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Schiena dritta! Come la postura (nostra e degli altri) influenza la soglia del dolore.

Psicologia: una postura composta innalza la soglia del dolore sia fisico che mentale. Di contro, una scomposta ne aumenta la percezione.

Di Irene Giardini

Pubblicato il 16 Mar. 2012

Aggiornato il 19 Ott. 2012 09:39

Postura & soglia del dolore: dimmi come ti siedi e ti dirò quanto soffri!

Schiena dritta! Come la Postura (nostra e degli altri) influenza la soglia del dolore. - Immagine: © Nelli Shuyskaya - Fotolia.com

Una nuova ricerca a conferma della stretta relazione ed influenza tra mente e corpo. In uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Social Psychology, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Toronto e Southern, emerge che stare dritti con la schiena aiuta a sopportare meglio il dolore sia fisico che mentale. Di contro, una posizione scomposta ne aumenta la percezione. Inoltre, altro dato interessante è il fatto che guardare una persona con un portamento eretto e deciso aiuta a diminuire la percezione del dolore. I ricercatori hanno posizionato alle caviglie e al braccio dei volontari il bracciale dello sfigmomanometro (lo strumento per misurare la pressione), testando che la postura aiuta il soggetto a tollerare meglio la sofferenza fisica causata del gonfiarsi del bracciale.

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Ad esempio, hanno visto che una specifica posizione yoga, il tadasana, posizione della montagna, permetteva al soggetto di sopportare meglio la sensazione spiacevole e dolorosa derivante dal gonfiarsi del bracciale.

La posizione del tadasana è una figura dello yoga che si raggiunge stando in posizione eretta, piedi uniti (per facilitare la posizione, gambe tese, busto diritto, braccia leggermente discostate dal corpo, mani tese. Occorre 
contrarre tutto il corpo, dai talloni alla nuca, compresi i glutei.
Le braccia sono tese, verso terra, lungo il corpo. È necessario 
percepire il peso del corpo che si scarica, uniformemente, sui piedi.

 

Postura e Decision Making - Immagine: © olly - Fotolia.com -
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In un secondo momento i ricercatori hanno provato a valutare se questo dato valesse anche durante l’osservazione di una specifica posizione; i partecipanti allo studio sono dunque stati invitati ad osservare la postura dei ricercatori; anche in questo caso è stato posizionato alle caviglie e al braccio dei volontari il bracciale dello sfigmomanometro, quindi lo sperimentatore assumeva di volta in volta posizioni diverse, e anche in questo caso il dato è stato confermato: infatti, se il ricercatore stava seduto con la schiena diritta la soglia della tolleranza del dolore secondario al gonfiarsi del bracciale dello sfigmomanometro aumentava, crollando non appena il ricercatore si sedeva in modo scomposto e rilassato.

I ricercatori hanno parallelamente testato anche la tolleranza della sofferenza emotiva mediante la somministrazione di alcuni questionari self-report e, anche in questo caso, avere una postura diritta correla con una minore percezione della sofferenza. Proviamo a tenere in mente questo dato la prossima volta che litigheremo con il fidanzato: petto in fuori, pancia dentro e schiena dritta, così come ci diceva la nonna, forse ci aiuterà a incassare meglio il colpo e a stare meno male! 

 

 

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