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Psicoterapia cognitiva: le Dipendenze Patologiche e il lato oscuro del Desiderio

Capire la condizione di desiderio insoddisfatto, dove l’attenzione continua a pendere dal pensiero desiderante al senso di deprivazione.

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 07 Mar. 2012

Aggiornato il 06 Apr. 2016 13:44

 

Psicoterapia cognitiva: le dipendenze patologiche e il lato oscuro del desiderio. - Immagine: © Andrea Danti - Fotolia.com Continuano gli studi del gruppo ricerca di Studi Cognitivi e della London South Bank University su nuovi modelli di psicoterapia cognitiva delle dipendenze patologiche. Nel 2011 gli studi si sono concentrati principalmente sul ruolo del pensiero desiderante nella genesi e nel mantenimento dell’esperienza di craving e dei comportamenti di abuso di alcool e di altre dipendenze patologiche.

 

Il pensiero desiderante è uno stile di elaborazione delle informazioni riguardanti oggetti e attività piacevoli che avviene a due livelli interagenti: (Caselli & Spada 2010)

  • Verbal Perseveration: pensieri ripetitivi e automotivanti circa il bisogno di ottenere l’oggetto o di svolgere l’attività (es: devo farlo al più presto, ho bisogno di un bicchiere, devo provare a usare quella macchinetta)
  • Imaginal Prefiguration: immagini mentali multisensoriali dell’oggetto o attività desiderata e del contesto in cui l’individuo lo può realizzare o lo ha realizzato in passato (es: immagino il sapore del fumo nella bocca, mi immagino tutto ciò che ho dentro al frigorifero).
Gioco d'Azzardo Patologico, la dipendenza invisibile. - Immagine: © Robbic - Fotolia.com
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Gli studi recenti hanno mostrato come questo stile di pensiero possa essere governato da alcuni scopi centrali: (1) ricercare uno stato di energia e di motivazione ad agire, (2) evitare di occupare la mente con pensieri negativi o preoccupazioni.

Tuttavia, da un punto di vista evolutivo, il pensiero desiderante nasce come strategia per pianificare il raggiungimento di obiettivi personali (es: pianificando le strategie da attuare) e per ritardare la gratificazione laddove l’obiettivo non possa essere raggiunto immediatamente. L’immaginazione infatti genera una sorta di gratificazione virtuale molto simile in termini fisiologici a quella ottenuta dal reale raggiungimento dell’oggetto desiderato. Tuttavia se non vi succede un diretto passaggio all’azione finalizzato al suo raggiungimento, l’individuo può restare bloccato in una condizione di desiderio insoddisfatto, dove l’attenzione continua a pendere dal pensiero desiderante al senso di deprivazione.

Con il passare dei minuti l’effetto del pensiero desiderante tende ad assuefarsi e rimane invece importante nella coscienza individuale la percezione della deprivazione poiché l’oggetto o l’attività desiderati sono continuamente pensati ma non raggiunti. In sintesi l’individuo che cognitivamente “desidera” gode di benefici motivanti e di distrazione nel breve periodo ma se non agisce la pianificazione mentale resta bloccato in una condizione di desiderio crescente che da un punto di vista tecnico viene definito “craving”.

Ricordiamo che il pensiero desiderante non è disfunzionale di per sé ma a seconda dell’utilizzo che se ne fa. È facile intuire come le conseguenze deleterie del pensiero desiderante vengano poi amplificate qualora emerga un conflitto tra scopi (es: desiderare di visitare dei siti pornografici mi aiuta a provare piacere e a staccare la mente ma non voglio farlo perché lo ritengo un comportamento sbagliato). In queste condizioni quello che l’individuo si induce è esattamente una condizione di blocco nello stato del desiderio e del craving di cui sopra.

Psicopedia - Immagine: © 2011-2012 State of Mind. Riproduzione riservata
Leggi gli articoli che trattano dell’argomento: Pensiero Desiderante.

Attualmente già diversi studi sostengono queste ipotesi teoriche (Kavanagh et al., 2005; Caselli & Spada, 2011) per quanto il campo di ricerca si trovi nel suo stadio preliminare. Tuttavia i risultati delle ricerche recenti mostrano come il pensiero desiderante possa discriminare in modo significativo e per certi aspetti superiore ad altre variabili psicopatologiche il livello di dipendenza patologica in diversi disturbi come dipendenza da alcool, dipendenza da nicotina e gioco d’azzardo patologico (Caselli, Ferla, Mezzaluna, Rovetto & Spada, 2012; Caselli, Nikcevic, Fiore, Mezzaluna & Spada, 2012). Da qui la necessità di focalizzare tecniche di psicoterapia cognitiva che si occupino dei processi cognitivi coinvolti nell’esperienza del desiderio.

Quindi attenzione al modo in cui usiamo la nostra capacità di desiderare qualcosa.

 

 

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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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