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Terapia EMDR e Mindfulness: ridefinire il paradigma delle terapie basate sul trauma – Report dal workshop con Jamie Marich

Terapia EMDR e Mindfulness: workshop tenuto da Jamie Marich volto all'integrazione del trattamento EMDR e quello Mindfulness per il trauma

Di Elena Mannelli

Pubblicato il 27 Nov. 2018

Il 17 e 18 novembre, a Milano, presso l’auditorio San Paolo, la dr.ssa Jamie Marich ha tenuto il workshop su EMDR e Mindfulness.

 

Il titolo è piuttosto interessante, ci sono ben tre tra le parole chiave più in voga del momento, nel campo della ricerca scientifica psicologica e sicuramente della clinica: Mindfulness, Trauma e Emdr, in un tentativo di integrazione.

La curiosità non deve essere stata solo della sottoscritta vista la numerosissima affluenza di persone all’evento organizzato dalla Società internazionale di Scienze Cognitive ISC.

EMDR e Mindfulness:

I lavori cominciano puntuali al mattino del sabato dove Jamie Marich si presenta. E’ fondatrice e direttrice del Mindful Ohio, e dell’Institute for creative mindfulness, oltre ad essere consulente e trainer EMDR certificato dalla EMDRIA, con 17 anni di esperienza nel campo dei servizi sociali e del counseling, compresi anni spesi in Bosnia Erzegovina in aiuti umanitari.

Ha tra i titoli quello di LPCC-S (Licensed supervising Professional Clinical Counselor) e LICDC (Licensed Independent Chemical Dependency Counselor) e REAT (Registered Expressive Arts Therapist). È insegnante di yoga e meditazione con una lista di libri di sua pubblicazione tra cui EMDR Made it simple e EMDR & Mindfulness for Trauma Focused Care. Il workshop è aperto anche a chi non ha alcuna formazione EMDR, ma per alzata di mano circa l’80% degli auditori era formato.

EMDR e Mindfulness: integrabili?

L’obiettivo delle giornate pare essere quello di capire, e spiegare, l’EMDR con le lenti della Mindfulness.

Sono state numerose le volte infatti, in cui è stato sottolineato come le due prospettive non siano in alcun modo slegate, a partire dal fatto che Francine Shapiro, fondatrice dell’approccio terapeutico EMDR, è stata da sempre estremamente interessata alla medicina mente e corpo e alla meditazione Mindfulness. Fu per caso, anzi per serendipità, che comprese il potere della stimolazione bilaterale su sé stessa mentre passeggiava (sarà stata una meditazione camminata?).

Proprio in questo spirito la mattina, così come durante tutti e due i giorni, vengono guidate diverse pratiche di Mindfuless.

La prima è per i 5 sensi, una pratica volta a coinvolgere vista, udito, tatto, odori e sapori prima di fermarsi sul respiro. La pratica è condotta in modo molto caldo e accogliente. Si ricorda spesso che si è “invitati” a fare la pratica, ma solo se ce la sentiamo, con gli occhi aperti o chiusi, come preferiamo nel pieno rispetto di noi. E direi in pieno stile Mindfull. Così avviene anche per la pratica in movimento, e gli esercizi di stretching. Vanno bene da seduti, vanno bene da in piedi, vanno bene comunque. Il pubblico partecipa volentieri a tutto quanto e viene ben coinvolto e accompagnato tra le pratiche.

Mindfulness: gli studi sull’efficacia

Si comincia dunque a parlare di Mindfulness, che cos’è e da dove viene, il numero esponenziale di ricerche negli ultimi anni, le sue origini buddiste e l‘importanza di praticarla prima di insegnarla. Brevi accenni che davano giustamente per scontato che il pubblico fosse abbastanza erudito in tal senso. Viene ribadito come non si tratti di una pratica volta necessariamente a trovare calma benessere, ma al contrario, come possa essere, a volte, estremamente sfidante soprattutto per persone che hanno subìto traumi e ai quali si chiede di provare a fermarsi e “stare con”.

Rispetto a questo, numerose volte viene ribadita l’importanza di adattare e modificare tutto sulla base del paziente. Non è importante stare seduti a respirare, la Mindfulness si può praticare in ogni attività purché si comprendano gli specifici bisogni della persona che abbiamo di fronte, soprattutto con pazienti traumatizzati.

La prima definizione fornita non è quella di Kabat Zinn, che viene comunque doverosamente citato, ma ha a che vedere proprio con la traduzione della parola Mindfulness dal sanscrito: più che consapevolezza significa “tornare alla consapevolezza” contribuendo effettivamente a dare il senso dell’intenzionalità di riportare la mente al qui ed ora.

Ampio spazio viene dato alla definizione di Bishop, Lau e Shapiro, (2014) che vedono la Mindfulness come

Autoregolazione dell’attenzione che l’individuo volge alla consapevolezza conscia delle proprie esperienze immediate, adottando un atteggiamento di curiosità, apertura e accettazione.

