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Frida Kahlo: la pittura che porta con sé il messaggio del dolore

Frida Kahlo è una pittrice messicana che ha espresso il dolore della sua vita e le esperienze traumatiche nelle sue opere d'arte.

Di Ursula Valmori

Pubblicato il 25 Nov. 2016

Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderon, meglio conosciuta come Frida Kahlo (1907-1954), è stata una delle più importanti pittrici messicane del secolo scorso ed è, altresì, uno degli esempi più significativi di artista che, cimentandosi col proprio dolore, è riuscita a tradurlo egregiamente in arte. Arte che non può essere compresa senza conoscere alcuni fatti salienti della sua biografia.

La biografia di Frida Kahlo

La vita di Frida Kahlo non ebbe inizio con la sua nascita, il 6 luglio 1907, perché diceva di essere nata nel 1910 e di essere figlia della rivoluzione messicana, quel movimento armato, iniziato proprio nel 1910 per porre fine alla dittatura del generale Porfirio Diaz. Alla nascita Frida era affetta da spina bifida, per questo aveva iniziato a camminare tardi; a diciotto anni, mentre viaggiava su un autobus, rimase vittima di un incidente stradale durante il quale un corrimano le perforò il bacino, con fratture alla spina dorsale, alle costole e alla clavicola. Così raccontò la Kahlo quel terribile incidente: [blockquote style=”1″]L’urto ci spinse in avanti e il corrimano mi trafisse come la spada trafigge un toro. Un uomo si accorse che avevo una tremenda emorragia, mi sollevò e mi depose su un tavolo da biliardo finché la Croce rossa non venne a prendermi. Persi la verginità, avevo un rene leso, non riuscivo a fare la pipì, e la cosa che più mi faceva male era la colonna vertebrale.[/blockquote]

Dopo l’incidente, Frida subì tantissime operazioni chirurgiche e, nel corso dell’intera vita, fu afflitta da continui dolori alla schiena. Tra il 1930 ed il 1934 ebbe tre aborti, secondo alcune fonti spontanei, secondo altre terapeutici. Nel 1950 le furono amputate quattro dita del piede destro, nel 1953 le amputarono una gamba. La sua malattia la fece precipitare in profondi stati depressivi, cominciò a far uso di droghe, tanto da ipotizzare che la sua morte sia avvenuta in seguito ad una volontaria overdose di Demoral, anche se la causa ufficiale della sua morte resta l’edema polmonare.

Nei mesi precedenti la sua morte, la pittrice messicana era molto depressa e tentò varie volte il suicidio. Sotto l’effetto delle droghe, la sua mente andava degenerando. Il marito Diego era talmente disperato che confidò ad un amico “la ucciderei, se ne fossi capace, non posso tollerare di vederla così”. Con Diego Rivera, con cui condivideva la passione per l’arte e l’impegno politico rivoluzionario, la pittrice ebbe un rapporto intenso e tormentato. Nel suo diario Frida scrisse: “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita…il primo è stato quando un tram mi ha travolto, il secondo è stato Diego”. Il rapporto con il marito Diego, infatti, fu una nota dolente per tutto il corso della vita della Kahlo: un amore travolgente, ma travagliato e minacciato da continui tradimenti.

Il dolore nell’arte di Frida

Frida Kahlo realizzò più di duecento opere nella sua vita, raccontandoci, attraverso la sua arte, le esperienze traumatiche vissute nel corso della sua esistenza. E’, cioè, riuscita a rendere visibile il dolore attraverso il linguaggio dell’arte e l’arte la aiutò ad esorcizzare il dolore. “La mia pittura porta con sé il messaggio del dolore” ebbe infatti a dire la stessa artista.

