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I disturbi psichici nel bambino e nell’adolescente: dal pregiudizio all’evidenza scientifica – Report dal Congresso di Rimini, II giornata

Il dott. Stefano Vicari cerca di abbattere alcuni tra i più diffusi miti e credenze che ruotano attorno al tema della salute mentale nei minori

Di Elisa Vanzetta

Pubblicato il 13 Nov. 2014

Aggiornato il 09 Feb. 2015 10:46

Responsabile dell’unità operativa di neuropsichiatria dell’ospedale Bambin Gesù di Roma,  il dott. Stefano Vicari affronta con uno stile dichiaratamente provocatorio l’intervento dal titolo: “I disturbi psichici nel bambino e nell’adolescente: dal pregiudizio all’evidenza scientifica”. Il suo intervento cerca di abbattere alcuni tra i più diffusi miti e credenze che ruotano attorno al tema della salute mentale nei minori.

1. Le malattie mentali esistono davvero anche in età evolutiva? Non sono piuttosto disturbi che appartengono solo al mondo degli adulti?

La risposta è no. Le proiezioni per il 2020 dell’Organizzazione mondiale della sanità  parlano chiaro: il carico di disabilità legato ai disturbi mentali è destinato ad aumentare e nel 2020 i bambini e adolescenti ad aver bisogno di un supporto psicologico o psichiatrico saranno il 20%.

Inoltre le malattie mentali in età evolutiva non solo esistono ma la maggioranza dei disturbi mentali in età adulta hanno preso origine in infanzia e in adolescenza. Infatti il 75% di queste si manifesta in maniera sintomatologicamente evidente entro i 25 anni. Il picco di incidenza delle malattie psichiatriche si ha tra i 12 ed i 35 anni (Patel, Fisher et al., 20071).

Supereroi fragili: Convegno Rimini - Grafico 1

 Nella figura si nota come gran parte dei disturbi mentali più frequenti hanno avuto un’età di insorgenza di molto precedente l’età adulta. Il disturbo d’ansia ad esempio è evidente in una percentuale che va dal 50% al 75% dei casi già dai 5-6 anni. Purtroppo però nonostante siano chiaramente presenti anche in età infantile spesso non vengono riconosciuti, diagnosticati e trattati come dovrebbero.

Secondo uno studio pubblicato nel 2011 su The Lancet la prima causa di disabilità in termini generali fra i 10 e 24 anni d’età sono i disturbi dell’umore. Al secondo posto ci sono gli incidenti stradali, al terzo posto la schizofrenia e al quarto il disturbo bipolare.

 Vanzetta - grafico 2

 

Nel nostro paese uno studio epidemiologico svolto nel 2009 mostra come il 10% degli adolescenti testati nelle scuole su in campione di quasi 3500 partecipanti presentano un disturbo mentale diagnosticabile secondo i criteri del DSM-IV.

Lo studio è stato separato  in due fasi che hanno visto la somministrazione della child behavior checklist/ 6-18 (CBCL) e l’intervista semistrutturata development and well-being assessment (DAWBA). Il dato meno incoraggiate di questa ricerca è che di questo 10% di ragazzi con un disturbo mentale evidente l’80% non aveva mai ricevuto una consulenza medica o psicologica.

2. Se un bambino ha un disturbo mentale è tutta colpa della famiglia.

Il secondo punto sul quale Vicari articola il suo intervento è quello dell’eziologia dei disturbi mentali in età evolutiva. Rimane purtroppo ancora oggi un forte pregiudizio che punta il dito esclusivamente verso la famiglia d’origine. In realtà gli agenti di rischio possono essere molteplici come i fattori biologici, quali l’uso di tabacco e alcool durante la gravidanza, la familiarità, i traumi cranici, il basso peso alla nascita.

Oltre ai fattori di rischio ci sono anche dei fattori di protezione, tra i più importanti il quoziente intellettivo; fattori psicologici come ad esempio avere o meno un disturbo dell’apprendimento; fattori sociali, dove ovviamente la differenza la fanno la famiglia, la scuola, il contesto comunitario e il gruppo dei pari. La famiglia da sola quindi non determina un disturbo mentale ma è sempre un intreccio complesso di fattori che può portare ad un disturbo complesso. Così come il fumo da solo non provoca il cancro al polmone ma certamente lo può facilitare.

3. Come possono essere curati? In fondo basta dare loro tanto amore.

Purtroppo l’amore non basta. Per intervenire in una realtà complessa e difficilmente sottoponibile a schematismi come quella della salute mentale è necessario andare al di là delle polemiche “un po’ medioevali” che vedono contrapposte terapia psicoterapica e terapia farmacologica.  “Un depresso è molto diverso da uno schizofrenico. Un dislessico sarà ben diverso da un disturbo bipolare quindi bisogna garantire la migliore cura sulla base delle conoscenze attuali”. Significa che, disturbo per disturbo, dobbiamo affidarci agli studi controllati e mettere in atto il trattamento che risulta essere ad oggi più efficace.

Ci sono studi che ci dicono ad esempio che per la cistite, se risultata positiva ad un esame colturale, l’antibiotico rimane la migliore cura possibile. Questo esiste anche in ambito psicologico. Ad esempio grazie alle ricerche scientifiche sappiamo che non esiste un farmaco che cura l’autismo. Sappiamo anche che l’intervento psicoanalitico è completamente inutile mentre altre tecniche, come quelle comportamentali, sono più efficaci.

Sappiamo che nella depressione lieve la psicoterapia cognitivo-comportamentale è sufficiente, mentre per la depressione media o grave il farmaco è la prima risposta. Se abbiamo un esordio schizofrenico la prima risposta è il farmaco, non è l’unica naturalmente ma deve essere la prima. Quindi ridurre il dibattito a farmaco si-farmaco no è piuttosto semplicistico.

 

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Elisa Vanzetta
Elisa Vanzetta

Psicologa clinica e specializzanda in Psicoterapia cognitivo-comportamentale

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