Conclusa (forse) la parabola di Berlusconi, riflettiamo ora sul percorso psicologico di un suo compagno di strada, Giuliano Ferrara.
La visione politica di Ferrara è stata sempre hegeliana e togliattiana, nel bene e nel male. Nel bene per la concezione disincatata a anti-moralistica del potere. Concezione propria, malgrado le apparenze, di alcune correnti del vecchio PCI, correnti che combinavano l’eredità idealistica a quella marxista e leninista. Ma anche Marx era cresciuto hegeliano e quindi si ispirava a una filosofia che intende non giudicare la realtà ma comprenderne le ragioni, anche a rischio di giustificarla (e qui arriviamo al male). In Marx la redenzione proletaria della storia non doveva avvenire in obbedienza a un principio morale ma storico. L’unica etica era quella della storia, di quel che avviene che è sempre storicamente razionale…Continua a leggere su Affaritaliani