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La chimica dell’innamoramento: Ebbrezza d’amore VS Sobrietà di coppia

Pare proprio che quest’euforia da innamoramento sia legata alla mediazione di “sostanze stimolanti” quali dopamina, norandrenalina ed in particolar modo dalla feniletilamina (PEA) che, a differenza delle precedenti, è un ormone appartenente alla classe delle anfetamine.

Di Mara Soliani

Pubblicato il 23 Gen. 2012

DOPAMINA, NORADRENALINA e FENILETILAMINA: molecole da innamorati.

La chimica dell'innamoramento. Immagine: © yaskii - Fotolia.com - Ognuno di noi quando s’innamora dice di provare delle sensazioni: c’è chi alla vista dell’amato “sente le farfalle nello stomaco”, chi riferisce di “avere la testa fra le nuvole”,e  chi, già di primo mattino, quando ancora tutti dormono in piedi, è esaltato “all’ennesima potenza”. Pare proprio che quest’euforia da innamoramento sia legata alla mediazione di “sostanze stimolanti” quali dopamina, norandrenalina ed in particolar modo dalla feniletilamina (PEA) che, a differenza delle precedenti, è un ormone appartenente alla classe delle anfetamine.

La mancanza di appetito e l’iperattività dell’innamorato/a pare dipendano dagli alti livelli di PEA. A tal proposito Liebowitz (1983) condusse una ricerca sui cosiddetti “malati d’amore”, persone che hanno come unico obiettivo quello di avere una relazione, incappando il più delle volte nella scelta di persone non adatte a loro. Sottopose il campione ad un trattamento con farmaci IMAO (Inibitori delle Mono Amino Ossidasi) i quali fanno aumentare i livelli di PEA (ed in realtà anche di altri neurotrasmettitori, quali i precedenti). Ciò che si è osservato è che tale ricerca “dell’amore a tutti i costi” cessava.  Il farmaco IMAO porta ad un aumento dei livelli di PEA e questo ha reso inutile per “gli appassionati dell’ebbrezza d’amore” perpetrare la loro ricerca di stimoli euforici indotti dal suddetto ormone. Queste le conclusioni di Liebowitz sostenute anche da Sabelli (Sabelli e coll. , 1990; Sabelli, 1991) il quale rilevò che nelle urine di persone “felicemente accoppiate” vi erano alti livelli di metaboliti della PEA mentre questo non si è verificato nelle persone “tristemente accoppiate”.

A questo punto qualcuno di voi potrebbe pensare: “Bene procuriamoci questa benedetta PEA (che tra l’altro è contenuta anche nel cioccolato) e viviamo per sempre “euforici e contenti” . SBAGLIATO!!!

Costruttori d'amore - Autore dell'immagine: Costanza Prinetti
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Col tempo diventiamo tolleranti e dovremmo assumere sempre più PEA per sentirne gli effetti esaltanti. E nonostante ciò dobbiamo arrenderci all’evidenza “scientifica” che dopo due o tre anni il nostro corpo non può più produrne la quantità necessaria, nonostante la carriera di mangiatori di cioccolato sia già avviata.

 

Alla luce di quanto detto la faccenda Amore potrebbe apparire molto triste, ma è ancora presto per disperarsi.

In base a quanto teorizzato da Liebowitz per “gli appassionati dell’ebbrezza d’amore” il calo degli effetti della PEA significherebbe la fine della storia, mentre, per coloro che vivono nella “sobrietà” la loro relazione amorosa, il perdurare dell’amore pare essere mediato dall’aumento della liberazione di endorfine, sostanze chimiche di natura proteica prodotte dal nostro organismo, che hanno la proprietà di essere un antidolirifico naturale e per tanto hanno l’effetto di portare pace, calma e tranquillità.

E sulla scia di queste emozioni s’instaurerebbe un legame affettivo duraturo che nulla ha a che vedere con lo sconvolgente effetto dell’innamoramento ma che consente di godersi serenamente il presente, senza la vana e continua ricerca di qualcosa o qualcuno.

Questa è solo un piccola curiosità su ciò che sta alla base del grande fenomeno Amore, tuttavia per chi di voi lettori si sentisse “appasionato dell’ebrezza d’amore” , nonché collezionista d’innumerevoli “relazioni toccata e fuga”, in questo estratto potrebbe trovare una delle tante spiegazioni possibili.

Sui piatti delle bilancia “Ebbrezza d’amore” e “sobrietà di coppia” quale andrà per la maggiore?

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Liebowitz, M. R. (1983). The chemistry of love. Boston: Little Brown. Trad. it: La Chimica dell’amore. Milano: Rizzoli, 1984
  • Sabelli, H. C. (1991). Rapid treatment of depression with selegiline-phenylalanine combination. Journal of Clinical Psychology, 24 63-64
  • Sabelli, H. C., Carlson-Sabelli, L., Javaid, J. L. (1990). The thermodynamics of bipolarity. A bifurcation model of bipolar illness and bipolar character and its psychoterapeutic applications. Psychiatry, 53, 346-368.
  • Dèttore, D. (2001). Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale. Milano: Mc Graw-Hill
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