Social network e disturbi alimentari
I social network rivestono ormai un ruolo rilevante nella quotidianità e (soprattutto) i giovani passano parecchio del loro tempo a postare o guardare contenuti su Instagram o TikTok, contenuti accompagnati dagli hashtag, come ormai noi tutti sappiamo; alcuni degli hashtag utilizzati, però, favoriscono la diffusione e il recupero di materiale dannoso in termini di salute mentale. Gli esperti si preoccupano del ruolo che i social network possono svolgere nello sviluppo di disturbi alimentari e altri problemi di salute mentale (The New York Times).
Cosa c’entrano gli hashtag usati sui social con i disturbi alimentari?
Ciò che ciclicamente accade è che sui social si diffondano hashtag che promuovono contenuti dannosi per l’immagine corporea e che fanno riferimento a corpi con determinate caratteristiche; un esempio è l’hashtag #thinspiration che si era diffuso in passato, formato dall’unione di thin, sottile, e inspiration, ispirazione (Cilardo, 2020). Questo hashtag veniva utilizzato per “contenuti che promuovono perdita di peso, esercizio fisico esagerato e comportamenti alimentari restrittivi con immagini di corpi in evidente sottopeso o estremamente sottili, immagini di ossa sporgenti, stomaci estremamente piatti o ancora di trasformazioni prima e dopo la perdita di peso” (Cilardo, 2020).
Com’è possibile che nessuno faccia nulla? In realtà, quando hashtag di questo tipo si diffondono e vengono individuati, le piattaforme social decidono di bannare gli hashtag in questione, ma in breve se ne diffondono altri simili e ugualmente pericolosi.
E’ recente proprio il caso dell’hashtag #legginglegs, che sembra voler indicare i corpi apparentemente ritenuti i più desiderabili per indossare i leggings, che è stato prontamente bannato (The New York Times).
Disturbi alimentari, hashtag e algoritmo
Attorno a come i social funzionano oggi, aleggia il famoso quanto misterioso algoritmo, che fa sì che alcuni contenuti girino sui social più facilmente e rapidamente di altri. Inoltre, “l’algoritmo” prevede anche che ad ogni individuo vengano proposti contenuti in linea con quelli che sembrano essere i suoi interessi.
La reporter Talya Minsberg nel suo articolo pubblicato sul The New York Times riporta un chiaro esempio: una persona che si trova a cercare su Instagram ricette salutari da provare durante la settimana, finirà per visualizzare e interagire con contenuti su questo tema, alcuni dei quali proporranno cibi a basso contenuto calorico. Ciò potrebbe segnalare un interesse per i cibi poco calorici e la perdita di peso nonostante non fosse questo lo scopo iniziale, e la persona potrebbe vedere apparire nel suo feed contenuti sul tema, alcuni sani ed altri che propongono diete estreme promuovendo comportamenti alimentari non sani. In base alle vulnerabilità individuali e al proprio momento di vita ognuno può risentirne o meno.
Il tema disturbi alimentari e social network è complesso, da un lato è importante la sensibilizzazione nella popolazione generale e un’educazione all’uso delle piattaforme che ne spieghi rischi e benefici, dall’altro è necessario che le piattaforme social stesse si interessino al tema, cercando modalità adeguate per rendere l’ambiente digitale il più sano e sicuro possibile.