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Depressione Maggiore: la centralità dei sintomi nella definizione di un quadro completo della patologia

E' stato costruito un network di 28 sintomi ed è stata definita la centralità di questi nella formulazione della diagnosi di depressione - Psichiatria

Di Chiara Ajelli

Pubblicato il 04 Nov. 2015

Aggiornato il 11 Gen. 2016 10:45

Come si fa a sapere se qualcuno soffre di Depressione Maggiore? Il DSM-5 basa la diagnosi di questo disturbo sulla presenza o meno di determinati sintomi, i quali vengono indagati dalle diverse figure professionali tramite numerosi strumenti di valutazione. Spesso però i sintomi indagati dai vari strumenti non corrispondono a quelli definiti dal DSM-5 e la diagnosi viene effettuata quando il soggetto mostra di possedere un certo numero di caratteristiche, senza dare particolare importanza al peso e alla centralità che queste potrebbero giocare all’ interno della patologia.

Secondo il Dottor Fried: [blockquote style=”1″]La depressione è un sistema complesso, estremamente eterogeneo di interazione tra sintomi. E alcuni di questi sintomi possono essere molto più importanti di altri.[/blockquote]

Pertanto il Dottor Fried e i suoi colleghi si sono impegnati ad indagare due questioni molto rilevanti che caratterizzano la formulazione della diagnosi di Disturbo Depressivo Maggiore: quali sono i sintomi con maggior centralità e peso nella Depressione Maggiore e quali sintomi risultano maggiormente centrali tra quelli proposti dal DSM-5 e quelli non proposti dal DSM come l’ansia e l’irritabilità.

Gli autori hanno quindi costruito un network di 28 sintomi, i quali sono stati indagati e valutati attraverso l’Inventory of Depressive Symptomatology (IDS-30) in 3463 pazienti con diagnosi di Depressione Maggiore non psicotica, i quali facevano parte del Sequenced Treatment Alternatives to Relieve Depression (STAR*D). Di questi 28 sintomi è stata inoltre stimata la centralità, effettuando un confronto tra i sintomi determinati dal DSM-5 e non. Per centralità si intende il sintomo che maggiormente riflette la connessione esistente tra esso e tutti gli altri sintomi presenti.

Ciò che è emerso, è che i sintomi definiti dal DSM-5 e non, nel complesso, possiedono la stessa centralità, ma che tra i sintomi nella loro singolarità vi è una differenza ben visibile. Questo significa che i sintomi presenti nel DSM-5 non sono migliori dei sintomi non-DSM, ma che i singoli sintomi possono detenere un significato clinico specifico. Osservando nello specifico, tra i sintomi definiti dal DSM-5, quelli che rivelano una minor centralità, sono l’ipersonnia e l’agitazione psicomotoria. Tra i sintomi, invece, più centrali troviamo l’anedonia e l’umore triste, i quali talvolta risultano maggiormente predittivi dell’intera somma dei sintomi di Depressione Maggiore. L’eccitazione simpatica (ad es. palpitazioni, tremori, visione offuscata e sudorazione) è risultato il sintomo più centrale tra quelli non appartenenti al DSM, seguito dai disturbi somatici (ad es. pesantezza degli arti, dolore e mal di testa), problemi gastrointestinali, panico e fobia.

Per quanto i risultati ottenuti siano notevolmente utili ed interessanti, è importante far presente che questi sono condizionati da un grosso limite. La maggior parte dei partecipanti non presentavano solo una diagnosi di Depressione Maggiore, ma anche diagnosi di comorbilità, che potrebbero aver influenzato il ruolo dei singoli sintomi indagati. Detto ciò, bisogna però ricordare che la diagnosi di comorbilità è estremamente diffusa nel Disturbo Depressivo Maggiore, e pertanto questo potrebbe essere anche un punto di forza per quanto riguarda la diffusione dei dati.

In conclusione, la misurazione della centralità dei sintomi, è in grado di fornire nuove intuizioni ed informazioni relative allo specifico significato dei sintomi di Depressione Maggiore. Queste intuizioni hanno inoltre importanti implicazioni cliniche, in quanto suggeriscono nuovi approcci che possono portare ad una previsione migliore di quella che sarà la patologia. Quindi sarà possibile prevedere in anticipo aspetti come il decorso della malattia, la probabilità di recidività e la risposta al trattamento.

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