
Entrambe queste variabili sono in relazione con la forte discrepanza tra peso reale e peso desiderato, situazione tipica dei disturbi alimentari. Dovera e Pantaleo hanno dimostrato che queste due variabili mediano tra questa discrepanza e il disturbo alimentare stesso. Tra le due variabili quella più interessante è la sfiducia interpersonale, proprio perché introduce una componente relazionale nella comprensione della psicopatologia dei disturbi alimentari e ci consente di comprendere quealcosa della mentalità delle pazienti affette da questi disturbi. Il rifiuto del cibo ha quindi un aspetto di aggressività provocatoria che sfocia in una visione degli altri diffidente e sfiduciata. Naturalmente a loro volta sfiducia e diffidenza rimandano al ben noto senso di inadeguatezza di queste pazienti. Ma mentre l’inadeguatezza rimane uno stato emotivo tutto nel versante dell’ansia e dell’insicurezza, la sfiducia rimanda alla rabbia. L’esibizione di una forte autocontrollo, il cosiddetto ascetismo, diventa quindi una esibizione di forza e una rassicurazione.
Queste intuizioni di Dovera e Pantaleo sembrano essere confermate dallo studio successivo presentato da Animento, Baiocco e Mezzaluna che hanno trovato una correlazione tra rimuginio rabbioso e sintomi dei disturbi alimentari. In sintesi, questi due lavori mi paiono interessanti perché mostrano un aspetto emotivo di colore rabbioso nei disturbi alimentari. In questo modo la tavolozza psicologica si espande e va al di là dei soliti temi di tipo ansioso del perfezionismo e della bassa autostima di solito usati per descrivere i disturbi alimentari. Anche il controllo assume, dopo aver ascoltato i risultati di questi due studi, una coloratura più rabbiosa e collerica.