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Il delirio – Introduzione alla Psicologia

Il delirio è costituito da false credenze che una persona mostra su qualcosa o qualcuno in assenza di prove adeguate a sostegno...

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 23 Mar. 2017

Il delirio: in psicopatologia, nell’ambito delle psicosi, è possibile imbattersi in sindromi in cui si manifestano delle modificazioni personologiche e del pensiero accompagnate da un comportamento insolito o bizzarro. Si ottiene, dunque, una perdita di contatto con la realtà e si palesano dei processi ideativi come il delirio e le allucinazioni.

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

 

Che cos’è il delirio

Il delirio è costituito da false credenze che una persona mostra su qualcosa o qualcuno in assenza di prove adeguate a sostegno. Si tratta di uno stato transitorio, generalmente reversibile, e può verificarsi a qualsiasi età e in tutti coloro che mostrano uno status mentale compromesso.

Il delirio è caratterizzato da un’alterazione della coscienza e da modificazioni cognitive che si sviluppano in un breve lasso di tempo.

Il delirio è definito anche come stato confusionale acuto, e ha spesso un decorso fluttuante. No si tratta di una vera e propria malattia, ma di un un insieme di sintomi. Esso può derivare da una patologia sottostante, come, il consumo eccessivo di alcol/droghe o di farmaci o da patologie mentali tipo la schizofrenia o la psicosi.

Il delirio deve, per definizione, derivare da un processo organico, vale a dire, un problema strutturale, funzionale, identificabile, ad esempio la psicosi, la schizofrenia o il disturbo bipolare

 

Etimologia e Storia del delirio

Il termine delirio deriva dal latino delirare, che significa uscire dal solco, dal limite ovvero andare aldilà della percezione reale delle cose.

Karl Jaspers (1913) definisce il delirio come: giudizi erronei sostenuti con straordinaria convinzione e impareggiabile certezza soggettiva,  refrattari all’esperienza e a qualsivoglia confronto con argomentazioni alternative. I deliri non sono influenzati dall’esperienza concreta per questo il loro contenuto è incomprensibile.

Deliri primari e deliri secondari

Jaspers ha classificato i deliri in primari e secondari; i deliri primari o veri e propri si manifestano improvvisamente e mostrano un contenuto incomprensibile, mentre i deliri secondari o simil-deliranti derivano da una situazione sociale in cui versa la persona e sono derivanti da altri contenuti psichici. Per Jaspers, dunque, il delirio è un’esperienza originaria e inderivabile, un’alterazione del rapporto con la realtà, che coinvolge tutta la personalità. La perdita del rapporto con la realtà è essenziale nella genesi del delirio.

Secondo Freud lo psicotico abbandona la realtà perché intollerabile e costruisce una nuova realtà personale nel delirio.

Percezione delirante e Intuizione delirante

Schneider, invece, descrive il delirio come caratterizzato da due forme: percezione delirante e intuizione delirante. Nella percezione delirante si attribuisce al percetto un significato abnorme, spesso bizzarro, e autoriferito. L’intuizione delirante, invece, è simile alla vocazione religiosa, in qualche modo la persona sente di essere e si indentifica con questa modalità di pensiero. Secondo Schneider  i veri deliri sono indipendenti da qualunque esperienza psichica, si presentano come fenomeni primari inderivabili, psicologicamente indeducibili e quindi incomprensibili. L’incomprensibilità, però, non si riferisce ai contenuti del delirio, ma al modo con cui tale convinzione si instaura.

Lipowski, in seguito, ha descritto il delirio come un disturbo dell’attenzione, in cui si rileva una alterazione dello stato di coscienza, della cognizione , del comportamento e l’attenzione è fluttuante.

Il delirio, dunque, è stato definito come una delle fasi della coscienza ovvero l’obnubilamento, in cui si verifica una perdita delle funzioni cerebrali di ordine superiore.

Secondo Pancheri, la certezza soggettiva dei contenuti del delirio è un criterio chiaro e univoco ma in se stesso aspecifico, in quanto comune a un ampio spettro di vissuti sia normali sia patologici. Peculiarità dell’esperienza delirante è la sua non modificabilità di fronte ad argomentazioni di tipo logico o empiriche. Altro criterio è l’ impossibilità della certezza soggettiva, fondamentale per una definizione corretta dell’esperienza delirante.

