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Sonnambulismo

Il sonnambulismo è un disturbo del sonno che prevede la comparsa di comportamenti o movimenti mentre si continua a dormire.

Sonnambulismo che cos’è

Il sonnambulismo è definito come un disturbo del sonno; in particolare all’interno dei disturbi del sonno è classificato come parasonnia del sonno NREM, o disturbi dell’arousal: tali episodi si presentano generalmente entro 2 ore dall’ addormentamento.

Sonnambulismo: sintomi, cause e trattamento

La persona che ne soffre mette in atto comportamenti e movimenti senza rendersene conto, ovvero in stato di incoscienza poichè di fatto il sonnambulo sta continuando a dormire e presenta amnesia per l’accaduto al risveglio.

Tra i comportamenti più frequenti che vengono attuati durante gli episodi di sonnambulismo, la persona può semplicemente sedersi sul letto con gli occhi aperti e/o eseguire gesti ripetitivi.

Spesso il sonnambulismo implica anche l’azione del parlare. Gli episodi durano generalmente dai 5 ai 20 minuti.

Vi sono poi situazioni in cui si manifesta con comportamenti più complessi come camminare in casa, lavarsi e vestirsi e altre azioni simili. In alcuni casi più rilevanti possono verificarsi anche sequenze di comportamenti molto complessi quali uscire di casa, salire in auto e guidare. Il sonnambulismo è di per sé di natura benigna, ma per la sua stessa natura può portare la persona a compiere atti e comportamenti pericolosi per se stessi (come ad esempio uscire di casa).

Considerando solo l’età adulta la prevalenza è di circa il 2%: è frequente l’esordio del sonnambuismo in età adulta e generalmente non è associato a nessuna patologia psicologica o psichiatrica. Per quanto riguarda la fascia di età pediatrica, la prevalenza è maggiore nell’età infantile, specialmente per il range d’età tra i tre e sette anni. Secondo la National Sleep Foundation Americana l’ 1% dei bambini in età prescolare e il 2% of dei bambini in età scolare presentano episodi di sonnambulismo nei bambini almeno una-due notti per settimana. E’ più frequente in bambini che presentano sintomi di apnea nottura e pavor nocturnus.

La prognosi è generalmente positiva, in quanto spesso si ha una remissione spontanea dei sintomi di sonnambulismo.

I sintomi del sonnambulismo

Il sonnambulismo solitamente inizia entro poche ore dall’addormentamento, nel corso di fasi del sonno profondo ma può verificarsi anche in fasi di sonno non REM.

I sintomi del sonnambulismo includono:
– Camminare, parlare e/o compiere movimenti e azioni nel sonno;
– Amnesia totale o parziale degli episodi di sonnambulismo;
– Difficoltà di risveglio durante l’episodio;
– Comportamenti inappropriati (ad esempio, urinare nell’armadio);
– Urla e grida (specialmente se accompagnato a pavor nocturnus);
– Possibili reazioni aggressive.

Tutte queste attività vengono compiute ad occhi aperti e spesso chi osserva il sonnambulo è convinto che la persona sia sveglia.

Le cause del sonnambulismo

Il sonnambulismo presenta un quadro eziopatogenetico multifattoriale: da una parte i fattori genetici giocano un ruolo importante nella manifestazione del disturbo poiché circa la metà dei pazienti sonnambuli hanno almeno un familiare che a sua volta ha presentato gli stessi sintomi in passato.

Altri fattori causali che concorrono allo sviluppo e alla manifestazione degli episodi ritroviamo: anzitutto la deprivazione di sonno, in secondo luogo fattori medici (ad esempio febbre alta e infezioni) e fattori psicologici (ad esempio periodi di intenso distress, stanchezza o traumi). Infine anche l’uso di sostanze psicoattive, droghe o alcool può aumentare la probabilità dell’insorgenza del sonnambulismo.

