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Il pedagogista e l’educatore a scuola. Intervista all’Associazione Pedagogisti Educatori Italiani (APEI)

Pedagogista ed educatore sono professionisti con precise competenze scientifiche e metodologiche che intervengono nel naturale processo di crescita e di sviluppo nell’ottica dell’educazione permanente e della prevenzione​ ​educativa​ ​primaria, portando l’accento sulla centralità dell’alunno nel processo educativo.

Di Angela Ganci

Pubblicato il 02 Lug. 2018

L’APEI, sin dalla sua fondazione nel 2007, ha sempre ritenuto che la scuola fosse uno dei principali ambiti di intervento del pedagogista e dell’ educatore, promuovendo un intenso lavoro culturale e di politica professionale in tutto il territorio nazionale tramite laboratori, seminari e convegni.

 

Infanzia e adolescenza: fasi sensibili dell’età evolutiva, dove l’attenzione e la cura del bambino/adolescente investono l’armonia fisica, psicologica, relazionale, e dove la cura interessa le agenzie educative per eccellenza chiamate a monitorare e stimolare lo sviluppo dell’adulto di domani, scuola e famiglia.

In un concerto di compiti evolutivi che struttureranno la personalità adulta, le figure dell’ educatore e del pedagogista assumono un ruolo essenziale nel facilitare l’attuazione del processo educativo. Quale ruolo specifico ha oggi il pedagogista a scuola, quali problemi incontra (e con questi la scuola e l’educazione nel suo complesso) in una società in cui diverse emergenze educative risultano preminenti, e in cui il bambino e l’adolescente ricercano un posto che restituisca il senso della loro esistenza?

Chi sono pedagogisti ed educatori?

I pedagogisti e gli educatori professionali socio-pedagogici sono professionisti con precise competenze scientifiche e metodologiche che intervengono nel naturale processo di crescita e di sviluppo della persona, nell’ottica dell’educazione permanente e della prevenzione​ ​educativa​ ​primaria, e puntano l’accento sulla centralità dell’alunno nel processo educativo, con uno sguardo centrato sulla persona ancor prima che sulla performance, senza il quale si sperimenta la fatica a dare risposte alle innumerevoli problematiche esistenziali, sociali, relazionali e di ricerca di senso dei bambini e degli adolescenti – spiega Samuele Amendola, educatore professionale e presidente dell’Associazione Pedagogisti Educatori Italiani (APEI) per la Sicilia – L’ educatore professionale socio-pedagogico e il pedagogista, esperti della relazione educativa, costituiscono all’interno della scuola quelle risorse indispensabili ad attivare una rete, aiutando tutti coloro che fanno parte dell’ambiente scolastico (famiglie, docenti, extra scuola…) a dare il proprio contributo in collegialità, avendo sempre come punto di riferimento il bambino, l’alunno, protagonista del suo apprendimento e della creazione di un personale progetto di vita.

Una rete che sia responsiva alle esigenze degli alunni, che collabori per un progetto di realizzazione del Sé che investa il futuro, e che contrasti solitudini e impotenze educative.

L’importanza di fare rete

La principale criticità che oggi il contesto scolastico vive è la solitudine, solitudine degli insegnanti, spesso lasciati soli nel loro tanto difficile quanto fondamentale ruolo, ma anche solitudine dei genitori, delle famiglie. È importante quindi spezzare questa solitudine attraverso l’elaborazione di progetti comuni, attraverso la compartecipazione, attraverso il fare rete anche con il territorio. Un fare rete che agisca in senso proattivo e progettuale: in quest’ottica il pedagogista e l’ educatore, prima ancora che ricercare le cause di una determinata emergenza, intervengono su ciò che emerge o che ha bisogno di emergere in termini di progettualità educativa, di espressione e realizzazione personale, di originalità e creatività nell’ottica del pensami adulto. Quel pensami adulto di cui parlava Mario Tortello, cioè il preparare insieme all’alunno e, a tutti coloro che fanno parte del suo mondo, un progetto formativo, culturale e professionale nel quale sarà presente la visione della persona che egli sarà domani.

Un collaborare che facilita il lavoro complesso, talora frustrante, del docente e che diventa per il docente stesso momento di arricchimento professionale e personale.

Come APEI riteniamo che non sia più possibile derubricare l’educazione a un problema di emergenza estemporaneo. – continua Amendola – La scuola e la famiglia necessitano di una figura di raccordo, attenta alle biografie umane e volta ad accompagnare gli alunni senza classificarli o diagnosticarli. Chiedono dei professionisti capaci di mediare quella complessità che a volte può sembrare disorientante e difficile da gestire. Ecco perché lo Stato italiano forma pedagogisti ed educatori, per svolgere quelle funzioni che non possono essere umanamente sostenute, nella loro articolazione ricca e necessaria, dall’attuale formazione del corpo docente, ma che sono individuate come prioritarie per connettere realmente la scuola al tessuto vitale del territorio. Nella scuola c’è bisogno di ripresa della ricerca pedagogica e scientifica, di una ricerca e sperimentazione frutto dell’alleanza tra pedagogia e neurologia (neuropedagogia) con le sue ricadute didattiche; in quest’ottica la presenza di pedagogisti ed educatori a scuola consentirebbe anche agli insegnanti di avvalersi di efficaci strumenti etico-pedagogici e didattico-scientifici per svolgere al meglio le loro funzioni.

Alla luce quindi dell’importanza educativa e sociale della figura del pedagogista in che modo APEI sostiene la figura dell’ educatore a scuola?

L’APEI, sin dalla sua fondazione nel 2007, ha sempre ritenuto che la scuola fosse uno dei principali ambiti di intervento del pedagogista e dell’ educatore, promuovendo un intenso lavoro culturale e di politica professionale in tutto il territorio nazionale tramite laboratori, seminari e convegni. – conclude Amendola – Nel 2015, in occasione della consultazione del Governo per la scrittura della Riforma La Buona Scuola, l’APEI ha avanzato la proposta di prevedere in organico scolastico queste due importantissime figure: proposta che risultò essere la più votata in assoluto sul sito del Miur. Da quest’anno le professioni di educatore professionale socio-pedagogico e di pedagogista sono state riconosciute dallo Stato, con la Legge 205/2017, dove sono stati convogliati i punti essenziali del Disegno di Legge Iori, che segna uno spartiacque nel mondo delle professioni educative.

Salvatore Amendola
Salvatore Amendola – Educatore professionale e presidente dell’Associazione Pedagogisti Educatori Italiani (APEI) per la Sicilia
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Angela Ganci
Angela Ganci

Psicologia & Psicoterapeuta, Ricercatrice, Giornalista Pubblicista.

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