 

Le cause del delirio

Il delirio si manifesta nel momento in cui si verifica una discrepanza tra quanto percepibile dal mondo esterno e i segnali cerebrali. Tali deficit sono causati da una serie di fattori che rendono vulnerabile il cervello provocando un malfunzionamento cerebrale.

I fattori di rischio più importanti sono: l’età avanzata (soggetti con più di 65 anni), la demenza, psicosi, schizofrenia. Non è ancora del tutto chiaro si tratta di variabili che agiscono singolarmente o interagiscono tra loro.

Ci sono ulteriori situazioni che potrebbero agevolare l’insorgenza del delirio:

scarsa attività motoria, problemi di vista o di udito, alimentazione carente, malattie croniche o terminali.

 

Segni e sintomi del delirio

Coloro che presentano deliri mostrano una diminuzione dell’attenzione o della consapevolezza e un cambiamento nella cognizione in generale, che nel lungo periodo genera confusione.

Il delirio è comprende una vasta gamma di sintomi neuropsichiatrici, tra cui disturbo della coscienza, dell’attenzione, deficit di memoria, disorientamento e disturbi del linguaggio.

I sintomi, in generale, che si manifestano col delirio sono i seguenti:

  • cambiamento della cognizione
  • trasformazioni del percetto
  • pensiero fluttuante
  • comportamento iperattivo o ipoattivo
  • sonno disturbato
  • perdita del normale ritmo circadiano

 

Tipi di delirio

Sono stati identificati tre tipologie di delirio:

  • Delirio Iperattivo, si manifesta soprattutto con grave confusione e disorientamento, si sviluppa con una insorgenza relativamente rapida e tende a fluttuare in intensità.
  • Delirio Ipoattivo, si manifesta con un improvviso ritiro dalla interazione con il mondo esterno.
  • Delirio Misto, ovvero un sia ipoattivo sia iperattivo
  • Il delirio può assumere forme diverse a seconda dei contenuti presentati, a esempio:
  • delirio somatico: il paziente è convinto di avere una grave malattia o qualcosa di insolito che invade il corpo
  • delirio religioso: il paziente è convinto di essere protetto da qualche religioso
  • delirio di identità: il paziente pensa di essere una persona importante socialmente
  • delirio da collasso: condizione transitoria che si in concomitanza di stati febbrili
  • delirio di influenzamento o delirio di riferimento: il paziente attribuisce un significato speciale a oggetti, eventi o persone a lui prossime;
  • delirio da toccamento: consiste nella mania eccessiva di toccare oggetti;
  • delirio nichilista: si riscontra nella depressioni cronica, ed è costituito da un insieme incoerente di idee negative;
  • delirio onirico: consiste nel non riuscire a distinguere la realtà dal sogno;
  • delirio professionale o di occupazione: consiste nel ricreare le condizioni e i luoghi abituali di lavoro;
  • delirio residuale: rappresentato dal perdurare del delirio a livello del pensiero, anche dopo la cessazione del perturbamento;
  • delirio interpretativo: il soggetto interpreta fatti casuali come fatti a lui legati, sentendosi l’attore principale o parte in causa;
  • delirio di persecuzione: il paziente sente di essere perseguitato da qualcuno
  • delirio bizzarro: il paziente mostra credenze totalmente non plausibili;
  • delirio di controllo: il paziente è convinto che i propri pensieri o le proprie emozioni siano sotto il controllo di qualche forza esterna;
  • delirio erotomanico o erotomania: il paziente è convinto che qualcuno sia segretamente innamoratodi lui;
  • delirio di gelosia: il paziente è convinto di essere tradito dal proprio partner.;
  • delirio di grandezza o megalomania: il paziente ha la convinzione di essere estremamente importante e di possedere qualità particolari.

Il delirio insorge rapidamente, ha una intensità fluttuante, e si manifesta accompagnato da deficit attentivi e disorganizzazione comportamentale.

 

Il disturbo delirante

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali 5 (DSM-5) presenta i seguenti criteri per effettuare diagnosi di disturbo delirante:

  • Disturbi dell’attenzione (ad esempio, la capacità di dirigere, messa a fuoco, sostenere, e spostare l’attenzione ridotto) e la consapevolezza.
  • Variazione della cognizione (ad esempio, deficit di memoria, disorientamento, disturbi della lingua, disturbi della percezione) che non è meglio attribuibile ad un preesistente, stabilito, o in evoluzione demenza.

