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Parafilia

Parafilia: definizione e differenze con il disturbo parafilico. Criteri diagnostici del disturbo parafilico, tipologie, eziopatologia, trattamento.

In ambito psicopatologico e sessuologico per parafilia si intende qualsiasi intenso e persistente interesse sessuale diverso dall’interesse sessuale per la stimolazione genitale o i preliminari sessuali con partner umani fenotipicamente normali, fisicamente maturi e consenzienti. Nelle parafilie dunque l’eccitazione sessuale viene suscitata in modo ricorrente da oggetti inusuali o da attività sessuali inusuali.

Parafilia

Cos è il Disturbo Parafilico?

La definizione di Disturbo Parafilico si applica nel momento in cui

  • una parafilia inizia a causare disagio o compromissione nella vita quotidiana della persona
  • una parafilia ha arrecato o rischiato di arrecare danni a se stessi o agli altri.

Riguardo ai criteri diagnostici per il Disturbo parafilico (nelle sue diverse tipologie)

  • il Criterio A specifica la natura qualitativa della parafilia (come ad esempio rivolgere l’attenzione sessuale verso i bambini)
  • il Criterio B precisa le conseguenze negative della parafilia, cioè disagio, compromissione o danno ad altri.

Cosa differenzia la Parafilia dal Distrurbo Parafilico?

La diagnosi di Disturbo Parafilico dovrebbe essere riservata a individui che soddisfano entrambi i Criteri A e B. Pertanto la parafilia è una condizione necessaria ma non sufficiente per avere un disturbo parafilico. Se un individuo soddisfa solo il Criterio A ma non il B per una particolare parafilia, allora si potrebbe dire che l’individuo ha una parafilia, ma non un disturbo parafilico.

Per diagnosticare un disturbo parafilico, il DSM 5 richiede che l’individuo

  • viva con disagio e angoscia il proprio interesse parafilico e che il disagio e l’angoscia non derivino semplicemente dalla disapprovazione sociale
  • oppure abbia un desiderio e/o comportamento sessuale che comporti un disagio psichico, danni fisici o la morte di un’altra persona
  • oppure nutra desiderio per comportamenti sessuali che coinvolgono altre persone non consenzienti, incapaci di dare un valido consenso  o coinvolte a loro insaputa.

E’ importante sottolineare che una persona può manifestare due o più parafilie in uno stesso periodo di vita e che spesso la parafilia e’ vissuta in perfetta egosintonia.

Disturbo parafilico: quali sono le tipologie?

Secondo il DSM5 si possono identificare otto diverse tipologie di disturbo parafilico.

