Il 2011, ci ha regalato un bel libro. È uscito per i tipi di Bompiani “Dio e Monsieur Divan” di Stefano Jacini, intrigante giallo teologico che per una buona metà oscilla sapientemente indeciso tra le cospirazioni intellettuali di Umberto Eco e i complotti d’azione di Dan Brown e che infine inclina per il primo, tradendo la sua preferenza per il colto stile europeo.
Il romanzo scorre bene come un vino novello e lascia in gola un piacevole gusto. Il suo maggiore punto di forza è il dialogo spiritoso e brillante, scritto bene, ricco di faccette e di emoticon quasi fosse un social network ambientato nel passato.
Naturalmente non rivelo nulla della trama, che lascio alla scoperta del lettore. Accennerò solo che in essa si incrociano e talvolta si combattono sacerdoti inclini al diabolismo illuminista, demi-mondaine dedite alla caccia di amanti facoltosi da mungere, credenti desiderosi di edificare santuari ai loro santi patroni e naturalmente Dio e la Chiesa cattolica, che -come in ogni trama che si rispetti- ha tradito il suo divino mandato e ha sposato il fascino del potere.
Insomma, Dio e Monsieur Divan è un racconto filosofico che vuole riflettere sul bene e sul male, che mescola sottilmente toni alti e bassi e che segue una sua brillantezza di stile tutta post-moderna.
Ma è anche una riflessione critica su come il pensiero laico non riesca sempre a liberarsi di una sua curiosa ossessione per Dio e per il cattolicesimo, irrinunciabile termine di confronto malefico. Tanto da far sospettare che oggi, per riuscire a produrre dei personaggi interessanti e sottratti al perbenismo moralistico di una laicità paradossalmente sempre più sessuofobica, occorra ricorrere a promiscui cardinali e teologi dalla doppia vita carnale e spirituale e dalla tripla morale. Se proprio occorre trovare un difetto in questa piacevolissima lettura, notiamo che forse i personaggi laici avrebbero tratto giovamento da una maggiore ambiguità e ricchezza di sfaccettature. Ma per fortuna ci pensano i preti del romanzo a spargere sale sulle ferite della modernità, scacciando gli eccessi zuccherini dei personaggi laici.