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Roy F. Baumeister: psicologo sociale contemporaneo, tra i più influenti al mondo – Introduzione alla psicologia

Roy F. Baumeister è uno dei più citati psicologi sociali contemporanei. Tra i suoi maggiori successi, Willpower: Rediscovering the Greatest Human Strength

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 22 Nov. 2018

Roy F. Baumeister è nato il 16 maggio del 1953 a Cleveland ed è uno dei più citati psicologi sociali contemporanei.

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

 

Roy F. Baumeister: vita

Baumeister è il figlio maggiore di un insegnante e uomo d’affari immigrato ed ha studiato alla Princeton University, dove ha conseguito anche il dottorato. Successivamente, ha trascorso l’anno del post dottorato presso l’ Università della California a Berkeley e nel 1984 è diventato professore associato presso la Case Western Reserve University, dove ha lavorato fino al 1989. Durante questo periodo, è stato professore per un anno presso l’ Università del Texas ad Austin dal 1986 al 1987.

In seguito ha lavorato presso la Florida State University al dipartimento di psicologia sociale. Nel 2016 si è trasferito alla School of Psychology in Australia, dove attualmente insegna ancora.

Roy Baumeister è membro della Society for Personality and Social Psychology e dell’Association for Psychological Science. E’ stato nominato il ricercatore più citato nel 2003 e nel 2014.

La ricerca di Baumeister comprende molteplici ambiti, tra cui il sé e l’identità, l’autoregolamentazione, il rifiuto interpersonale e il bisogno di appartenere, la sessualità e il genere, l’aggressività, l’autostima, il significato e l’auto-presentazione.

Ha ricevuto borse di ricerca dal National Institutes of Health e dalla Templeton Foundation. Egli vanta oltre 500 pubblicazioni e 31 libri. Ha ottenuto diversi premi alla carriera dalla Società per la personalità e la psicologia sociale e dall’International Society for Self and Identity, e più recentemente il William James Award, il più alto riconoscimento assegnato dall’Association for psycological science.

L’Institute for Scientific Information lo elenca tra i pochi psicologi più influenti del mondo.

Baumeister: teoria e ricerca su autostima e dimensione di appartenenza

Roy Baumeister sin da sempre si è dedicato alla psicologia sociale e la sua ricerca si concentra su sei temi: l’autocontrollo, il processo decisionale, la necessità di appartenere e il rifiuto interpersonale, la sessualità umana, il comportamento irrazionale e autodistruttivo e il libero arbitrio.

Innanzitutto, Baumeister è partito dalla definizione del concetto di sé, basandosi sugli aspetti relativi alla percezione degli altri e come ci si relaziona e si agisce nelle relazioni sociali. Da questi concetti parte e si articola tutta la ricerca sull’autostima che è riassunta in un capitolo di libro intitolato “The Self” in The Handbook of Social Psychology .

Secondo Roy Baumeister, la lettura del mondo esterno si amplia dalla dimensione individuale a quella del proprio gruppo sociale, e di conseguenza l’ autostima deriva da un confronto con gli altri facenti parte del gruppo e può raggiungere anche condizioni estreme, sia in eccesso sia in difetto. Quando, infatti, si crede che la propria dimensione di appartenenza non abbia ricevuto il giusto assenso, può sfociare in episodi di rabbia e aggressività manifesta verso gli altri.

Secondo l’ipotesi di appartenenza, dunque, le persone creano prontamente delle relazioni sociali in più condizioni e resistono alla dissoluzione dei legami esistenti.

Roy Baumeister afferma che il bisogno di appartenenza è naturale negli esseri umani che tendono a creare delle relazioni sociali. Si tratta di una spinta normale che aiuta a distinguere un bisogno da un desiderio.

Sostanzialmente, le persone lottano per evitare la disintegrazione di queste relazioni sociali, per cui la mancanza di appartenenza avrebbe un impatto negativo a lungo termine sull’umore e sulla salute, e coloro che non riescono a soddisfare il loro bisogno di appartenenza potrebbero soffrire di problemi comportamentali e psicologici.

Secondo questa teoria dell’appartenenza, gran parte delle relazioni si basano e derivano dal legame di attaccamento e, in genere, sono prive di conflitti. Da qui nasce il concetto di relazione continua e continuata da cui genera qualsivoglia tipo di legame.

In fine, se una relazione finisce, il legame può essere spesso sostituito dalla creazione di un nuovo legame con un’altra persona. Baumeister inoltre dimostra come le persone cercano l’appartenenza in maniera diversa. Infatti, le donne preferiscono relazioni intime e strette, mentre gli uomini preferiscono molte relazioni, ma meno profonde. Gli uomini espletano il loro bisogno di appartenenza tramite un gruppo sociale di persone, piuttosto che in strette relazioni interpersonali.

L’ipotesi di appartenenza presuppone:

  • Elementi quantitativi: ovvero un numero di connessioni sociali significative che sia maggiore di 1;
  • Elementi qualitativi: non basta solo il numero delle connessioni sociali. Queste devono essere positive e durature.
  • La mancanza di relazioni sociali significative è correlata a vari effetti negativi sia sul piano della salute, sia dell’autoregolazione e del benessere. Nei casi più gravi, l’individuo può sperimentare sulla sua pelle l’esclusione sociale, ovvero l’esperienza di essere messo da parte fisicamente o emotivamente.