  • Disturbo Voyeuristico
    Nel voyeurismo la persona trae eccitazione sessuale e gratificazione dall’osservare e guardare i corpi nudi di persone spesso non consapevoli di essere osservate e anche impegnate in attività sessuali. Una specifica va fatta nel caso in cui chi viene osservato e’ consapevole e consenziente: si parla in tal caso di troilismo. Il troilismo consiste nel trarre eccitamento sessuale dall’osservare – senza nascondersi- individui che hanno rapporti sessuali, che sanno di essere osservati e sono quindi consenzienti. Il voyeur vero e proprio invece si nasconde dalla vista degli altri e generalmente vuole raggiungere l’orgasmo attraverso la masturbazione, mentre sta osservando o in un secondo momento attraverso fantasie su ciò che ha osservato. Nell’ azione è passivo e il piacere deriva dal fatto che si viola l’intimità dei soggetti che vengono osservati, senza avere alcun bisogno di entrare in contatto con le vittime per ricavare piacere. Nelle forme più gravi il voyeurismo costituisce la forma esclusiva di attività sessuale.
  • Disturbo esibizionistico
    Il disturbo esibizionistico e’ un disturbo parafilico che consiste nell’esibizione dei propri genitali o organi sessuali a persone non consenzienti e spesso sconosciute e in situazioni inappropriate. Solitamente l’esibizionismo e’ prevalente nel genere maschile, ma in casi più rari può manifestarsi anche nelle donne.Come in altri disturbi parafilici l’esibizionista tende a oggettivizzare la vittima verso cui proietta i propri desideri e impulsi sessuali, mentre la vittima vive e subisce il fatto come un atto violento, non ricercato e non voluto. Gli uomini e le donne esibizionisti/e, solitamente non ricercano alcun approccio fisico o sessuale con l’estraneo vittima di queste attenzioni. In casi più rari, il comportamento esibizionista può essere accompagnato anche dalla masturbazione.
  • Disturbo Frotteuristico
    Secondo il DSM5 il Disturbo Frotteuristico e’ caratterizzato da intensa e ricorrente eccitazione sessuale manifestata attraverso fantasie, desideri e/o veri e propri comportamenti legati al toccare, o strusciarsi contro, una persona non consenziente. Per soddisfare il criterio di Disturbo Frotteuristico, tali fantasie e/o comportamenti devono manifestarsi per un periodo di almeno 6 mesi (in alternativa si puo’ definire la condizione parafilia ma non disturbo parafilico).
  • Disturbo da Masochismo Sessuale
    Nel disturbo da masochismo sessuale l’ eccitazione sessuale si manifesta in modo ricorrente e intenso attraverso fantasie, desideri o comportamenti derivanti dall’atto di essere umiliato/a, percosso/a, legato/a (bondage) da altri atti inducenti dolore e sofferenza (bruciature, perforazione della pelle, flagellazione, applicazione di scariche elettriche, etc). Tali comportmamenti e fantasie devono provocare disagio clinicamente significativo e devono avere una durata di almeno sei mesi. Spesso il masochismo sessuale puo’ essere una forma di parafilia nella maggior parte delle persone che hanno interessi masochistici che pero’ non soddisfano i criteri per la diagnosi di un disturbo parafilico. Fantasie e comportamenti sessuali di tipo sadomasochistico tra adulti consenzienti sono molto frequenti. L’attività masochistica tende a essere ritualizzata e di lunga durata. Il disturbo può essere accompagnato da asfissiofilia se il soggetto è attratto dalla pratica di raggiungere l’eccitazione sessuale connessa con la limitazione della respirazione (vedasi in seguito la specifica dell’ asfissiofilia come ulterirore disturbo parafilico).
  • Disturbo da Sadismo Sessuale
    Nel disturbo da Sadismo Sessuale l’ eccitazione sessuale si manifesta in modo ricorrente e intenso attraverso desideri, fantasie o comportamenti in cui si causa deliberatamente e intenzionalmente la sofferenza fisica o psicologica di un’altra persona. La maggior parte dei sadici sessuali ha persistenti fantasie in cui l’eccitamento sessuale è il risultato di sofferenze inflitte al partner, consenziente o meno. Se non sono soddisfatti i criteri per il disturbo da sadismo sessuale, il sadismo sessuale puo’ essere considerato una forma di parafilia; un comportamento sessuale sadico moderato è una pratica sessuale comune tra adulti consenzienti, e di solito è di portata limitata e non è nocivo. Tuttavia nel momento in cui tali comportamento, fantasie o impulsi di una persona provochino disagio clinicamente significativo o compromissione comportamentale e/o causano danni ad altri, si entra nell’area patologica del disturbo parafilico. Quando viene praticato con partner non consenzienti, il sadismo sessuale costituisce un’attività criminale. Il sadismo sessuale è particolarmente grave quando si associa al disturbo di personalità antisociale. Questa combinazione di disturbi è particolarmente resistente al trattamento psichiatrico e psicoterapico.
  • Disturbo Pedofilico
    La pedofilia è una forma di parafilia che causa danno agli altri ed è quindi considerato un disturbo parafilico. La diagnosi clinica del Disturbo Pedofilico secondo il DSM5 include i seguenti criteri:
    • Fantasie sessualmente eccitanti ricorrenti, impulsi o comportamenti che coinvolgono uno o più bambini in età prepuberale (solitamente ≤ 13 anni) che sono stati presenti per ≥ 6 mesi
    • La persona è spinta dall’impulso o è fortemente in difficoltà o alterata dagli impulsi e fantasie
    • La persona è ≥ 16 anni e ≥ 5 anni più grande del bambino bersaglio delle fantasie o dei comportamenti (ma vanno esclusi adolescenti più grandi di età che si trovano in rapporto continuo con un bambino di 12 o 13 anni).

