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Il rapporto conflittuale tra madre e figlia: quale ruolo nell’associazione tra abuso infantile e rischio suicidario in adolescenza?

I ricercatori del Mt. Hope Family Center dell'Università di Rochester hanno indagato il rischio di suicidio in adolescenza rilevando come la qualità della relazione madre-figlia e l’intensità del loro conflitto siano fattori diretti nell’associazione tra maltrattamento in infanzia e pensieri suicidari in adolescenza.

Di Gaia Butti

Pubblicato il 13 Nov. 2018

Aggiornato il 18 Apr. 2019 13:44

Secondo il Centers for Disease Control and Prevention (CDC), il suicidio è la seconda causa di morte negli adolescenti (10-24 anni) negli USA (la morte accidentale è la prima causa). In generale i pensieri suicidari si presentano maggiormente nelle ragazze che nei ragazzi.

 

I dati provenienti dalla letteratura dimostrano che più sono gravi e pervasivi i pensieri suicidari, maggiore è la probabilità di tentare un suicidio. Proprio per questo motivo, comprendere la causa dei pensieri suicidari è fondamentale per prevenire efficacemente il suicidio e per la progettazione di interventi efficaci.

Il presente studio si inserisce in un progetto sviluppato dai ricercatori dell’Università di Rochester che stanno cercando di capire come è possibile prevenire il suicidio all’interno di alcune popolazioni degli Stati Uniti. Inoltre, il lavoro svolto dal Mt. Hope Family Center, dall’University Medical Center for the Study and Prevention of Suicide (CSPS) e dall’Injury Control Research Center for Suicide Prevention è stato uno dei principali programmi di ricerca della nazione per quasi un quarto di secolo. Questi centri sono conosciuti per la ricerca sul rischio di suicidio tra gli anziani, i militari e coloro che sperimentano la violenza del partner e l’uso di sostanze.

Per le premesse di cui sopra, oggi sempre più attenzione all’interno di questi centri viene posta anche al rischio suicidiario in adolescenza. In particolare, i ricercatori del Mt. Hope Family Center dell’Università di Rochester hanno individuato la qualità della relazione madre-figlia e l’intensità del loro conflitto come due fattori diretti che sottolineano l’associazione tra il maltrattamento del bambino e i pensieri suicidari durante l’adolescenza.

Lo studio

Lo studio, pubblicato sulla rivista Suicide and Life Threatening Behavior, ha raccolto un campione di 164 coppie madre-figlia, le quali vivevano in una condizione socio-economica precaria. Le ragazze, adolescenti (con un’età media di 14 anni), avevano tutte ricevuto una diagnosi di depressione; il 66.3 % di loro erano afroamericane, il 21.3% caucasiche ed infine il 14% latine.

I ricercatori hanno voluto indagare 3 variabili distinte, che associavano il maltrattamento precoce nell’infanzia a pensieri suicidari nelle ragazze adolescenti: 1. Qualità della relazione madre-figlia 2. Conflitto madre-figli 3. Sintomi depressivi degli adolescenti.

Sono state considerate come forme di maltrattamento sia abusi emotivi, fisici e sessuali sia trascuratezza emotiva e fisica. Nello studio il 51.8% delle ragazze erano state maltrattate almeno una volta durante la loro vita.

I ricercatori hanno così scoperto che i pensieri suicidari e i pensieri ricorrenti di morte si presentavano più frequentemente tra le adolescenti con una storia di maltrattamenti, rispetto alle adolescenti che non ne avevano subiti. Come evidenziato dai risultati, l’ideazione suicidaria si presentava nell’11.7% delle adolescenti depresse non maltrattate, mentre nell’26.8% delle adolescenti depresse maltrattate.

Alcune riflessioni conclusive

Oggi, grazie alla letteratura, sappiamo che un attaccamento sicuro, che presuppone una relazione calda, accudente e coerente tra madri e figli è fondamentale per uno sviluppo sano del bambino. Inoltre questi presupposti perdurano anche nell’adolescenza, nonostante gli adolescenti passino più tempo con i loro amici e meno tempo a casa con la loro famiglia.

Secondo i ricercatori dell’Università di Rochester, i giovani maltrattati rispondono bene agli interventi relazionali per il trattamento della depressione, come ad esempio la psicoterapia interpesonale per gli adolescenti, che si concentra sul contesto interpersonale della depressione. La terapia familiare basata sull’attaccamento si è dimostrata efficace nel ridurre i pensieri suicidari tra gli adolescenti, poiché mira a rafforzare il funzionamento della famiglia e la relazione di attaccamento tra genitori e adolescenti.

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