Attraverso i suoi quadri la pittrice messicana ha elaborato le sue sofferenze e non ha risparmiato nulla allo spettatore: corpi traumatizzati e feriti, aborti, nutrizione forzata, lacrime. La Kahlo non solo dipingeva, ma faceva sì che la pittura la salvasse dal suo dolore, raccontandolo con parole che non aveva ed infatti la sua pittura è molto interessante non solo per la sua inestimabile resa artistica, ma anche da un punto di vista psicologico. I suoi autoritratti sono straordinari, perché riescono a fondere perfettamente il sé pubblico con il sé intimo e psichico, rendendo visibili eventi ed emozioni che raramente sono stati riconosciuti come legittimi soggetti d’arte. I suoi numerosissimi autoritratti ci fanno intuire quanto il suo corpo di donna ferita e sofferente sia stato centrale nella sua vita e nella sua arte, come in “La colonna rotta”, un autoritratto del 1944 in cui la sua spina dorsale è rappresentata come una colonna ionica rotta in diversi punti, il suo busto è lacerato, il suo volto è segnato dalle lacrime, mentre decine di chiodi sono conficcati sul suo viso e sul suo corpo. Nonostante ciò, il suo sguardo è carico di sfida ed il suo spirito combattente: attraverso l’arte la Kahlo reagisce, nonostante le circostanze fisiche glielo impediscano.

Perfetta espressione artistica del dolore è, a mio avviso, un autoritratto del 1939 intitolato “Le due Frida”. Il dipinto fu realizzato dall’artista subito dopo essersi separata dall’uomo che amerà sempre, ovvero Diego Rivera. La Kahlo si era separata da Rivera, perché ne aveva scoperto la doppia infedeltà e tradimento: da un anno, infatti, egli aveva una relazione con la sorella di Frida.

Nel quadro troviamo a destra Frida in un tradizionale abito messicano, mentre tiene in mano un’immagine di Diego bambino: questa è la donna amata e rispettata da Rivera; mentre a sinistra troviamo una Frida “europea”, in abito bianco, di pizzo: questa è la donna che Rivera ha abbandonato. Entrambe le donne hanno il cuore posto in evidenza sul loro petto: il cuore della Frida messicana è integro, mentre quello della Frida “europea” è sanguinante, la vena è aperta e zampilla sull’abito bianco, nonostante la donna tenga in mano una forbice chirurgica per saturare la vena. La Frida abbandonata, cioè, rischia di morire dissanguata, anche se non si arrende e cerca di chiudere il suo dolore, contenendo il sangue che fluisce inesorabilmente. Non c’è nessuno che possa consolarla, se non l’altra Frida (le due donne, infatti, si tengono per mano), che ancora conserva il ricordo del marito.

L’ultimo quadro della Kahlo che vorrei qui analizzare, per la situazione emotivamente difficile che rappresenta, è “Ospedale Henry Ford” (o “Il letto volante”) in cui l’artista si ritrae dopo un aborto, distesa su di un letto d’ospedale, nuda e sanguinante, con il ventre rigonfio. Dalla mano di Frida fuoriescono rivoli di sangue collegati agli oggetti della sua tragedia psicologica: il feto perduto, la debole struttura ossea del suo bacino, e poi il fiore e la lumaca che alludono, rispettivamente, alla sessualità femminile e ad un ciclo di fertilità ormai terminato. L’opera trasmette sensazioni di solitudine e di dolore molto forti, riflettendo lo stato d’animo della pittrice dopo l’esperienza traumatica dell’aborto. L’aborto era un argomento non facile da affrontare in quegli anni e Frida Kahlo è stata molto coraggiosa a trattare un episodio di vita così intimo e traumatico sul piano fisico, ma anche e soprattutto sul piano psicologico ed emozionale.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Herrera H. (2001). Vita di Frida Kahlo. La tartaruga. Milano.
  • Tibol R. (2002). Frida Kahlo. Una vita d’arte e di passione. Rizzoli Editore. Milano.
  • Kahlo F. Lettere appassionate. Abscondita. Milano. 2002.
  • Kettenmann A. (1994). Frida Kahlo 1907-1954. Sofferenze e passioni. Taschen. Colonia.
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