expand_lessAPRI WIDGET

Rendimento scolastico in adolescenza: metodo di studio, emozioni, dimensione relazionale

Rendimento scolastico in adolescenza: sono molti i fattori che lo influenzano. Dallo sviluppo cognitivo all'inidividuazione dei tratti di persnalità; dai vissuti emotivi agli stili relazionali, fino a motivazione e metodo di studio. Se il rendimento non è buono, occorre considerare tutti questi aspetti

Di Manuel Luciani

Pubblicato il 24 Ott. 2018

Aggiornato il 25 Giu. 2019 12:49

E’ bravo ma non si applica: è forse una delle affermazioni più tipiche che i genitori si sentono dire dagli insegnanti. Solitamente viene utilizzata quando lo studente, seppur dimostrando delle capacità intellettive nella norma, non riesce a portare a termine l’anno scolastico con valutazioni idonee.

 

Lo psicologo viene spesso interrogato sulle motivazioni che possono essere alla base di tale mancanza di risultati. A porre la domanda non sono soltanto i genitori, ma anche gli insegnanti, che continuamente si chiedono dove risiedano gli errori nel proprio metodo di insegnamento. Riassumendo, non esiste una risposta semplice alla domanda riguardo il rendimento degli studi degli adolescenti. I fattori sono molteplici, e attraverso l’analisi di questi si può giungere ad alcune soluzioni.

Rendimento scolastico: come funzionano metodo di studio, apprendimento e memoria

Una teoria da tenere in considerazione riguardante i processi di apprendimento e memoria, è quella di Craik e Lockhart (1972). Questi autori hanno affermato che il classico metodo della ripetizione meccanica degli argomenti di studio non è sufficiente per formare degli apprendimenti duraturi. In pratica non basterebbe leggere e ripetere un argomento per impararlo, bensì sarebbe fondamentale che si effettui un ripasso elaborativo e profondo. Gli studenti dovrebbero riflettere sui significati delle informazioni, creando associazioni con le informazioni più vecchie.

Secondo Gray (2002), le modalità di consolidamento dell’informazione nella memoria a lungo termine possono essere:

  • la ripetizione meccanica
  • l’elaborazione
  • l’organizzazione
  • la visualizzazione.

Il fine dell’elaborazione è quello di capire ciò che si sta studiando, comprenderne la logica (Craik e Tulving, 1975). L’organizzazione del materiale di studio è un altro passaggio fondamentale, ad esempio raggruppando informazioni simili tra loro, formando un discorso logico, soggettivo e non dispersivo. Come dimostrato dagli esperimenti di Halpern (1986), è molto utile l’organizzazione gerarchica, ovvero il raggruppamento delle informazioni in categorie, ed il raggruppamento delle categorie simili in categorie di ordine ancora superiore. Per fare un esempio, il processo è il medesimo che si utilizza in un libro di studio, dove vi è un capitolo che raccoglie paragrafi simili per argomento ed ogni paragrafo raccoglie sottoparagrafi simili tra di loro. In questo modo si garantisce un ordine, una prevedibilità ed una maggiore comprensione dello studio. Con la visualizzazione, invece, si può intendere la teoria della doppia codifica di Paivio (1986), in cui si sostiene la forte efficacia del processo di consolidamento della memoria se, questa è associata ad un’immagine. Negli esperimenti, infatti, se si associano immagini durante l’apprendimento di nuove nozioni aumenta l’efficacia di tale apprendimento, poiché i due codici (visivo e linguistico) sono interagenti.

Concludendo, si può iniziare a sostenere che un possibile errore dello studente riguarda il proprio metodo di studio e l’applicazione delle tecniche sbagliate di consolidamento della memoria. Cominciare modificando questi aspetti, sostituendo ad esempio la ripetizione meccanica passiva delle informazioni, può essere un inizio nel miglioramento dello studio.

Rendimento scolastico e metodo meta-cognitivo

Per Meta-Cognizione si intende

Qualsiasi conoscenza o processo cognitivo, che è coinvolto nella valutazione, nel monitoraggio o nel controllo della cognizione. (Wells, 2002).

