– Rassegna Stampa –
Le testimonianze oculari sono da sempre trattate con scetticismo all’interno dei tribunali perché, a dispetto dell’assoluta certezza del ricordo da parte del testimone, spesso vengono smentite dalle prove scientifiche.
Un gruppo di ricercatori provenienti da diverse università americane si sono chiesti se esiste un modo per rendere più affidabile il processo di riconoscimento e la lettura dei ricordi: sembra proprio di si, monitorando i movimenti oculari infatti è possibile definire su cosa e per quanto tempo l’attenzione viene focalizzata e sulla base di questo operare una distinzione tra materiale noto e materiale nuovo, anche in assenza di resoconti accurati.
Il disegno sperimentale consisteva essenzialmente nel discriminare stimoli noti, precedentemente studiati dai partecipanti all’esperimento, da stimoli non noti e a volte somiglianti a quelli studiati. La scelta avveniva sia premendo un pulsante che attraverso una dichiarazione verbale. L’aspetto più interessante della ricerca riguarda il fatto che prima di premere il pulsante di scelta il target prescelto veniva osservato a lungo e molto attentamente rispetto agli altri target presentati contemporaneamente, tuttavia subito dopo aver compiuto la scelta i movimenti oculari mimavano la scelta fatta, indipendentemente dal fatto che fosse giusta o sbagliata.
In altre parole la pre-visualizzazione della risposta sembra riflettere l’esperienza reale, mentre la visualizzazione che segue la scelta sembra riflettere più che altro il processo decisionale; inizialmente l’esplorazione estesa e prolungata del target contribuisce ad aumentare la consapevolezza che lo si conosce, successivamente però i processi cognitivi di valutazione intervengono, permettendo di effettuare la scelta definitiva ma condizionando anche l’esplorazione visiva del materiale e quindi potenzialmente fuorviando la valutazione stessa e la decisione.
La tecnica di osservazione dei movimenti oculari, assicurano i ricercatori, bypassando i resoconti, potrebbe essere utilizzata per esaminare la memoria in alcuni pazienti psichiatrici e nei bambini, cioè con quei soggetti che possono avere problemi a comunicare ciò che ricordano.