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Parlami di te (2018): la storia di una rinascita, per riflettere con ironia sulle nostre fragilità – Recensione del film

'Parlami di te' è il nuovo film di Hervé Mimram con Fabrice Luchini: protagonista è un manager sempre sotto pressione, improvvisamente colpito da un ictus

Di Cristiana di San Marzano

Pubblicato il 19 Feb. 2019

Fabrice Luchini è un mostro sacro del cinema e del teatro francese e su Luchini il regista Mimram ha costruito il film Parlami di te, che è ispirato a una storia vera, quella di Christian Streiff, il grande manager della Peugeot che una decina di anni fa fu licenziato dalla guida della casa automobilistica nel giro di poche ore.

 

Fabrice Luchini è un mostro sacro del cinema e del teatro francese. Paragonabile per fama e tifoseria forse al nostro Toni Servillo.

Se seguite la serie di Netflix Chiami il mio agente, ambientata in un’agenzia francese per attori, avrete visto la puntata a lui dedicata e avrete capito di che mostro sacro parliamo. Pur di averlo come cliente ogni agente sarebbe disposto a vendere la madre…

Parlami di te – l’egocentrismo come aiuto e come ostacolo

Così anche i registi. Metti nel cast Luchini, che si pronuncia ovviamente alla francese con l’accento sulla i finale, e hai fatto il film. Pubblico assicurato. Questo deve avere pensato Hervé Mimram, regista di Parlami di te. Su Luchini il regista ha costruito il film, che è ispirato a una storia vera, quella di Christian Streiff, il grande manager della Peugeot che una decina di anni fa fu licenziato dalla guida della casa automobilistica nel giro di poche ore.

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Parlami di te (2018) l'ironia che aiuta a riflettere sulla fragilita - Recensione 1

Parlami di te (2018) l'ironia che aiuta a riflettere sulla fragilita - Recensione 2

Parlami di te (2018) l'ironia che aiuta a riflettere sulla fragilita - Recensione 3

Parlami di te (2018) l'ironia che aiuta a riflettere sulla fragilita - Recensione 4

Parlami di te (2018) l'ironia che aiuta a riflettere sulla fragilita - Recensione 5

Streiff qualche mese prima aveva avuto un’emorragia cerebrale, si era ripreso, ma non perfettamente. Soffriva di amnesie, faticava a parlare: ma il sistema industriale è spietato, non aspetta, se non sei efficiente al cento per cento vai fuori.

Anche Alain, il protagonista del film Parlami di te è un grande manager sempre sotto pressione – il titolo originale del film infatti è Un homme pressé – e quando si risveglia in ospedale fatica ad accettare la sua nuova condizione di malato. Il film è appunto la storia di una rinascita, resa più difficile in questo caso dal soggetto colpito dall’ictus. Che non è calmo e paziente come si addice a un convalescente, che anzi rifiuta la sua condizione di persona malata.

Alain è un uomo prepotente, sicuro di sé, abituato a comandare e ad avere tutto e subito. Lo aiuterà in questo cammino – nella realtà durato tre anni e Streiff racconta di essere ancora soggetto a tremori – Jeanne, una giovane logopedista.

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Parlami di te (2018) l'ironia che aiuta a riflettere sulla fragilita - Recensione 6

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Parlami di te (2018) l'ironia che aiuta a riflettere sulla fragilita - Recensione 9

Parlami di te (2018) l'ironia che aiuta a riflettere sulla fragilita - Recensione 10

Sulle prime il loro è un rapporto molto burrascoso: Alain, per descrivere il tipo, è famoso fra i suoi sottoposti per non dire mai grazie, uno che quando gli si chiede se sia stanco risponde bruscamente, “riposerò quando sarò morto”. Ovvio che sopporti malamente gli esercizi elementari che è costretto a fare per riacquistare correttamente la parola. Il regista punta moltissimo sul linguaggio e Lucchini lo aiuta offrendo allo spettatore un vero saggio di bravura. Il suo Alain è convinto di pronunciare bene le parole, non si rende conto che invece le storpia, che farfuglia, straparla. Il suo forte egocentrismo sicuramente gli è stato utile per costruire una brillante carriera, ma ora è un ostacolo. Le sedute con Jeanne gli sembrano tempo sprecato, sciocche e inutili le brevi frasi che dovrebbe ripetere svariate volte.

Parlami di te – scoprirsi fragili

L’altra figura che lo aiuta nel decorso della malattia è la figlia Julia, una ragazza deliziosa, ma succube anche lei degli umori del padre. Totalmente arido sul terreno degli affetti familiari anche con lei Alain ostenta insofferenza, finché dovrà cercare il suo aiuto
È la nemesi. Da forte che era, o che pensava di essere, il grande manager si scopre improvvisamente fragile.

Al di là delle cure specifiche, alla fine sarà lui stesso ad aiutarsi, a usare la malattia per ricostruire un nuovo Alain. Per farlo sarà necessario mettersi in cammino, zaino in spalla, per seppellire definitivamente chilometro dopo chilometro, tappa dopo tappa, il manager di ieri. Quello di oggi sarà semplicemente un uomo alla ricerca di se stesso sul Cammino di Santiago di Compostela, un pellegrino fra i pellegrini.

Parlami di te non è un film verità, non è il racconto di un dramma. No, Parlami di te è più semplicemente una commedia, forse il genere cinematografico in cui i francesi più eccellono. Una commedia che usa il dramma di un uomo colpito da una grave malattia per raccontarlo con garbo e per farci anche sorridere. Perché l’ironia, sembra dirci il regista, può essere un buon antidoto anche alle peggiori tragedie.

In Francia il film è uscito prima di Natale ed è stato campione di incassi, da noi sarà nelle sale da giovedì 21 febbraio. Dovrà puntare molto sul doppiaggio, perché non è facile rendere anche in italiano il saggio di bravura linguistico di Luchini. Ma si sa, gli italiani sono i migliori doppiatori del mondo.

 

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