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Genitori in attesa e aspettative sul futuro

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 25 Lug. 2011

Aggiornato il 03 Ott. 2011 15:41


Un gruppo di ricercatori finlandesi dell’ University of Tampere e dell’ University Central Hospital di Helsinki ha analizzato, in ben 745 coppie finlandesi in dolce attesa, le aspettative sulla futura relazione con il figlio e ne ha esaminato le correlazioni con i livelli di stress dei genitori durante il primo anno di vita del bambino. Gli aspetti della relazione genitori/figli che sono stati indagati e sui quali si concentrava l’analisi delle aspettative erano intimità emotiva e l’autonomia individuale; entrambe dimensioni fondamentali perchè relative a processi di sviluppo attivi sia a livello dell’individuo che a livello del sistema familiare: la capacità di stare in relazione e quella di differenziarsi.

I ricercatori si proponevano di verificare se rappresentazioni genitoriali prenatali problematizzate, cioè negative o sbilanciate, rispetto a temi così centrali nella costruzione della relazione genitore/figlio e della identità individuale, potessero predire problemi di adattamento nel passaggio alla genitorialità durante il primo anno di vita del bambino.

A tutte le coppie, nel secondo trimestre di gravidanza, a 2 e 12 mesi dopo il parto, è stato chiesto di compilare un questionario self report sulle rappresentazioni familiari; a due e 12 mesi dopo il parto è stato anche somministrato l’Abidin’s Parenting Stress Index, per testare il livello di stress dei genitori

le hp dei ricercatori prevedevano che sia aspettative molto positive che aspettative molto negative avrebbero correlato con alti livelli di stress genitoriale, ma contrariamente all’ipotesi i risultati hanno evidenziato che aspettative prenatali alte coincidevano, in entrambe le dimensioni, con bassi livelli di stress nel primo anno di vita del bambino.

L’ hp che aspettative moderate potessero favorire minore stress genitoriale si è dimostrata sensata solo per quanto riguarda le aspettative paterne sulla propria autonomia dal bambino: questa previsione si è avverata a due mesi di vita del bambino, suggerendo che nei primi mesi di paternità aspettative idealizzate possano scontrarsi con la realtà ed essere espressione di perfezionismo, atteggiamento pericoloso perchè di ostacolo agli adattamenti genitoriali nel caso in cui il genitore venga deluso (Kalmuss, Davidson, & Cushman, 1992). Anche aspettarsi eccessiva autonomia da parte del bambino, proprio quando il legame con il genitore è stretto e il bambino è molto dipendente e bisognoso di attenzione, può interferire con lo sviluppo di un buon attaccamento.

L’indagine prevedeva che venissero indagate sia le aspettative prenatali sulla relazione di ciascun genitore con il bambino che le aspettative di ciascun genitore sulla relazione che il partner avrebbe avuto con il bambino.

Sorprendentemente aspettative moderate sull’intimità tra partner e figlio, sia nelle madri che nei padri erano invece associate ad alti livelli di stress. Per spiegare questi risultati i ricercatori hanno ipotizzato che aspettative moderate potessero essere espressione di ambivalenza nel guardare alla relazione tra il proprio partner e il bambino; al contrario, aspettative molto positive o molto negative sulla relazione tra il partner e il figlio, rifletterebbero una più chiara definizione delle relazioni all’interno della famiglia e quindi un maggiore equilibrio e una minore problematicità. Inoltre in quelle famiglie in cui ci si aspetta che uno dei genitori sarà emotivamente distante dal figlio potrebbero essere in atto dinamiche compensatorie: questa aspettativa porterebbe a un rafforzamento della relazione dell’altro genitore con il figlio.

In accordo con la teoria dei sistemi familiari, aspettative negative (non solo della propria relazione con il bambino ma anche di quella del partner) predicono il futuro funzionamento della propria relazione con il figlio e coincidono con un alto stress genitoriale.

Dal punto di vista clinico e della salute mentale, le aspettative prenatali potrebbero essere un valido strumento per prevedere futuri problemi genitoriali. In quest’ottica maggiore attenzione dovrebbe essere data a quei genitori che durante la gravidanza già hanno aspettative negative, idealizzate o ambivalenti sul bambino in arrivo e sulla genitorialità, o preoccupazioni sulla futura relazione tra il partner e il bambino. Le ragioni di aspettative “caute”, ostili o distorte andrebbero approfondite perché potrebbero essere un forte indicatore di rischio per le future relazioni genitori-figli. Interventi focalizzati sulla relazione dovrebbero cominciare precocemente perché i risultati della ricerca mostrano che aspettative negative, idealizzate o ambivalenti, misurate prima del secondo trimestre di gravidanza, sono predittive di problemi genitoriali durante il primo anno di vita del bambino. Inoltre anche la qualità dei primi scambi affettivi e comunicativi è importante per lo sviluppo ottimale del bambino e per la sua salute mentale.

Insomma chi si fascia la testa ancor prima di romperla forse non sempre sta esagerando!

Flykt M. e coll..(2009) Prenatal expectations in transition to parenthood: former infertility and family dynamic considerations. Journal of Family Psychology 2009 Dec; 23(6):779-89.

Kalmuss, D., Davidson, A., & Cushman, L. (1992). Parenting expectations, experiences and adjustment to parenthood: A test of violated expectations framework. Journal of Marriage and the Family, 54, 516–526.

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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