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Cognitivismo ed Economia

COGNITIVISMO ED ECONOMIA: L'agire razionale rispetto a uno scopo. È interessante notare come la concezione dell’attività mentale come architettura di scopi e credenze sia comune sia alla teoria cognitiva che alla teoria economica. Per la concezione cognitiva il pensiero non è altro che la scelta delle azioni ritenute più idonee al raggiungimento degli scopi dell’individuo. L’attività umana è sempre

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 21 Set. 2011

Aggiornato il 11 Apr. 2012 09:14

Cognitivismo ed Economia: L’agire razionale rispetto a uno scopo.

Cognitivismo ed Economia - John Stuart Mill - Licenza d'uso: Creative Commons - Owner: http://www.flickr.com/photos/oxfordshire_church_photos/È interessante notare come la concezione dell’attività mentale come architettura di scopi e credenze sia comune sia alla teoria cognitiva che alla teoria economica.

Per la concezione cognitiva il pensiero non è altro che la scelta delle azioni ritenute più idonee al raggiungimento degli scopi dell’individuo. L’attività umana è sempre finalizzata a uno scopo (è quindi utilitaristica) e questi scopi sono consapevoli. La mente monitora continuamente il grado di soddisfazione di questi scopi e aggiusta il comportamento umano in base a quanto questi scopi siano stati soddisfatti. Cioè in base ai risultati raggiunti, secondo un vero proprio regime intenzionalmente utilitario. Il termine tecnico per indicare questo schema è unità TOTE (Test-Operate-Test-Exit), laddove “exit” è il risultato, “operate” i piani di azione e test la verifica del grado di adesione della realtà ai propri scopi. Miller, Galanter e Pribram sono i tre scienziati che introdussero questo termine nel 1960, e sono tra gli iniziatori della teoria cognitiva della mente.

Passiamo all’economia e sfogliamo ora i primi capitoli di “L’azione umana” di Ludwig von Mises  (1966). von Mises sostiene che gli individui scelgono sempre consapevolmente le azioni ritenute più idonee al raggiungimento degli scopi voluti. L’azione è sempre quindi razionale, o meglio umanamente razionale (e non assolutamente razionale). Razionale nel senso che l’individuo sceglie sempre i mezzi da lui ritenuti più idonei in base a quel che sa nel momento della scelta: il suo patrimonio conoscitivo appreso con l’esperienza e/o con i vari mezzi di trasmissione del sapere. Secondo questo principio, un individuo che decide di curare una malattia utilizzando pratiche magiche segue un processo mentale che non è meno razionale di colui che sceglie farmaci testati secondo i protocolli scientifici della medicina moderna. Può essere giudicato un processo ingenuo o erroneo, ma non è irrazionale, nel senso che l’individuo sempre sceglie il mezzo che ritiene migliore in base la proprio interesse.

In tale modo, l’agire umano è concepito come naturalmente e inevitabilmente utilitaristico. Tuttavia, occorre fare attenzione. Nell’etichetta “utilitarismo” non vi è giudizio, tantomeno giudizio morale. “Utilitarismo” non indica la miserabile avidità caratteriale di un particolare tipo umano rapace e materialista, ma definisce uno strumento metodologico di comprensione dell’agire umano.

Von Mises dichiara con franchezza che la sua non è scienza dei fini, ma solo dei mezzi. Egli non si propone di dimostrare che vi sia un fine ultimo logicamente necessario dell’agire umano. Von Mises non accetta nemmeno che questo fine ultimo possa essere un fine materiale e ferino come potrebbe essere l’acquisizione, il Possesso con la maiuscola. Von Mises lascia a Shopenauer ogni metafisica negativa del disincanto e a Nietzsche la metafisica rovesciata del cattivismo ferino, della bestia bionda. Un tale obiettivo sarebbe antiscientifico. Più semplicemente, von Mises propone che le singole azioni umane siano spiegabili in termini di scopi e mezzi individuali. Al più possono esserci scopi e mezzi condivisi di alcuni gruppi sociali e fini dominanti che dominano periodi di tempo che chiamiamo pomposamente: epoche storiche. O ancor peggio: ere. Ma in fondo di tratta sempre di effimeri segmenti temporali, età storicamente determinate ma non definitive. Scopi penultimi, ma mai ultimi.

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Miller, G.A., Galanter, E., Pribram, K.H. (1960), Plans and the structures of behaviour.New York, Holt, 1960.
  • von Mises, L. Human action. A treatise on economics. Yale University Press,New HavenConnecticut, 1996 [ed.or. Chicago, Regnery, 1949].

 

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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