È una sorta di cognizione della cognizione. La conoscenza metacognitiva include la consapevolezza delle proprie abilità cognitive (sono bravo in matematica) e delle strategie cognitive (devo prendere appunti per riuscirci). La regolazione metacognitiva ha la funzione di coordinare la cognizione e comprende due aspetti: il monitoraggio (monitorare costantemente la corretta esecuzione) e il controllo cognitivo (di inibire le altre attività inutili)( Koriat et al. 2006).

Il costrutto di metacognizione fu introdotto da Flavell negli anni ’70, indicando proprio la consapevolezza delle strategie riguardanti tutti i processi cognitivi, ovvero la memoria, l’apprendimento o l’attenzione.

Oggi il lavoro metacognitivo è utilizzato per tutti gli studenti che possiedono difficoltà di studio, e soprattutto sono stati scritti molti manuali per l’utilizzo di questa tecnica nelle disabilità intellettive lievi e moderate, nei disturbi specifici dell’apprendimento e nell’autismo ad alto funzionamento.

In Italia è stato studiato soprattutto dal gruppo MT di Padova, da cui scaturisce il Questionario metacognitivo per il metodo di studio. Il gruppo ha individuato diverse componenti importanti per l’apprendimento ed il rendimento scolastico, riguardanti: le strategie di apprendimento, gli stili cognitivi, la metacognizione e l’atteggiamento verso la scuola e lo studio (Cornoldi, De Beni, 2012). Secondo gli autori, in sintesi, per un buon metodo di studio bisogna prendere in considerazione i seguenti aspetti: la motivazione allo studio (coloro che studiano per se stessi e cercano di migliorarsi per soddisfazione personale hanno risultati migliori), l’organizzazione, l’elaborazione, la flessibilità e la partecipazione in classe. Dal punto di vista metacognitivo sono importanti la concentrazione, la selezione degli argomenti, la capacità di autovalutazione, le strategie di preparazione alle prove e la sensibilità metacognitiva. Infine è importante osservare il rapporto con i compagni, con gli insegnanti, la presenza di ansia durante l’orario scolastico, l’atteggiamento verso la scuola e l’impegno. Il manuale del gruppo MT, può essere un valido aiuto per fornire degli strumenti validi all’apprendimento scolastico.

Rendimento scolastico in adolescenza: fattori relazionali e sviluppo della personalità

L’adolescenza è un periodo fondamentale della crescita dell’individuo, sia dal punto di vista dello sviluppo cerebrale, sia per quanto riguarda la formazione delle personalità o per la maturazione delle funzioni esecutive. L’adolescenza è caratterizzata da alcune peculiarità che ne caratterizzano il comportamento come la ricerca di novità, il forte coinvolgimento sociale, la maggiore intensità delle emozioni, una forte componente di creatività (con lo sviluppo del pensiero concettuale e del ragionamento astratto), con una valorizzazione delle capacità del singolo ( Siegel, 2013). Si vive in questi anni lo sviluppo delle capacità di autoriflessione, della capacità morale, decisionale, di integrazione cerebrale. Gli studenti possono essere ancora troppo impulsivi per scegliere lo studio basandosi sui propri hobby o le amicizie, inoltre sono caratterizzati da quello che Siegel chiama pensiero iper-razionale, ovvero dalla ricerca del piacere, senza prendere in considerazione le conseguenze negative future del proprio comportamento. Le connessioni neurali aumentano in questi anni, e con queste le integrazioni tra le diverse aree cerebrali, garantendo lo sviluppo di nuove capacità e di grandi opportunità per quanto riguarda l’intervento clinico ed il miglioramento delle proprie capacità (Gogtay et al 2004; Ernst et al. 2015; Almed et al. 2015). Quando gli adolescenti non hanno un buon rendimento scolastico, si può andare ad osservare la loro motivazione allo studio, e l’effettiva quantità di tempo passato nello studio. Il dialogo è una componente fondamentale tra l’adulto e lo studente, per aiutarlo a comprendere l’importanza dello studio, considerando anche le grandi capacità cerebrali lungo quest’età, il cambiamento ed il miglioramento della propria razionalità e del rendimento scolastico, è sicuramente possibile.