Gli studi sulla Mindfulness attualmente si stanno moltiplicando anno dopo anno: sono circa 500 dal 2012 quelli peer-reviewed con l’unanime tendenza di sottolineare numerosi effetti benefici a livello fisiologico e psicologico. In particolare: per la riduzione della reattività emotiva (Keng, Smoski, & Robbins 2011) o per la riduzione dei livelli di ansia, depressione e stress, al pari, come minimo degli interventi CBT (Khoury, Lecomte, Fortin et al. 2013). In crescita anche la ricerca nel campo della psicologia evolutiva che comincia a produrre importanti risultati per quanto riguarda soprattutto il miglioramento delle capacità cognitive e della resilienza allo stress (Zenner, Herrnleben-Kurz, Walach, 2014.)

Un accenno anche ai vari tipi di protocolli che hanno integrato la Mindfulness nelle procedure cliniche dall’ MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction), all’ MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy) al MBRP (Mindfulness Based Relapse Prevention) fino alla DBT (Dialectical Behavior Therapy) e all’ACT (Aceptance and Commitment Therapy).

A momenti didattici (se così si vuol dire poiché restano molto interattivi) vengono intervallati momenti decisamente più prolungati di pratica.

EMDR e mindfulness con le persone traumatizzate

In un tentativo di integrare i due approcci vengono citati studiosi di trauma e Mindfulness. E’ Van der Kolk ( 2014) che parla di Mindfulness come essere in grado di osservare dall’alto, in modo calmo e oggettivo, i nostri pensieri, le nostre sensazioni e le nostre emozioni, prendendoci il tempo necessario per rispondere. Tale processo concede al nostro cervello esecutivo la possibilità di inibire, organizzare, e modulare le reazioni automatiche innate pre-programmate all’interno del cervello emotivo.

I soggetti traumatizzatI hanno spesso paura di sentire; le pratiche della Mindfulness, amplificando la loro esperienza sensoriale possono orientarli a questo processo e aiutarli ad affrontarlo con calma, inoltre favoriscono la tolleranza alla sofferenza in quanto aumenta la consapevolezza della mutevolezza degli stati emotivi. lnfine la mindfulness calma il sistema parasimpatico, riducendo le risposte distruttive del sistema attacco/fuga (Van Der Kolk, 2014)

Vengono proposte in forma esperenziale alcune abilità (skills) che vanno dalla pratica di Esercitare la consapevolezza (con la pratica sui sensi e sul respiro respiro), al Body Scan (seconda abilità), fino alla Tecnica del Flusso di Luce (terza).

Di interesse rilevante è la possibilità di utilizzare la tecnica del flusso di luce con un fine simile al “posto sicuro” dell’EMDR. Spesso infatti quest’ultimo può risultare difficile da identificare o evocare mentre la suddetta tecnica prevede la visualizzazione di un fascio di luce, appunto, in grado di calmarci. Una luce di qualunque colore purché calmante o associato a felicità e benessere. E’ tramite questa luce che si segue una scansione del corpo fino a liberarlo da qualsiasi stato tensivo negativo. In aggiunta, da un punto di vista mindfull, il fascio di luce, al contrario del “posto sicuro” è molto più radicato nel qui ed ora dell’esperienza.

Interessante è che ogni pratica viene proposta in molte delle sue varianti, e anche nel materiale consegnato ampio spazio viene dato alla possibilità di modificare gli esercizi, soprattutto in popolazioni particolari come possono essere i pazienti con traumi, abusi o stati dissociativi.

La quarta abilità è “contra e rilassa”; viene proposto un esercizio di contrazione e rilassamento dei muscoli delle braccia (ma è possibile effettuarlo su qualunque altro muscolo del corpo) da effettuare in modo mindful dapprima ognuno con i suoi tempi, e poi bilateralmente, integrando i benefici propri dell’EMDR. L’abilità quarta è la meditazione camminata la quale vanta una tradizione millenaria nella cultura buddista.

EMDR: le origini

Il pomeriggio della prima giornata prosegue con un altro esercizio di respirazione diaframmatica per poi proseguire in un’altra abilità che è la respirazione UjJay (respiro del suono dell’oceano, della vittoria o di Dart Fenerer proprio per la qualità del suono emesso che ricorda effettivamente il personaggio di Guerre Stellari).

In questo respiro sia l’inspirazione che l’espirazione avvengono attraverso il naso e se la bocca e la gola vengono messe in un modo particolare (estremamente difficile renderlo in scrittura, molto più semplice seguire lei durante la dimostrazione) si può riproporre il suono dell’oceano. Le labbra sono non totalmente serrare con la gola contratta leggermente chiusa. Si inspira con il naso con la pancia che si gonfia e si espira nuovamente con il naso (anche se uscirà un po’ anche dalla bocca l’idea è che il flusso passi solo dalle narici).

Il pomeriggio è maggiormente trauma-orientato pertanto viene presentata una breve infarinatura sull’ EMDR soprattutto per la minoranza degli auditori senza formazione specifica. Si parla della sua nascita e del suo nome (Eye Movement Desensitizaion Reprocessing) che tuttavia, specifica, essere fuorviante poiché non è soltanto la stimolazione con gli occhi a poter apportare benefici ma anche quella tattile così come quella uditiva.

