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La Psicantria: Manuale di Psicopatologia Cantata

La Psicantria è un libro-CD con prefazione di Francesco Guccini, che contiene 13 canzoni che raccontano il mondo del disagio psichico in modo inusuale, a volte tragico, a volte ironico, come potrebbe raccontarlo un cantautore (anzi in questo caso due cantautori…).

Di Gaspare Palmieri, Cristian Grassilli

Pubblicato il 09 Gen. 2012

Aggiornato il 26 Mag. 2016 16:15

La Psicantria è un libro-CD con prefazione di Francesco Guccini, che contiene 13 canzoni che raccontano il mondo del disagio psichico in modo inusuale, a volte tragico, a volte ironico, come potrebbe raccontarlo un cantautore (anzi in questo caso due cantautori…).

Psicantria - Copertina disco -

Psicantria non è solo un libro-CD, è anche un progetto musicale più ampio che promuove l’uso dello strumento canzone in ambito terapeutico, educativo e sociale.

Dobbiamo alla Scuola Bolognese di Psicoterapia Cognitiva l’origine del nostro incontro, caratterizzato, all’inizio, dai ruoli assegnati d’ufficio (uno tutor e l’altro psicoterapeuta in formazione) e, più tardi, dalla passione per lo scrivere canzoni. Entrambi coltivavamo un piccolo sogno cantautorale, ovvero ciò che si può chiamare “raccontare se stessi e il mondo attraverso la musica”, e avevamo avviato progetti musicali indipendenti, con percorsi distinti.

Fu così che tra seminari, simulate, trascritti, lezioni teoriche si insinuò una chitarra e contemporaneamente la voglia di “ascoltare” l’uno il mondo sonoro dell’altro. Complice lo stile e la matrice cantautorale comune dalla quale traeva origine la nostra storia musicale, la sintonia creatasi ha fatto sì che spesso, dopo le lezioni, i momenti dedicati alla musica aumentassero, fino a condividere, più di una volta, uno stesso palco con in braccio una chitarra.

La musica ha ampliato così il rapporto “tutor-allievo” e si è trasformata in una “base sicura”, trainante la relazione, che ha arricchito lo scambio verbale con la propria estetica e il proprio linguaggio.

L’idea di realizzare un “Manuale di psicopatologia cantata” è nata dall’intenzione di “trasformare” la nostra professionalità e le nostre conoscenze in canzoni, nel tentativo d’integrare il mondo musicale con la complessità del sistema psichiatria/sofferenza mentale, a cui diamo il nome di “psicomondo”.

Per quanto ne sappiamo non siamo in tanti ad avere scritto psicocanzoni. Il primo esempio è costituito dall’album “Songs for couch and consultation” del 1961 della folksinger americana Katie Lee, una sorta “psicosatira” con finalità soprattutto di divertissment. Successivamente il grande psicoterapeuta americano Albert Ellis (1977) creò canzoni psicoterapeutiche, adattando testi scritti ad hoc a melodie conosciute, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza e la presa di distanza dai problemi psicopatologici dei propri pazienti. Questa interessante esperienza è stata poi ripresa dallo psicoterapeuta italiano Aquilar (2000), che ha proposto versioni italiane di alcuni brani di Ellis, oltre a comporne di nuovi. L’utilizzo della canzone per parlare di psicopatologia ci è sembrato interessante e stimolante, perché può dare la possibilità di rappresentare contenuti scientifici, tradizionalmente presentati solo attraverso la parola orale o scritta, con melodia, ritmo e armonia.

La canzone, attraverso il testo, la musica e l’interpretazione, ha il pregio dell’immediatezza, della sintesi estrema, e del forte potere comunicativo. La canzone è potente, quando “arriva” può avere effetti davvero forti sul piano emotivo, evocativo, dei sistemi di memoria e narrativo.

Difficilmente in quattro minuti si riesce a spiegare la complessità di certe situazioni esistenziali, ma riteniamo che la canzone possa avere un effetto perturbativo (Vittorio Guidano definiva lo psicoterapeuta “perturbatore strategicamente orientatato”), stimolante e capace di insinuarsi nelle nostre vite infrangendo quel muro d’indifferenza e talvolta di ostilità (il cosiddetto stigma) che si erge intorno alla malattia mentale.

Nella composizione musicale dei brani è stato proprio il tema trattato (depressione, disturbo bipolare, schizofrenia, ecc.) che ci ha orientato nell’utilizzo di un genere musicale piuttosto che un altro, di certe timbriche, melodie, armonie rispetto ad altre. I personaggi delle canzoni e i loro vissuti ci hanno così stimolato a cercare forme musicali che potessero arricchire la complessità della loro storia individuale, e ci hanno portato durante la composizione a creare una sorta di “musicognomica”, tipica di ogni brano.

Per la realizzazione del libro sono state coinvolte diverse figure professionali: psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, musicoterapeuti, una corale nata nell’ambito della riabilitazione psichiatrica, musicisti, pazienti, associazioni di familiari di pazienti psichiatrici, ecc. Tutte queste voci hanno contribuito alla realizzazione “corale” di questo scritto, caratterizzato da una poliedrica gamma di interventi, che crediamo possa rappresentare metaforicamente la complessità dello “psicomondo”.

 

BIBLIOGRAFIA:

 

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