“Full recovery is a false treatment promise for adults with a chronic eating disorder”. Chair: Soeren Nielsen, a favore: Erika Toman, contrario: Geoffrey Buckett.
L’arena del dibattito è una tradizione dei congressi dell’European Council on Eating Disorders (ECED). Si tratta di una presentazione con due oratori contrapposti che appoggiano in maniera volutamente faziosa due posizioni contrapposte. Dopo i discorsi dei due oratori interviene il publico, appoggiando l’una o l’altra mozione. C’è anche una votazione iniziale e una finale per misurare la loro capacità di convincere il pubblico.
Nel dibattito finale di questo congresso ECED già il titolo era pieno di trappole: “full recovery” è una dimensione difficilmente misurabile nel trattamento dei disturbi alimentari e -qualora si usino i criteri stringenti- difficile da ottenere nelle pazienti croniche. “Promise” è un’altra parola che trae in inganno, difficile promettere una guarigione in tutti o quasi tutti i disturbi. Difficilissimo nei disturbi alimentari.
Nel dibattito si sono scontrate una posizione realistica e concreta, quella di Erika Toman che, partendo dal rispetto della realtà, la quale sostiene che il full recovery è impossibile da proporre nelle pazienti con disturbo alimentare cronico, e la posizione romantica di Buckett, che ha sostenuto che al realismo è meglio rinunciare per non perdere e non far perdere la speranza alle pazienti. Nel suo ragionamento al vero si sostituiva il conveniente e vi era l’implicita posizione che la depressione dell’accettazione della realtà portasse il curante e le pazienti a rinunciare. Brillante Buckett ma arrampicato sugli specchi. Alla fine si è votato e il realismo ha vinto.
La guarigione completa è una promessa falsa di trattamento negli adulti con DA cronico.
Infine con una lettura finale di Hubert Lacey si è chiuso il congresso. Un congresso allegro e interessante in un posto meraviglioso come villa Acton, molto ben organizzato e costruito per godersi questa città al meglio.
Il congresso, come nella tradizione dell’ECED, riesce ad avere insieme una correttezza scientifica e un forte sapore di clinica che non dimentica la necessità di pensare ai nostri pazienti in modo originale e indipendente.
Appuntamento tra due anni ad Oslo e tra quattro anni ad Heidelberg.