Per la diagnosi dunque occorre tenere presente che il soggetto deve aver compiuto almeno 16 anni e la sua età deve essere almeno 5 anni maggiore del bambino (o dei bambini) verso il quale si manifestano le fantasie, i desideri o i comportamenti pedofilici. Il disturbo può essere di tipo esclusivo quando il paziente è attratto solo da bambini oppure non esclusivo. Spesso i soggetti affetti da Disturbo pedoofilico possono utilizzare la forza e minacciare fisicamente il bambino se rivelano l’abuso.

  • Disturbo Feticistico
    Il disturbo feticista consiste in un’ intensa e ricorrente eccitazione sessuale, per almeno sei mesi, manifestata attraverso fantasie, desideri o comportamenti, derivante dall’uso di oggetti inanimati o da un interesse molto specifico per una o più parti del corpo non genitali. Gli oggetti non devono limitarsi a capi di abbigliamento usati per il cross-dressing (come nel disturbo da travestitismo) oppure a strumenti specificamente progettati al fine della stimolazione tattile dei genitali (es. vibratore, falli di gomma, ecc.). Si puo’ caratterizzare anche come parafilia senza che siano soddisfatti i criteri di disturbo.
  • Disturbo da Travestitismo
    Il disturbo da Travesistitismo implica un’ eccitazione sessuale ricorrente e intensa, manifestata con fantasie, desideri o comportamenti, per almeno sei mesi, dervianti dal cross-dressing, ovvero dall’indossare capi di abbigliamento del sesso opposto. Un’ importante differenza rispetto al DSM IV-TR riguarda il disturbo da travestitismo, che identifica persone che sono sessualmente eccitate dal vestirsi come le persone del sesso opposto, ma che provano disagio nella loro vita sociale o lavorativa a causa di questo comportamento. Il DSM IV considerava in relazione a questo comportamento solo gli uomini eterosessuali, mentre il DSM 5 include ora in questa categoria anche donne e uomini omosessuali.
  • Disturbi parafilici non altrimenti specificati

Vi sono poi una serie di Disturbi parafilici non altrimenti specificati. Ad esempio, l’ asfissia autoerotica (altrimenti detta Asfissiofilia) è un Disturbo Parafilico non Altrimenti Specificato associata al Disturbo da Masochismo Sessuale (DSM V, 2013). Tra i vari tipi di comportamento sessuale atipici, probabilmente l’ asfissia autoerotica (un tempo chiamata anche ipossifilia) è tra le più pericolose (Prati, 2006). L’ asfissiofilia erotica (o autoerotica) è una pratica sessuale che attraverso la deprivazione di ossigeno al cervello, aumenta la sensibilità durante la masturbazione e l’orgasmo. La deprivazione di ossigeno può essere attuata in vari modi: attraverso l’utilizzo di lacci, sacchetti di plastica, compressione del torace, strumenti da soffocamento, immersione della testa in liquidi, stordimento da inalazioni di sostanze chimiche, impiego di maschere particolari (Myers et al., 2008). Soffermandoci sulla pericolosità di questa pratica, il rischio di decessi improvvisi è elevato, soprattutto se attuata in solitudine. Durante la deprivazione di ossigeno, da un lato si ha un aumento delle sensazioni di piacere, dall’altro diminuiscono i tempi di reazione. Capita spesso, infatti, che la persona non sia capace di liberarsi dalla morsa che si era creata e che muoia per soffocamento. È molto difficile stabilire l’epidemiologia del fenomeno, sia perché l’ asfissia autoerotica è una pratica molto privata e socialmente poco accettata, sia perché spesso vengono scambiate per casi di suicidio.

