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Il Colloquio Psicologico – La Comunicazione Terapeutica #3

Raccogliere informazioni è, assieme alla costruzione di un rapporto di fiducia, l’obiettivo principale del primo colloquio psicologico.

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 12 Feb. 2013

Aggiornato il 20 Feb. 2013 10:54

 

Colloquio Psicologico - La Comunicazione Terapeutica #3. - Immagine: © Rob - Fotolia.comINFORMARE ANZICHÉ CONSIGLIARE

“è pericoloso chiedere un consiglio. Ma è molto più rischioso darlo”

[Coelho, Manuale del Guerriero della Luce, 1997, p.44]

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Il buon psicologo trasmette informazioni anziché consigli. I consigli appartengono a chi li emette, rappresentano una sorta di forzatura proveniente dall’esterno che sostiene la dipendenza del cliente dal terapeuta. Nel momento in cui un cliente riceve un consiglio che forza esplicitamente il suo punto di vista può comunque provare a intraprendere un cambiamento. Tuttavia, la sua motivazione non sarà elevata in questo percorso perché accetta qualcosa di cui non è convinto. Viene danneggiato il rapporto di equità con il cliente, il quale assume una posizione subordinata e si limita a recepire passivamente le parole dell’esperto.

 

“Quando il guerriero della luca inizia a piantare il suo giardino, nota che il vicino lo spia. A costui piace dare consigli su come seminare le azioni, raccogliere i pensieri, irrigare le conquiste.

Se il guerriero presterà ascolto a ciò che l’uomo sta dicendo, finirà per fare un lavoro che non gli appartiene: il giardino a cui si sta dedicando deriverà da un’idea del vicino.”

[Coelho, Manuale del Guerriero della Luce, 1997, p.100]

 

E, anche se il cambiamento dovesse portare a qualche risultato, esso sarà solo apparente visto che il cliente non avrà appreso il rapporto tra i propri comportamenti e le loro conseguenze e, quindi, non sarà in grado di affrontare ulteriori problemi senza rivolgersi al terapeuta. Sarà forse curato ma non di certo guarito.

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Il Colloquio Psicologico - Introduzione. - Immagine: © emiliau - Fotolia.com
Monografia sul Colloquio Psicologico

Le informazioni, a contrario dei consigli, sono semplici dati (che traspaiono dalla realtà) che il terapeuta può individuare grazie alla propria cultura e può trasmettere al momento più opportuno grazie alla propria esperienza. Queste informazioni non suggeriscono alcun comportamento in modo diretto, ma hanno il potere di mettere in luce alcuni aspetti del problema. Ragionando su questi nuovi dati, che possono anche correggere informazioni distorte, il cliente può scoprire una nuova prospettiva.

Da questo cambiamento di punto di vista può nascere la comprensione degli effetti del proprio comportamento e può avviarsi il processo di cambiamento. Il soggetto avvicina spontaneamente la propria definizione del problema e degli obiettivi a quelle del terapeuta senza sentirsi forzato a farlo ma come seguendo un percorso di scoperta che è proprio. Per questo la motivazione al cambiamento si mostra elevata, per questo il rapporto si mantiene equo (favorendo la conquista della fiducia), per questo il cliente può essere in grado di guarire.

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ACCETTARE E NON GIUDICARE

 

“Ci sono momenti in cui è necessario agire, e altri in cui si deve accettare. Il guerriero sa fare questa distinzione.”

[Coelho, Manuale del guerriero della luce, 1997, p.100]

 

Lo psicologo deve sempre prestare attenzione a non giudicare il cliente. Si è già parlato dell’importanza di creare un rapporto di fiducia tra psicologo e cliente e di come questo possa nascere da un senso di completa accettazione. Questa accettazione può realizzarsi esclusivamente se il professionista mantiene un atteggiamento non giudicante. Ciò è particolarmente arduo quando esistono notevoli differenze tra cliente e psicologo non solo negli atteggiamenti e nei comportamenti ma anche nei rispettivi valori. Queste differenze non devono essere né esasperate né discusse prima che il rapporto di fiducia sia stato stabilito, lo psicologo deve accettarle come parte della personalità del cliente senza per questo dimenticare il valore universale che rappresenta in quanto persona. Questa accettazione non vuol dire legittimare i suoi valori, tanto meno approvarli, vuol dire semplicemente cercare di sviluppare un rapporto di comprensione empatica indipendentemente da questi.

 

 “Un guerriero della luce è presente nel mondo per aiutare i suoi fratelli, e non per condannare il prossimo.”

[Coelho, Manuale del guerriero della luce, 1997, p.58]

 

Se, anziché l’accettazione, viene portato avanti un rapporto di confronto e di giudizio negativo verso i valori del cliente, quest’ultimo tenderà ad assumere una posizione difensiva a protezione delle proprie idee. Le conseguenze saranno un maggiore convincimento del cliente nei propri valori e un netto allontanamento delle possibilità di costruire un rapporto di fiducia.

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ASCOLTARE NON SOLO PAROLE

 

“Eppure, tante volte, si sente sfidato da coloro ai quali cerca di insegnare l’arte della spada. I suoi discepoli lo provocano a un combattimento.

E il guerriero mostra le sue capacità: con pochi colpi fa rotolare a terra le lance degli allievi, e l’armonia ritorna nel luogo in cui si riuniscono.

<Perché farlo, se sei tanto superiore?> domanda un viaggiatore.

<Perché quando mi sfidano, in realtà vogliono parlare con me, e in questo modo io mantengo vivo il dialogo,> risponde il guerriero.

[Coelho, Manuale del guerriero della luce, 1997, p.27]

 

Raccogliere informazioni è, assieme alla costruzione di un rapporto di fiducia, l’obiettivo principale del primo colloquio psicologico.

Molte di queste informazioni si possono ricevere dalle parole del cliente quando, usando domande aperte, gli viene lasciata la guida dell’interazione. Tuttavia molte altre informazioni possono essere colte se non ci si limita all’ascolto delle parole, se si riesce a vedere qualcosa al di là di ciò che il cliente sta narrando.

I Principi della Comunicazione Terapeutica. - Immagine: © Adam Gregor - Fotolia.com
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E’ importante possedere questa capacità perché permette al professionista di ottenere molti più dati riguardo alla reale definizione del problema, quella che sta dietro al punto di vista del cliente, che non può inizialmente essere presentata in modo esplicito ma che deve essere custodita dallo psicologo fino al momento opportuno, quando il rapporto con il cliente sarà ormai saldo.

Non dobbiamo, quindi, prestare attenzione solo alle parole ma anche all’ordine in cui i fatti vengono presentati, al modo di parlare, al modo di rimanere in silenzio, allo stato affettivo espresso dal cliente, al suo abbigliamento, ai suoi movimenti, al suo stato di salute, ad eventuali sintomi di tensione in relazione a particolari argomenti, alla sua voce, all’immagine che ha di sé stesso.

Spesso queste informazioni possono essere così sottili da venir percepite dallo psicologo senza che questi si renda conto di saperle. Da queste informazioni si potranno formulare le prime ipotesi sperimentali che dovranno poi essere verificate sperimentalmente. Ciò si realizzerà attraverso ulteriori domande, ulteriori osservazioni e, infine, attraverso un processo di negoziazione con il cliente, quando il rapporto interpersonale instauratosi permetterà di affrontare tali argomenti.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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