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Lo stereotipo di Jezebel e l’oggettificazione del corpo della donna: come il colore della pelle continua ad influenzarci

Lo stereotipo di Jezebel indica quel fenomeno per cui le donne di colore vengono viste come più promiscue rispetto alle donne bianche.

Di Raffaella Filograno

Pubblicato il 29 Nov. 2018

Aggiornato il 19 Dic. 2018 11:07

Nonostante i pregiudizi e gli stereotipi si siano attenutati nel tempo (per fortuna!), lo stereotipo Jezebel è ancora vivo e vegeto.

 

Il dibattito circa l’evoluzione dei pregiudizi nei confronti delle persone di colore è ormai presente da moltissimo tempo. Secondo dei ricercatori, però, l’oggettificazione sessuale delle donne di colore è un argomento che non è stato indagato a sufficienza. Per questa ragione è stata condotta una ricerca a riguardo.

In particolare i ricercatori hanno voluto indagare un determinato tipo di stereotipo, chiamato lo stereotipo di Jezebel. Con questo nome si vuole indicare quel fenomeno per cui le donne di colore vengono viste come più promiscue rispetto alle donne bianche. Il fenomeno si è diffuso e sviluppato a partire dalle vecchie immagini in cui le donne di colore erano raffigurate come prostitute, donne disinibite, il cui unico valore era quello sessuale.

L’autore dello studio Joel Anderson riferisce:

È importante capire perché attribuiamo determinate caratteristiche ad alcuni gruppi e quali sono i meccanismi che guidano questi processi cercando di comprendere i fattori di rischio che rendono certi gruppi sociali più soggetti a stereotipizzazione.

Come è stato indagato lo stereotipo di Jezebel e quali conclusioni è possibile trarre da questa ricerca?

In un primo studio, 38 studenti bianchi sono stati sottoposti ad un esperimento di eye-tracking, nel quale è emerso che per le donne di colore l’attenzione era rivolta alle parti sessuali del corpo, cosa che non accadeva per le donne bianche.

In due esperimenti successivi, che ha coinvolto 251 individui bianchi, i ricercatori attraverso un compito chiamato Go/No-Go, hanno valutato come variava la valutazione delle donne sulla base delle associazioni fatte tra l’etnia e determinati concetti. Sebbene le associazioni rilevate tra donne nere e donne bianche ed attributi umani non differivano di molto, le donne nere sono state associate con una frequenza maggiore ad animali ed oggetti rispetto alle donne bianche.

Sulla base di questi risultati, secondo Anderson lo stereotipo Jezebel è ancora vivo e, sebbene i pregiudizi e gli stereotipi si siano attenutati nel tempo, essi esistono ancora. Dallo studio si rileva infatti che le donne nere sono maggiormente soggette a oggettificazione e disumanizzazione rispetto alle donne bianche.

Lo studio non è tuttavia privo di limiti. In particolare, sono state usate categorie di individui specifiche (visivamente bianchi o neri) e questo potrebbe aver portato a trascurare la complessità del problema, infatti gli stereotipi tra individui neri potrebbero presentare pattern differenti.

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