L’esclusione sociale si divide in:

  • Rejection, ovvero esperienze in cui l’individuo viene rifiutato attivamente e direttamente dal gruppo;
  • Ostracism, ossia un rifiuto sociale passivo, in cui si è semplicemente ignorati.
  • Quando l’ostracismo persiste nel tempo si parlerà di esclusione sociale cronica.

Di conseguenza, l’ostracismo risulta essere molto più dannoso e doloroso a livello psicologico del rifiuto sociale, perché l’individuo si sente disumanizzato. Coloro che subiscono l’ostracismo tendono a giudicare loro stessi come meno umani, o meno dotati di quelle caratteristiche e attributi giudicati fondamentali nel definire l’idea di natura umana stessa.

Baumeister: teoria e ricerca sull’autoregolazione

Roy Baumeister ha studiato anche l’autoregolazione e ha coniato il termine “depletion ego” per descrivere la capacità degli esseri umani di autoregolarsi.

Questa teoria è stata elaborata da Baumeister e Dianne Tice, sua moglie, dopo aver conseguito un test destinato a diventare famoso come l’esperimento dei biscotti al cioccolato.

L’esperimento consisteva nel mettere in laboratorio biscotti al cioccolato e altre leccornie a base di cacao. Individuarono, di conseguenza, due gruppi di persone: il primo fu invitato a mangiare a piacimento dolci e cioccolatini e al secondo fu ordinato di guardare, di resistere alla tentazione del cioccolato e di accontentarsi, per mettere a tacere lo stomaco, di ravanelli.

Poi, entrambi i gruppi erano stati invitati a risolvere un problema che non aveva una soluzione. Si ottenne che i componenti del gruppo che aveva mangiato a piacimento il cioccolato resistettero 19 minuti, in media, prima di cedere alla frustrazione e di arrendersi. I componenti del secondo gruppo cedettero alla frustrazione molto prima, in media dopo appena 8 minuti. In base a quanto emerso dall’esperimento Baumeister concluse che tutti possiedono dell’autocontrollo che si rinnova ogni giorno, ma è esauribile. Quindi, trattandosi di una specie di tesoretto, deve essere costantemente rinnovato, altrimenti finisce.

Ulteriori ricerche di Baumeister e colleghi hanno portato allo sviluppo del modello di forza dell’autocontrollo, che paragona l’impoverimento dell’ego alla stanchezza che deriva dall’esercizio fisico. Quindi, l’autocontrollo può essere rafforzato nel tempo, proprio come un muscolo.

Nel 2010 un gruppo di ricercatori guidati da Martin Hagger ha effettuato una meta-analisi su 83 studi che riferiscono i risultati di 198 diversi esperimenti indipendenti, i quali confermarono quanto già sostenuto da Roy Baumeister nella teoria dell’ego depletion. Successivamente, lo psicologo pubblica insieme a John Tierney un libro che in pochi giorni si afferma come un autentico best-seller: Willpower: Rediscovering the Greatest Human Strength. Oltre ai diritti d’autore, Roy Baumeister si guadagna un assegno di un milione di dollari messo a disposizione dalla Templeton Foundation.

Baumeister: teoria e ricerca su sessualità, pulsioni e libero arbitrio

Una serie di studi sulla sessualità umana hanno portato Baumeister ad affermare che l’influenza della cultura e della natura sulla sessualità varia per genere. La sessualità femminile è più culturale e la sessualità maschile è più naturale. Inoltre, esiste una differenza di genere che influenza la gestione dell’impulso sessuale. Gli uomini, in media, vogliono più sesso delle donne e le interazioni sessuali possono essere analizzate in termini di analisi costi-benefici.

Baumeister affronta, inoltre, il tema del libero arbitrio dal punto di vista della psicologia evolutiva. Egli sostiene che il libero arbitrio è una forma avanzata di autocontrollo dell’azione che consente agli esseri umani di agire in modo pro-sociale verso il loro interesse personale, poiché agire in questo ambito equivale a rispondere a pulsioni o istinti evolutivamente più antichi. Baumeister e colleghi hanno dimostrato che l’incredulità applicata al libero arbitrio può indurre le persone ad agire in modi dannosi per se stessi e per la società.

Roy Baumeister ha coniato, dunque, il termine plasticità erotica, che rappresenta la misura in cui il proprio desiderio sessuale può essere modellato da fattori culturali, sociali e situazionali. Egli sostiene che le donne hanno un’alta plasticità erotica, il che significa che il loro desiderio sessuale può cambiare più facilmente in risposta a influenze esterne. Invece, gli uomini hanno una bassa plasticità erotica e quindi hanno impulsi sessuali relativamente rigidi.

 

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

Sigmund Freud University - Milano - LOGORUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Baumeister, R. F. (2015). Conquer yourself, conquer the world. Scientific American, 312(4), 60-65. doi:10.1038/scientificamerican0415-60
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  • Baumeister, R. F., Vohs, K. D., & Masicampo, E. (2014). Maybe it helps to be conscious, after all: Commentary on Newell and Shanks. Behavioral and Brain Sciences, 37, 20-21.
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