L’adolescente si trova nel periodo della formazione della propria personalità, di cui è componente fondamentale l’Identità. Uno degli aspetti che si indaga per verificare lo sviluppo di un’Identità integrata, è proprio il rendimento scolastico. Una crisi d’identità, o la formazione di un’Organizzazione di Personalità patologica, si riflette nell’adolescenza anche attraverso l’oscillazione del rendimento scolastico, nella carente organizzazione allo studio, nella mancanza di interesse verso la scuola, sino anche all’abbandono scolastico (Ammaniti, Fontana, DiMarco, 2012). Alcuni possono sentirsi inadatti, troppo brutti, con una percezione di incompiutezza affettiva, relazionale ed erotica, tale da non permettergli di potersi presentare a scuola (Pietropolli Charmet, 2012) L’osservazione del rendimento scolastico può essere, quindi, un’indizio per lo psicologo di problematiche legate alla personalità, e può essere precursore anche possibili disturbi del comportamento alimentare (Montecchi, 2016), alla presenza di eventi stressanti nella vita dell’adolescente. In questi casi, solo la presenza di uno psicologo all’interno della scuola può garantire una corretta valutazione.

Aspetti relazionali

Per quello che riguardo le relazioni problematiche tra pari, viene riportata una correlazione tra il basso rendimento scolastico e vittime di bullismo, che per via di questa condizione non riescono ad applicarsi al meglio nello studio (Dazzi, Madeddu, 2009). Inoltre esistono innumerevoli esempi clinici di adolescenti con famiglie problematiche e basso rendimento scolastico. Ad esempio, Pietropolli Charmet e Riva (2001) descrivono alcuni casi di abbandono scolastico, di assenze ingiustificate o di mancanza di risultati positivi in termini di voti, come conseguenza di problematiche di tipo relazionale-emotivo con i propri genitori. Secondo Minuchin (2007), vi è un’impossibilità nel dividere la coppia individuo-famiglia che è in stretta interdipendenza, sia per quello che riguarda le relazioni problematiche, sia per quanto riguarda un eventuale processo di cambiamento, in cui è necessario un accordo tra entrambe le parti. Anche in questo caso lo psicologo potrebbe valutare la condizione familiare dello studente, ed un eventuale lavoro con tutti i componenti.

Un esempio diverso può essere quello di un ragazzo che lascia la scuola dopo aver subito un’umiliazione da parte di un insegnante (Pietropolli Charmet, 2009). Nella comunicazione tra adolescente e adulto è fondamentale che vi sia rispetto, con una valorizzazione e comprensione dei cambiamenti e delle decisioni che avvengono nei giovani. Questi dovrebbero sentirsi capiti dagli adulti, accettati anche quando commettono degli errori, così da potervi rimediare (Siegel, 2013). Una buona relazione con gli insegnanti si collega ad una maggiore motivazione nell’apprendimento scolastico ( Crosnoe, Johnson e Elder, 2004), quindi può risultare fondamentale anche l’osservazione ed il controllo di quest’ultimo aspetto.

Rendimento scolastico in adolescenza: fattori emotivi

Lo stretto collegamento tra emozioni e apprendimento viene fatto notare anche da Immordino-Yang (2016), osservando che i bambini orfani, cresciuti con una mancanza di interazioni sociali emotive soddisfacenti, mostravano anche minori capacità di apprendimento. In un altro esperimento, l’autrice ha dimostrato che coloro che apprendono meglio le strategie per risolvere alcuni problemi presentavano anche un’attivazione emotiva, osservata ad esempio tramite la sudorazione, a differenza di coloro che non mostravano questi aspetti fisiologici. In un terzo esperimento, venivano indotte delle emozioni ai partecipanti, raccontando alcune storie di carattere emotivo. Solo coloro in cui si verificava una maggiore attivazione dell’insula anteriore e del tronco encefalico mediale, mostravano in seguito le capacità di apprendimento da queste storie, dimostrando di essere in grado di prenderne spunto per le decisioni riguardo il proprio futuro. Queste aree cerebrali rappresentano un’attivazione inconsapevole e prettamente emotiva che si accompagna alla comprensione.

Apprendimento ed emozioni sono strettamente legate anche dal punto di vista neuroscientifico, anche se il soggetto non ne è consapevole; questo legame permette una maggiore flessibilità e generalizzazione di ciò che si impara.

