-Rassegna Stampa-
Uno studio pubblicato sul numero di novembre di Archives of Neurology da un gruppo di ricerca della Stanford University School of Medicine dimostra che pazienti con diagnosi di tumore al seno e sottoposti a chemioterapia mostrano significativi cambiamenti nell’attività cerebrale misurata mediante la risonanza magnetica funzionale.
L’obiettivo dello studio era quello di esaminare le differenze nell’attivazione dell’area prefrontale e nella deficitarietà della funzione esecutiva, a livello comportamentale, tra pazienti con diagnosi di tumore al seno in remissione con e senza una storia terapeutica di chemioterapia confrontati con un terzo gruppo di controllo di pazienti sane.
Dalla ricerca è risultato che le donne con diagnosi di tumore al seno (seppur in fase di remissione) presentavano una ridotta attivazione della corteccia dorso-laterale prefrontale e della corteccia premotoria rispetto alle donne sane, mentre nello specifico nel gruppo di donne sottoposto a chemioterapia è stata rilevata una riduzione significativa della corteccia prefrontale laterale e una maggior deficitarietà della funzione esecutiva nel task sperimentale proposto (maggior frequenza di errori perseverativi e una ridotta velocità di processamento cognitivo) rispetto a entrambi i gruppi di confronto. Tale diminuzione di attivazione nella corteccia laterale prefrontale presente nelle donne sottoposte a trattamenti chemioterapici correla positivamente con la gravità della patologia e con la deficitarietà della funzione esecutiva. Pertanto la corteccia laterale prefrontale sembra essere una regione cerebrale particolarmente vulnerabile agli effetti della chemioterapia, oltre che della gravità patologica in sé.
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