Le evidenze in letteratura sostengono che il sonnambulismo cronico nei bambini sia associato ad altri disturbi del sonno, problemi comportamentali e deficit nella regolazione emotiva. Inoltre evidenze scientifiche più recenti supportano il ruolo importante di una buona qualità del sonno nello sviluppo cerebrale precoce, nei processi di apprendimento e nel consolidamento mnestico.

La diagnosi di sonnambulismo specialistica

E’ importante però considerare di consultare uno specialista nel caso in cui i sintomi siano persistenti per eseguire un adeguato percorso diagnostico. Infatti la diagnosi di sonnambulismo presenta similarità sintomatologiche con alcune forme di epilessia notturna.

La consultazione diagnostica presso uno specialista dei disturbi del sonno è indicata se:
– Gli episodi hanno una frequenza maggiore di 2 volte la settimana;
– Se durante la notte è presente più di un episodio;
– Se gli episodi si presentano in fasi successive del sonno (non entro 1-2 ore dall’addormentamento).
– Nel caso si presenti in età infantile, se il bambino oltre al sonnambulismo, presenta anche enuresi o appare particolarmente ansioso e agitato.

Nello specifico il percorso diagnostico prevede il colloquio clinico con lo specialista non solo del paziente ma anche dei familiari che hanno osservato gli episodi di sonnambulismo.
Una diagnosi di sonnambulismo di tipo strumentale (attraverso la video-polisonnografia) è necessaria in taluni casi valutati dallo specialista.

Il trattamento del sonnambulismo

Generalmente la prognosi e il decorso del sonnambulismo è benigno e tende ad andare incontro a remissione spontanea.
Tuttavia è importante capire come gestire le situazioni e gli episodi di sonnambulismo: l’approccio più utile in tal senso sembra essere quello comportamentale.

In generale è fondamentale conoscere e praticare alcune regole per una buona igiene del sonno: mantenere orari di addormentamento/risveglio regolari, evitare di dormire poco o di andare a dormire troppo tardi. Evitare l’uso di alcool e sostanze stupefacenti, e creare una routine di addormentamento. Un altro fattore che può essere utile è rappresentato dalle tecniche di rilassamento, che sono consigliate prima dell’addormentamento.

E’ importante anche mettere a punto e creare un ambiente sicuro per prevenire criticità e incidenti durante gli episodi: ad esempio, banalmente evitare di dormire in letti a castello, piuttosto che eliminare oggetti affilati, contundenti e fragili dalla camera da letto, nonchè predisporre cancelletti in prossimità di scale all’interno della casa. In aggiunta a queste strategie comportamentali, è indicato inoltre attuare interventi di tipo psicologico per far fronte ad eventuali fattori di stress che possono contribuire all’insorgenza e al mantenimento del sonnambulismo.

Nonostante questi accorgimenti, talvolta a seguito di un consulto diagnositico con uno specialista e una adeguata e approfondita analisi clinica è necessario un trattamento specialistico. Si tratta di un tipo di trattamento efficace e di stampo comportamentale e consiste in un protocollo di risvegli notturni programmati per una o più settimane. I risvegli notturni alterano i cicli del sonno della persona, modificando il pattern elettrofisiologico che sottende al disturbo. Il protocollo comportamentale risulta molto efficace, anche se faticoso, e consiste nel risvegliare la persona prima dell’orario in cui di solito si verificano gli episodi e in un secondo momento di facilitare nuovamente l’addormentamento.

In altri casi, per il trattamento del sonnambulismo in età adulta può essere utile un intervento che includa l’ipnosi. In altri casi, appropriamente valutati dallo specialista, alcuni casi di sonnambulismo possono essere trattati con un approccio farmacologico (antidepressivi, farmaci ansiolitici – sedativi e altre tipologie di farmaci) che si sono dimostrati utili nella diminuzione dell’incidenza degli episodi di sonnambulismo.

Bibliografia:

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