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Amanda Knox e il rito del capro espiatorio

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 04 Ott. 2011

Scapegoat_© RTimages - Fotolia.comIl processo ad Amanda e Raffaele ci offre la possibilità di spendere qualche parola sul meccanismo psicologico del capro espiatorio. Su questo tema la letteratura scientifica è infinita, quindi mi limito a scrivere qualche parola su un solo autore, l’antropologo Renè Girard. Per Girard, il capro espiatorio svolge la funzione di prendere su di sé i conflitti tra le persone quando diventano intollerabili. È qualcosa che possiamo forse aver osservato in noi stessi. Se litighiamo con qualcuno, e soprattutto se litighiamo con qualcuno che amiamo, a un certo punto la tensione del conflitto può diventare intollerabile e spaventarci. Uno dei modi per diminuire la temperatura diventa allora cambiare argomento. Ma non basta. Occorre trovare qualcosa su cui sfogare la rabbia e la tensione. Una possibile soluzione è prendersela con qualcun altro, possibilmente un terzo assente. Molti litigi si ammorbidiscono nel gossip.

Secondo Girard questo stesso meccanismo trasposto al livello sociale è appunto quello del capro espiatorio. Gli uomini riescono a riconciliarsi tra loro unendosi nell’odio per qualcun altro, un capro espiatorio che carichi su di sé non il male del mondo, ma l’odio del mondo. Odiando qualcuno riusciamo a superare le antipatie e le incomprensioni, sia pure nell’entusiasmo passeggero della folla che riconosce finalmente in qualcuno l’origine di tutti i mali, di tutti i contrasti, di tutte le incomprensioni, di tutti i conflitti e delle discordie e dei limiti e dei difetti personali che ci dividono quotidianamente.

Per un momento non è più necessaria la diuturna fatica di ammettere le proprie manchevolezze ma ci si può unire in una solidarietà perfetta, assoluta, nel compito semplice e gratificante di punire il colpevole. È estremamente difficile definirsi e rapportarsi con l’altro con onestà e chiarezza, dire chi si è in quella clarità cristallina in cui coincidono semplicità e complessità. Più semplice è ritrovarsi nell’odio condiviso e nella definizione di ciò che non si è, nell‘additare un nemico comune. Meglio ancora, nel punirlo linciandolo.

E’ questa l’ipotesi di Girard, ipotesi esplicativa sul ruolo del capro espiatorio per la formazione delle società umane. Gli uomini superano le diffidenze e il fastidio reciproco in un sacrificio, il sacrificio di un essere umano che, facendosi carico del male, renda uniti gli altri, i sacrificatori. Con questo di certo non scompaiono le incomprensioni e le tensioni sociali, ma il mito fondativo agisce nel tempo insinuandosi nelle crepe che separano gli individui. Questa colla, sinuosa ed efficace come il serpente, impedirebbe che le spaccature si allarghino, o almeno lo impedisce finché il ciclo evolutivo di quella società non si conclude, poiché ogni opera umana che abiti sotto il sole è comunque caduca.

BIOGRAFIA:

  • Girard, R. (1972). La violence et le sacré, trad. it. La violenza e il sacro, a cura di Ottavio Fatica e Eva Czerkl, Adelphi, Milano 1980.
  • Girard, R. (1998-2001). La vittima e la folla. Violenza del mito e cristianesimo, testi scelti a cura di Giuseppe Fornari, Santi Quaranta, Treviso.
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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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