiegherebbe anche la presenza di certi personaggi in politica. Come non essere d’accordo?

 

 

2) L’effetto boomerang delle fantasie sul tema del desiderio. Pensare troppo al raggiungimento dei nostri obiettivi potrebbe essere alla lunga controproducente! Sembrerebbe infatti, secondo uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Social Psychology, che indulgere in questo tipo di attività immaginativa, ingannerebbe il cervello, che invece di concentrarsi sul raggiungimento di quanto desiderato, produrrebbe una risposta di benessere e rilassamento, simile a quella che proveremmo di fronte all’effettivo raggiungimento di quanto auspicato.  Nell’esperimento, i partecipanti, monitorati poi nel corso della settimana, mostravano un livello significativamente minore di energie impiegate nel raggiungimento effettivo dei propri desideri se nella situazione sperimentale era stato richiesto loro di produrre fantasie positive in merito a quanto desiderato, rispetto a chi doveva produrre fantasie negative o neutre. Viene da chiedersi certi sogni aiutano davvero a vivere meglio?

 

 

3) Maggiore è il rilassamento, maggiore il valore delle cose.  Il suggerimento proviene da uno studio del Journal of Marketing Research e potrebbe convincere alcune catene di negozi ad abbandonare la musica assordante e gli ambienti iperstimolanti, in favore di negozi dai colori neutri, magari attraversati dai pacifici rumori della foresta pluviale, per averne un ritorno economico! Nell’esperimento, i soggetti erano esposti a filmati o musiche rilassanti, in un secondo tempo era poi richiesto di assegnare un prezzo ad una serie di prodotti. I partecipanti “rilassati” tendevano ad assegnare, in media, un valore maggiore del 15% superiore rispetto a chi non aveva subito il trattamento o era stato esposto a contenuti stimolanti. Sarebbe superficiale affermare che chi è in ristrettezze economiche o ha perso il lavoro, situazione non infrequente in questo tempo di crisi, potrebbe rovinarsi definitivamente, ma potrebbe far riflettere sui motivi per cui a volte è più facile cadere in tentazione, mettendo mano al portafogli!

 

 

4) Fumare per finta per smettere di fumare. Uno studio dell’Università di Catania pubblicato sullo European Respiratory Journal suggerisce che per abbandonare il vizio, può essere utile concentrarsi sulla dipendenza comportamentale indotta dalle sigarette. Nell’esperimento, i partecipanti nel gruppo che riceveva una sigaretta di plastica senza nicotina, come unico trattamento, nel follow up a 24 settimane continuavano ad essere astinenti con un tasso di 3,5 volte superiore rispetto al gruppo a cui era somministrato solo il trattamento standard per smettere di fumare. Il dato potrebbe suggerire, che la dipendenza comportamentale possa influire allo stesso modo di altri aspetti, come una scarsa forza di volontà o del controllo degli impulsi e focalizzarsi su questo aspetto, potrebbe evitare ai fumatori recidivanti anni di frustrazioni e fallimenti.

 

 

5) Il potere delle metafore. Forse non basterà una metafora a far nascere l’amore, come sosteneva Milan Kundera, ma certamente esse sono in grado di influenzare le nostre opinioni, a confermalo sarebbe uno studio della Stanford University. Nell’esperimento veniva chiesto a due gruppi di leggere due testi riguardanti la criminalità nella cittadina di Addison e di commentare con proposte per ridurne il tasso. I due testi erano uguali eccetto che in un caso, in cui il crimine veniva descritto come una “bestia selvaggia a caccia nella città e che si nascondeva nel vicinato”, mentre nell’altro come un  “virus che infestava la città” e una “piaga sociale”. Il 75% dei soggetti a cui era dato il primo foglio reagiva proponendo l’intervento dell’esercito, la costruzione di nuove carceri o un inasprimento delle pene e solo il 25% consigliava una serie di riforme che innalzassero il tasso di scolarizzazione o del benessere sociale. Nel secondo caso, diversamente, solo il 56% suggeriva un aumento delle forze dell’ordine, mentre la restante parte rispondeva nella direzione delle riforme sociali.

 

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