L’importante è vincere o partecipare?

Due anni fa vi ho partecipato da osservatore silente, quest’anno invece ho portato un mio contributo, ma non ho vinto. Eppur sento di aver vinto…..ma non mi spiego perché, o meglio rischierei di cadere in un banalissimo sproloquio che potrebbe suonare più o meno come un consolatorio e ipocrita elogio alla perdita.
Ho pensato allora più in generale a che cosa avesse spinto me, o comunque, a cosa potesse spingere una persona a pensare di partecipare a un evento in cui qualcuno vince o comunque si “mostra” e la prima cosa che mi è venuta in mente è il concetto di ambizione, la cui definizione da dizionario italiano è “desiderio di ottenere qualcosa”. Secondo uno studio realizzato alla Washington University di Saint Louis nel Missouri, l’ambizione si misura in termini di determinazione, in qualche modo la conclusione a cui i ricercatori sono giunti è che chi non molla e non si fa abbattere dalle difficoltà o dalle delusioni, chi è determinato, attiva la zona limbica sede emotiva dell’encefalo ed è quindi ambizioso. I ricercatori americani hanno sottoposto ad alcuni studenti, un questionario volto a verificare il loro livello di determinazione: durante lo svolgimento del compito, hanno monitorato i cervelli degli studenti in azione, rilevando che ad attivarsi è proprio la zona limbica, strettamente collegata all’elaborazione delle emozioni. Altri studi sui gemelli condotti in Australia e negli Stati Uniti, dimostrano invece che l’ambizione è ereditaria al cinquanta per cento.
Ancora non so come rispondere alla domanda posta all’inizio, ma provo a spiegare almeno questa mia sensazione unendo quanto dicono queste ricerche e pensando a quanto scrive Kahlil Gibran “l’ambizione è una sorta di lavoro” quindi una continua ricerca, come una pulsione costante verso un obiettivo, un desiderio vivo e ardente che non si soddisfa mai; l’importante non è vincere, non è ciò che raggiungi ma ciò che vorresti raggiungere, ciò che apprendi mentre cerchi di raggiungerlo, e laddove pensi di averlo raggiunto, il continuare ad avere curiosità per interrogarsi su qualcos’altro.
Ecco, credo questo sia accaduto a me, e spero a tanti altri giovani ricercatori: sentire il desiderio di raggiungere, esporsi, provarci sempre senza esitare, scoprire, apprendere, domandarsi, confrontarsi, discutere, condividere e quindi “godersi il viaggio”, insomma per citare, chi ha citato: “Be Hungry”.
Io che non sono nata né tanto ricercatrice, né tanto ambiziosa, penso che si possa imparare tutto questo e portarselo con sé per godersi pienamente il viaggio. Presuntuosamente mi piace pensare che fosse un po’ questo l’obiettivo di chi ha pensato il Forum e credo non ci sia dono migliore di questo insegnamento durante una formazione, qualunque essa sia.