Tra le parafilie non altrimenti specificate puo’ rientrare anche il “devotismo”.
Il “devotismo” è traduzione culturale della categoria diagnostica “acrotomofilia”, che J. Money, psicologo e sessuologo, esplora scientificamente negli anni Ottanta, ovvero la capacità di provare interesse o eccitazione sessuale solo al cospetto di persone che hanno deformazioni o amputazioni agli arti o come nell’ abasophilia per gli ausili come le carrozzine, i gessi, le protesi ect. La componente patologica di questo fenomeno risiede e prende consistenza nel fatto che l’interesse è indirizzato solo verso la parte amputata o l’handicap e raramente verso la persona e le sue qualità umane. Nei devoti, spesso è compromessa l’area sociale, lavorativa e l’intimità emotiva e sessuale nei confronti del loro partner.
Questo tipo di parafilia si avvicina al feticismo, come pulsione sessuale diretta verso un oggetto inanimato. Come nel feticista, l’oggetto è indispensabile e imprescindibile per l’eccitamento e l’attività sessuale. I devoti tendono ad evitare la relazione intima col partner, e rendono erotico non uno stivale ma gli ausili di cui il disabile si serve o l’arto menomato. Nel devotismo, le persone chiedono di poter toccare le gambe, di guardare mentre la persona mangia, chiedono di poter pettinare i capelli o poterla accompagnare in bagno, e trattano la persona come un oggetto. La maggior parte dei devotee appartengono al gruppo degli “Amplovers” o amanti degli amputati.
L’attrazione sessuale può risiedere nel moncherino vero e proprio, nelle protesi, oppure nell’immaginario di quanto esiste sotto di essa.

Tra gli altri disturbi parafilici non altrimenti specificati sono inclusi, tra molti altri, l’ eccitazione sessuale legata alla zoofilia (animali), necrofilia (cadaveri), coprofilia (feci), clismafilia (clisteri) o urofilia (urine).

Eziologia e trattamento

Per la maggior parte dei disturbi parafilici deve essere considerata una complessa prospettiva multifattoriale e quindi un insieme insieme di fattori causali che hanno portato allo sviluppo di tali patologie. Da una parte considerando i fattori genetici e neurobiologici, alcuni studi hanno avanzato l’ipotesi di una disregolazione nei livelli degli androgeni e del testosterone in soggetti maschili affetti da disturbi parafilici. Tuttavia i modelli di eziopatogenesi ad oggi piu’ riconosciuti pongono l’accento sui fattori esperienziali e ambientali vissuti dalla persona nell’ambito delle relazioni e dei contesti di vita significativi. La storia dell’infanzia delle persone con parafilie spesso rivela che esse hanno subito abusi, traumi e maltrattamenti psicologici, fisici e/o sessuali.

Per quanto riguarda gli interventi terapeutici, i trattamenti più efficaci per la cura dei disturbi parafilici sono trattamenti che implicano l’integrazione tra la psicoterapia e un’adeguata terapia farmacologica.

Chiaramente i trattamenti avranno maggiore efficacia in quelle situazioni nelle quale il disagio sperimentato dal soggetto è rilevante e il soggetto richiede aiuto. Nel caso di molti disturbi parafilici, Il trattamento è meno efficace quando viene ordinato dal tribunale e la motivazione al trattamento e’ estrinseca, anche se molti soggetti anche in tali casi traggono comunque benefici dai trattamenti, come la psicoterapia di gruppo associata agli antiandrogeni.

Tra gli approcci psicoterapeutici, la terapia cognitivo-comportamentale si è rivelata un trattamento molto efficace nell’aiutare il soggetto gestire gli impulsi e le fantasie sessuali. Questo tipo di terapia mira ad identificare e modificare le credenze e i pensieri, che portano il soggetto a mettere in atto il comportamento disfunzionale sostituendo questo comportamento con altre modalità comportamentali piu’ funzionali. Gli approcci terapeutici in genere supportano il paziente assumondo un atteggiamento non giudicante e promuovono l’accoglienza e l’ empatia. In generale il trattamento e’ multiassiale e puo’ includere

  • specifici interventi cognitivo-comportamentali per modificare i pensieri sessuali disfunzionali, i comportamenti e e le emozioni che si attivano di fronte a una specifica situazione
  • training di abilità sociali-relazionali e di autoregolazione degli impulsi nella gestione delle relazioni affettive adulte
  • trattamento delle disfunzioni sessuali per affrontare le disfunzionalita’ legate alla sfera sessuale.

In merito al trattamento farmacologico, questo è ritenuto molto utile nel processo di trattamento di diversi disturbi parafilici in quanto ad esempio il trattamento mediante farmaci antiandrogeni contribuisce ad inibire la risposta degli ormoni sessuali provocando una diminuzione del desiderio e dell’eccitazione sessuale.

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