Il disturbo delirante si sviluppa in un breve periodo (solitamente ore o giorni) e tende a fluttuare nel corso della giornata.
Vi è evidenza dai risultati di anamnesi, esame obiettivo, o di laboratorio che il disturbo delirante è causato da una conseguenza fisiologica diretta di una condizione medica generale, una sostanza inebriante, uso di farmaci, o una combinazione di queste cause.
Bisogna distinguere il disturbo delirante da altre patologie:

Il disturbo delirante è diverso dalla psicosi, poiché la coscienza e la cognizione non sono totalmente compresse in quanto tali manifestazioni durano un tempo limitato, circa un mese.
E’ diverso dalla demenza che esprime uno stato clinico di declino cognitivo derivante da una degenerazione cognitiva non legata a un cambiamento a livello di coscienza.
si differenzia dalla depressione, stato in cui in fase acuta si manifestano un agglomerato di pensieri negativi in cui si registra una perdita di contatto con la realtà.

 

Strumenti diagnostici per la diagnosi del delirio

Per effettuare diagnosi di delirio esistono diversi test che consentono di rilevare la presenza dei sintomi a esso legati. Tra questi troviamo il Confusion Assessment Method (CAM) validato su una popolazione ospedalizzata e consente di distinguere il delirio legato alla demenza da quello derivante dalla depressione. Atro test utilizzato è il Mini Mental State Examination (MMSE) consente la diagnosi di delirio senza differenziare da altre patologie.

Esistono altri test più specifici quali la Confusional State Evaluation che valuta il disorientamento, le alterazioni del comportamento, il linguaggio inappropriato e le illusioni/allucinazioni, e la Delirium Rating Scale, che permette di quantizzare la gravità del delirio.

Chiaramente, anche la SCID è molto utilizzata per effettuare la diagnosi del delirio, poiché possiede il modulo B e C totalmente dedicato a patologie legate alla sfera del pensiero.

Inoltre, ogni dato testistico è buona norma supportarlo da informazioni derivanti dal colloquio clinico volto alla comprensione del sintomo stesso.

 

Trattamento del delirio

Il trattamento d’elezione per il disturbo delirante è l’uso combinato di farmaci e psicoterapia.

Negli ultimi anni si è rilevata l’efficacia della psicoeducazione, che consiste nel fornire al paziente informazioni chiare e specifiche sul disturbo delirante  che possono aiutarlo nella gestione della sintomatologia. Inoltre, è possibile applicare al delirio la terapia  cognitivo comportamentale. Essa si focalizza soprattutto sul riconoscimento, distanziamento critico e padroneggiamento da parte del paziente, di questo stato mentale. Tale trattamento aiuta il soggetto ad acquisire una maggiore consapevolezza del proprio disturbo e a formulare ipotesi alternative rispetto alle convinzioni deliranti. Inoltre, consente di attribuire un senso alla malattia e acquisire strategie efficaci di fronteggiamento dei sintomi.

 

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

Sigmund Freud University - Milano - LOGORUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Jaspers, K. (1959). Psicopatologia generale. Ed. it., Il Pensiero Scientifico Editore, Roma, 1994.
  • Ey, H., Bernard, P., Brisset, C. (1960). Manuale di psichiatria. Ed. it., Masson, Milano, 1990.
  • Sims, A. (1995). Introduzione alla psicopatologia descrittiva. Ed. it., Raffaello Cortina Editore, Milano, 1997.
  • Schneider, K. (1996). Psicopatologia clinica. Ed. it., Città Nuova Editrice, Roma.
  • Pancheri, P. (1992). Il delirio. In: AAVV, Trattato italiano di psichiatria. Masson, Milano,.
  • Rossini, R. (1984). Trattato di Psichiatria. Cappelli Editore, Bologna.
  • Gozzetti, G., Cappellari, L., Ballerini, A. (1999). Psicopatologia fenomenologica delle psicosi. Sul senso dell’incontro con l’esperienza psi-cotica. Raffaello Cortina Editore, Milano.
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