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L’abbuffata natalizia e i cannabinoidi endogeni.

la lingua dopo aver recepito e valutato il cibo, invia un segnale che tocca il cervello ed arriva all’intestino. Quando poi tocca lo stomaco l’impulso causa l’emissione di cannabinoidi endogeni, che aumentano il piacere del mangiare, spingendo alle abbuffate ed ostacolando la moderazione

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 23 Dic. 2011

Aggiornato il 04 Apr. 2022 18:23

 

Cibi grassi e cannabinoidi endogeni - Immagine: © Ruth Black - Fotolia.com - Il natale incombe e tutti siamo pronti ad acquistare varie leccornie da mangiare durante le festività. Come fare a resistere a tutte quelle cose buonissime, dolcissime e ipercaloriche? E’ praticamente impossibile! Infatti, quando ci si vuole opporre all’eccesso di cibi fritti e grassi, scatta un meccanismo che rende il tutto più difficile.

Mangiare cibi grassi provoca l’emissione di una sostanza simile al principio attivo della cannabis, un oppiaceo endogeno, che aumenta il piacere e rende più difficile fermarsi. Tutto ciò è il risultato di una ricerca dell’università della California, Irvine (USA) diretta dal professor Piomelli che lavorando sui topi da laboratorio, nutriti con cibi grassi, patatine fritte nello specifico, ha verificato che nel momento in cui mangiavano non volevano più smettere di farlo.

Si è così registrato l’intero meccanismo, a partire dalla lingua per finire all’intestino. Proprio la lingua dopo aver recepito e valutato il cibo, invia un segnale che tocca il cervello ed arriva all’intestino. Quando poi tocca lo stomaco l’impulso causa l’emissione di cannabinoidi endogeni, che aumentano il piacere del mangiare, spingendo alle abbuffate ed ostacolando la moderazione. Secondo i ricercatori, tale sistema interessa tutti i cibi grassi, ma non zuccheri e proteine, che non alimenterebbero il circuito. Inoltre, questo forse il dato più importante, la conoscenza del meccanismo rende  più facile interromperlo e dire basta davanti ad un piatto pieno: nel momento in cui si registra una sensazione di piacevolezza, un’estasi dei sensi, la sublimazione del gusto, a quel punto bisogna fermarsi, altrimenti si potrebbe andare avanti all’infinito.

In questo modo si spiega il meccanismo secondo cui i cibi molto buoni portano la persona a mangiarne sempre senza fermarsi mai. Tale meccanismo è noto in alcune patologie alimentari quali il binge eating disorder in cui i pazienti che ne soffrono manifestano dipendenza e assuefazione al cibo. Nel momento in cui viene loro in mente di mangiare, devono assolutamente soddisfare questo bisogno altrimenti vanno in crisi d’astinenza, come le persone che fanno uso di stupefacenti.

Per concludere, è bene mangiare e assimilare tante calorie in questi giorni, ma non perennemente, altrimenti si diventa food addicted.

 

BIBLIOGRAFIA:

  • D. Piomelli, G. Astarita and R. Rapaka, 2007. A neuroscientist’s guide to lipidomics. Nat Rev Neurosci, 8, 743-754.
  • G.J. Schwartz, J. Fu, G. Astarita, X. Li, S. Gaetani, P. Campolongo, V. Cuomo and D. Piomelli, 2008. The lipid messenger OEA links dietary fat intake to satiety. Cell Metab 8, 281-288.
  • P. Campolongo, B. Roozendaal, V. Trezza, V. Cuomo, G. Astarita, J. Fu, J.L. McGaugh and D. Piomelli, 2009. Fat-induced satiety factor oleoylethanolamide enhances memory consolidation. Proc Natl Acad Sci U.S.A., 106, 8027-8031.
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