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Violenza in TV e nei social: è un fattore di rischio per lo sviluppo dell’aggressività negli adolescenti?

La violenza vista in TV e sui social network influirebbe sui comportamenti aggressivi degli adolescenti. Gli altri fattori sono da ricercare in famiglia

Di Giovanni Belmonte

Pubblicato il 27 Nov. 2018

Quotidianamente siamo esposti a notizie che riguardano episodi di aggressione, o di vero e proprio bullismo, da parte di singoli o di baby gang, spesso composte da ragazzi/e adolescenti. Tali episodi avvengono spesso tra coetanei, ma non solo.

 

Vi sono diversi elementi che favoriscono o contrastano la messa in atto di comportamenti aggressivi. Tra questi fattori a livello individuale si considera ad esempio la personalità; al livello familiare, uno stile genitoriale autoritario; a livello sociale, ad esempio vivere in un contesto considerato “a rischio”. A riguardo, è utile distinguere tra fattori di protezione, ovvero le risorse presenti nella vita dell’individuo che favoriscono uno stato di benessere e salute e i fattori di rischio, che invece incidono negativamente rispetto al funzionamento dell’individuo, favorendo l’esordio di condizioni psicopatologiche.

Fattori di rischio per lo sviluppo dei comportamenti aggressivi negli adolescenti: lo studio

Il Dr. Khurana, professore dell’Università dell’Oregon ed i suoi collaboratori, hanno condotto una ricerca allo scopo di esaminare gli effetti che l’esposizione a programmi TV violenti e alti livelli di conflittualità familiare, hanno sulla messa in atto di comportamenti aggressivi da parte degli adolescenti.

I ricercatori hanno condotto un sondaggio online che è stato somministrato a un campione di circa 2000 adolescenti, di età compresa tra i 14 e i 17 anni. L’obiettivo era quello di indagare quali film e spettacoli avessero visto e quante volte, se fossero stati recentemente coinvolti in una lotta fisica, in atti di bullismo o di cyberbullismo. Rispetto al conflitto familiare, agli adolescenti è stato chiesto, con quale frequenza, nelle loro famiglie, avvenissero episodi di critica, litigi e scontri fisici.

Altre domande erano inerenti a quanto tempo i genitori trascorressero a dialogare con loro, a svolgere attività insieme, ma indagavano anche la supervisione dei genitori rispetto all’utilizzo dei media, come limitare o vietare la visione di contenuti violenti. Per quanto riguarda i livelli di impulsività e ricerca di sensazioni forti, sono stati misurati mediante l’utilizzo di questionari self report.

Khurana ha affermato

La violenza dei media è un noto fattore di rischio per l’aggressività in adolescenza. Lo scopo, in questo studio, era osservare il grado d’incidenza unico di questo fattore rispetto agli altri e in interazione con gli altri.

TV e social: andrebbero visti con mamma e papà

I ricercatori hanno evidenziato che l’osservazione ripetuta nel tempo di episodi di violenza attraverso i media, da sola, rappresenta un rilevante fattore di rischio per i comportamenti aggressivi, anche in presenza di punteggi bassi per gli altri fattori di rischio.

Khurana ha aggiunto

L’effetto è senza dubbio maggiore se sono presenti anche altri fattori di rischio, come i conflitti familiari e l’impulsività, ma resta significativo anche in assenza delle altre categorie.

I ricercatori hanno inoltre rilevato che la supervisione genitoriale si configura come un importante fattore di protezione. A tal proposito, Khurana ha detto:

E’ stato interessante osservare che, anche per gli adolescenti che presentavano elevati punteggi in tutte le dimensioni, il monitoraggio dei genitori ha continuato a fornire un effetto protettivo contro le tendenze aggressive.

Questo studio mette in evidenza l’importanza di monitorare le attività dei propri figli, non solo rispetto alla scuola e alle amicizie, ma anche rispetto ai contenuti con cui vengono in contatto mediante l’utilizzo dei media, come TV e social. I genitori dovrebbero assicurarsi, per quanto possibile, che la visione dei media sia appropriata all’età. E’ importante specificare che solo la condizione in cui l’esposizione avviene in maniera ripetuta nel tempo, può rappresentare un fattore di rischio.

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