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Tecnologia e DOC: una nuova applicazione per ridurre le compulsioni

Una nuova App permette di trattare le compulsioni riguardanti il lavarsi le mani e la paura di contaminazione in pazienti con Disturbo Ossessivo Compulsivo

Di Erica Benedetto

Pubblicato il 22 Nov. 2018

Aggiornato il 08 Mag. 2019 10:03

I ricercatori del dipartimento di Psicologia dell’Università di Cambridge hanno sviluppato un’applicazione per smartphone che sembra possa aiutare a ridurre le compulsioni nel Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC)

 

Tra i sintomi più comuni del Disturbo Ossessivo Compulsivo, il 46% dei pazienti presenta la compulsione che riguarda il lavarsi le mani, oltre ad un’eccessiva paura di contaminazione (Jalal, Brühl, O’Callaghan, Piercy, Cardinal, Ramachandran & Sahakian, 2018).

Non c’è dubbio che questi comportamenti abbiano un impatto decisivo sulla vita del paziente, sulle sue relazioni e sulla sua vita lavorativa. I comportamenti ripetitivi sono associati ad una “rigidità cognitiva”, cioè all’incapacità di adattarsi a nuove situazioni o a sottostare a nuove regole.

Pertanto, porre fine alle compulsioni richiede una flessibilità cognitiva che rende il paziente in grado di dedicarsi ad altre attività (Vaghi, Vértes, Kitzbichler, Apergis-Schoute, Van Der Flier, Fineberg, & Bullmore, 2017).

Una nuova modalità di trattamento

Molto spesso i pazienti affetti da DOC ricevono la diagnosi dopo anni e anni di sofferenza e, di conseguenza, iniziano tardi il trattamento che, perciò, può risultare poco efficace.

Il trattamento tradizionale del Disturbo Ossessivo Compulsivo consiste in una combinazione di terapia farmacologica e una forma di psicoterapia cognitivo-comportamentale denominata ERP- Esposizione con Prevenzione della Risposta. Questa tecnica richiede ai soggetti un enorme sacrificio e sforzo emotivo, in quanto essi vengono sottoposti ad elevato stress.

Per via delle difficoltà al trattamento di alcuni pazienti DOC, i ricercatori hanno ideato una tecnica alternativa per trattare le compulsioni riguardanti il lavarsi le mani e la paura della contaminazione (Jalal & Ramachandran, 2017). L’intervento può essere effettuato tramite un’applicazione dello smartphone e consiste nel far guardare ai pazienti video di loro stessi mentre si lavano le mani o toccano superfici contaminate.

Lo studio

Lo studio condotto dai ricercatori di Cambridge ha coinvolto 93 partecipanti non patologici che hanno ottenuto un punteggio alto nella paura della contaminazione secondo il Padua Inventory Contamination Fears Subscale. Non è stato utilizzato un campione composto da pazienti con diagnosi DOC per evitare che l’intervento potesse potenzialmente peggiorare i sintomi.

I 93 partecipanti sono poi stati suddivisi in tre gruppi: i soggetti del primo gruppo hanno guardato video nello smartphone in cui venivano ripresi durante il rituale di lavarsi le mani; il secondo gruppo ha guardato video in cui venivano ripresi mentre toccavano delle superfici contaminate e il gruppo di controllo ha guardato video in cui venivano messi in atto movimenti neutrali con le mani.

I video sono stati visti per 30 secondi, per 4 volte al giorno. Dopo una settimana, i partecipanti del primo e del secondo gruppo sono migliorati, mostrando una riduzione dei sintomi e una maggiore flessibilità cognitiva rispetto al gruppo di controllo. Nella media, il gruppo uno e il gruppo due hanno migliorato del 21% i punteggi alla Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale (YBOCS), la scala più usata nell’assessment clinico per la gravità dei sintomi ossessivo-compulsivi.

Alcuni dei soggetti hanno riferito che, durante il giorno, riuscivano a ritardare la compulsione di lavarsi le mani anche per più di due ore, utilizzando in sostituzione i video dell’applicazione.

In conclusione

Questa nuova applicazione potrebbe essere utile a stimolare nei pazienti il coinvolgimento in attività quotidiane piuttosto che imbattersi in rituali e comportamenti compulsivi (Jalal et al., 2018).

Nonostante i risultati siano incoraggianti e le previsioni dell’utilizzo di questo tipo di tecnologia siano entusiasmanti, il concetto richiede ulteriori ricerche e, soprattutto, va esaminato l’utilizzo dell’intervento con lo smartphone su pazienti con diagnosi di DOC.

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