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Rassegna Stampa: Venerdì 04-11-2011

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 04 Nov. 2011

rassegna stampaNon servono parole: sono emozioni!

La comprensione delle emozioni dipende dalla lingua che parliamo, o la nostra percezione è la stessa indipendentemente dal linguaggio e dalla cultura? Un nuovo studio condotto in Germania dai ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology per la psicolinguistica e per l’antropologia evolutiva, conferma la tesi che per comprendere un emozione sul viso di qualcuno non c’è bisogno di avere parole per descriverla. I ricercatori hanno confrontato le capacità di discriminazione delle emozioni di disgusto e rabbia di due gruppi di diversa lingua madre: il tedesco e una lingua maya, parlata da alcuni abitanti della penisola dello yucatan; a questi ultimi manca un vocabolo per descrivere il disgusto. Nonostante questo, durante i compiti sperimentali di riconoscimento e discriminazione delle emozioni di rabbia e disgusto questa emozione è stata comunque correttamente identificata; le due emozioni venivano puntualmente differenziate anche dai parlanti la lingua maya, nonostante nella lingua parlata ci fosse un unica parola per definire entrambi gli stati emotivi.

I risultati dello studio, pubblicati su Emotions, rivista della American Psychological Association, sostengono l’idea che le emozioni si sono evolute come un insieme di meccanismi umani di base, in cui le categorie emozionali come la rabbia e il disgusto esistono indipendentemente dal fatto che ci siano parole adatte a descriverle.

 

Livello di istruizione e incidenza del divorzio.

Una nuova ricerca condotta dal National Centre for Family and Marriage Research mostra che vi è una sostanziale variazione nella percentuale di divorzio quando questa è ripartita per razza e livello di istruzione. Alcuni dati sono addirittura a sostegno del fatto che la laurea avrebbe un effetto protettivo contro il divorzio in tutti i paesi. I risultati rivelano che la riduzione della probabilità di divorzio al primo matrimonio in gran parte riflette un aumento della stabilità coniugale tra i coniugi più istruiti. La correlazione tra livello di istruzione e probabilità di divorzio è curvilinea: i tassi più bassi di divorzio sono associati a coppie con al massimo la licenza media o ai laureati, i tassi più alti riguarderebbero quindi gli individui con diploma superiore ma senza laurea. Per quanto riguarda le etnie sembra invece che siano le coppie asiatiche le più stabili, con un tasso di probabilità di divorzio dell’1%; a seguire le coppie di razza caucasica (1,6%) ed ispanica (1,8%), e infine quelle afroamericane con una probabilità di divorzio al primo matrimonio del 3%. La correlazione tra tasso di divorzio e livello di istruzione si differenzia ulteriormente a seconda dell’etnia: tra le donne afro-americane e quelle ispaniche minori tassi di divorzio sono associati ai livelli di istruzione più bassi. Le donne di razza caucasica invece mostrano poche differenze in relazione ai livelli di istruzione, ma quelle laureate hanno tassi di divorzio più bassi rispetto a qualsiasi altro gruppo.

 

Ipertensione: Come vivere in una chat senza vedere le emoticon :(

secondo uno studio recentemente condotto dal prof McCubbin della Clemson University sembrerebbe che le persone affette da ipertensione abbiano una capacità ridotta di riconoscere le emozioni e discriminare i passaggi di registro nel corso delle comunicazioni con gli altri. “E ‘come vivere in un mondo di e-mail senza faccine sorridenti”, dice McCubbin,”Questo può portare a problemi di comunicazione, a scarse prestazioni sul lavoro e una maggiore disagio psicosociale”. Infatti in situazioni sociali complesse, come ad esempio gli ambienti lavorativi, la gente fa affidamento sulle espressioni facciali, verbali ed emotive per interagire adeguatamente con gli altri; un deficit nel riconoscimento delle emozioni rende difficile la comprensione degli altri durante le interazioni sociali, favorendo un clima di diffidenza nel quale è facile sentirsi minacciati dagli altri, che risultano quantomai imprevedibili. Il legame tra scarsa capacità di riconoscimento emotivo e l’alta pressione può essere responsabile nello sviluppo di patologie come l’ipertensione arteriosa e le malattie coronariche, ma anche avere un ruolo nei disturbi dell’umore, bipolari e depressivi. Ancor più infelicemente sembra che il deficit di riconoscimento delle emozioni si manifesti anche in presenza di emozioni positive, limitando quindi gli effetti benefici delle relazioni affettive felici, delle vacanze e degli svaghi in generale.

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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