La storia nasce con la scoperta di Francine Shapiro e del suo primo studio protocollo sistematizzato (EMD) e pubblicato nel1989. Anno in cui sa EMD si passa a EMDR. Ad oggi è uno dei trattamenti più oggetti a ricerca nell’ambito del PTSD e viene considerato da Shapiro come un trattamento distino dalla psicoterapia.

Durante le ore pomeridiane viene effettuata una simulata di seduta EMDR con una volontaria del pubblico, seduta lunga al seguito della quale non viene aperto nessun dibattito anche nel rispetto della persona ma si riprenderanno i commenti l’indomani. La richiesta è quella di provare a notare (tanto per citare un linguaggio comune ad entrambi) quali sono le skill mindful che possono essere ritrovate nella seduta EMDR (come il body scan di chiusura e i numerosi “prenda un respiro” al termine di ogni set di stimolazione) e la grande affinità di forme verbali utilizzate “cosa nota adesso?” o ancora “vai con questo” frase tipica durante le sessioni di EMDR. È derivante dalla meditazione Vipassana che etiomologicamente significa “visione chiara”. Molti la considerano una forma di EMDR senza movimenti oculari.

EMDR e mindfulness: come personalizzare le sedute

Il giorno dopo è molto dinamico e meno teorico. Si aprono i dibattiti e le pratiche. Più tempo per la consapevolezza del respiro e del corpo in movimento e tempo per le domande circa la seduta del giorno precedente. L’invito era, da un lato notare quanto i due approcci potessero apparire integrati o integrabili, dall’altro quanto la seduta EMDR condotta da Jamie potesse, invece, essere diversa dalla formazione “europea” se così la possiamo definire.

Emergono alcuni concetti chiave rispetto a queste differenze: primo fra tutti l’importanza di cucire addosso al paziente la seduta stessa. Non c’è una stimolazione migliore, non c’è da cambiarla se al paziente sta bene, si può ricorrere alla meditazione camminata e al grounding purchè funzioni bene alla persona che abbiamo di fronte.

Alcune pratiche della mindfulness sono ideali come lavoro di preparazione poiché preparano il cervello a compiere il suo lavoro, così come può essere utile ricorrervi per chiudere la seduta per regolare le emozioni anche tra sessione e sessione. Si torna a praticare un body scan in una delle sue forme varianti. Ci tocchiamo ogni parte del corpo oggetto di scansione portandovi consapevolezza.

A seguito viene presentata l’ultima abilità che è la tapping meditation altro non è che l’abbraccio a farfalla dell’EMDR dove viene ribadita l’importanza di trovare il ritmo giusto perché ognuno di noi possa trovarlo calmante.

EMDR e Minfulness: la dancing mindfulness

Una nuova seduta di EMDR viene proposta nella giornata di domenica con un’altra persona volontaria al seguito della quale si prova a tracciare le fila di unione tra i due approcci.

La terapia EMDR è concettualizzata anche come estensione della pratica Mindfulbess soprattutto tenendo presente che il pensiero di F. Shapiro ha avuto origine dalla meditazione mente e corpo (Marich & Dansiger, 2017).

Infine si parla di Dancing Mindfulness, pratica ideata da Jamie stessa. L’obiettivo è quello di fare in modo che i pazienti si muovano in modo naturale e organico. Lei ha scoperto che qualsiasi invito a compiere movimenti naturali, che la persona veda come danza o no, possono essere un invito per integrare la mindfulness nella vita quotidiana. Negli interventi sul trauma lavorare sui movimenti può essere utile quando la persona si trova bloccata.

Due giornate senza dubbio piacevoli dove sicuramente aver avuto conoscenze di entrambi gli approcci ha aiutato a comprenderne maggiormente gli aspetti interni integrabili e di vicinanza che altrimenti sarebbero potuti apparire forse poco chiari.

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SCRITTO DA
Elena Mannelli
Elena Mannelli

Psicologa Cognitivo-Comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bishop, S.R., Lau, M., Shapiro F., Carlson, L., Anderson, N.D., Carmody, J.& Devins g. (2004). Mindfulness: a proposed operational definition. Clinical Psychology: Science and Practice, 11, 230-241
  • Keng, S., Smoski, M., & Robins, C. (2011). Effect of mindfulness on psychological healt: a review of empirical studies. Clinical Psychology Review, 31, 1041-1056
  • Khoury, B., Lecomte T., Fortin, G., Masse, M. Therien, P., Bouchard, V., Chaplei, M.,Paquin, K., & Hofman, S. (2013). Mindfulness-based Therapy: A comprehensive meta-analysis. Clinical Psychology review, 33, 763-771.
  • Marich, J. & Dansiger, S. (2017). EMDR Therapy and mindfulness in traima focused care. New Yorl: Springer Puclishing Company
  • Van der Kolk, B. (2014). The body keeps the score: brain, mind and body in the healing of trauma. New York, Viking.
  • Zenner, C., Herrnleben-Kurz S., & Walach, H. (2014). Mindfulness based intervention in schools. A systematic review and meta-analysis. Frontiers in Psychology, 5, 603.
Siti presentati al convegno con contenuti scaricabili:  
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