Nelle scuole dovrebbe essere tenuto in considerazione che l’aspetto emotivo degli adolescenti è strettamente collegato al rendimento scolastico. Come abbiamo visto, le emozioni possono essere compromesse da uno sviluppo problematico della personalità, dalle relazioni con i pari, con i genitori, con gli insegnanti, oppure da eventi stressanti in generale poichè causano attivazioni di emozioni negative che possono compromettere la motivazione e l’apprendimento stesso. Osservare le emozioni degli studenti, cercare di curarne la relazione, e comprenderne le motivazioni, sono aspetti fondamentali per il rendimento scolastico, insieme all’acquisizione di un buon metodo di studio. Questi processi possono essere attivati con successo soltanto da una stretta collaborazione tra psicologi, insegnanti e la famiglia, elaborando insieme il miglior percorso di recupero tra quelli disponibili.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Almed, S.P., Bittencourt-Hewitt, A., Sebastin, L. (2015). Neurocognitive bases of emotion regulation development in adolescence. Developmental cognitive neuroscience. 15:11-25.
  • Ammaniti, M., Fontana, A., Di Marco, G. (2012). La valutazione dei processi di strutturazione della personalità in adolescenza: l’intervista IPOP-A. in Madeddu, F. Preti, E. (a cura di ), la diagnosi strutturale di personalità secondo il modello di Kernberg (pp. 111.123). Milano: Cortina.
  • Cornoldi, C., De Beni, R., Gruppo MT (2012). Imparare a studiare 2. Strategie, stili cognitivi, metacognizione e atteggiamenti nello studio. Trento: Erickson
  • Craik, F.I., Lockhart, R.S. (1972). Level of processing: a framework for memory research. Journal of verbal Learning and verbal behavior. 11, 671-684.
  • Craik, F.I., Tulving, E. (1975). Depth of processing and the retention of words in episodic memory. Journal of exp. Psychol. : general. 104, 268-294.
  • Crosnoe, R., Johnson, M.K., Elder, G.H. (2004). Intergenerational bonding in school: the behavioral and contextual correlates of student-teacher relationships. Sociology of education. 77:60-81.
  • Dazzi, S., Madeddu, F. (2009). Devianza e antisocialità. Milano: Cortina
  • Ernst, M., Torrisi, S., Balderston, N., Grillin, C., Hale, E.A. (2015). FMRI functional connectivity applied to adolescent neurodevelopment. Annu. Rev. Clin. Psychol. 11:361-377.
  • Gogtay, N., Giedd, J.N., Lusk, L., Hayashi, K.M., Greenstein, D., Vaituzis, A.,C., et al. (2004). Dynamic mapping of human cortical development during childohood through early adulthood. Proceeding national acad. Sciences USA. 101(21): 8174-8179.
  • Gray, P. (2002). Psychology. Fourth edition. Worth publishers
  • Halpern, A.R. (1986). Memory for tune titles after organized or unorganized presentation. American journal og psychology. 99, 57-70.
  • Immordino-Yang, M.H. (2016). Emotions, Learning and the brain. Exploring the educational implications of affective neuroscience. (tr Ita. Neuroscienze affettive ed educazione. Milano: Cortina).
  • Koriat, A., Ma'ayan, H., & Nussinson, R. (2006). The intricate relationships between monitoring and control in metacognition: Lessons for the cause-and-effect relation between subjective experience and behavior. Journal of Experimental Psychology: General, 135(1), 36.
  • Minuchin, S., Nichols, M.P., Lee, W.Y. (2007). Assessing families and couples. From symptom to system. Pearson education, Inc.
  • Montecchi, F. (2016). I disturbi alimentari nell’infanzia e nell’adolescenza: comprendere, valutare e curare. Milano: Franco Angeli
  • Paivio, A. (1986). Mental representation. A dual coding approach. New York: Oxford University Press.
  • Pietropolli Charmet, G., Riva, E. (2001). Adolescenti in crisi, genitori in difficoltà: come capire ed aiutare tuo figlio negli anni difficili. Milano: Franco Angeli
  • Pietropolli Charmet, G., Piotti, A. (2009). Uccidersi: il tentativo di suicidio in adolescenza. Milano: Cortina
  • Pietropolli Charmet, G. (2012). La paura di essere brutti: gli adolescenti e il corpo. Milano: Cortina
  • Siegel, D.J. (2013). Brainstorm: the power and purpose of the teenage brain. Penguin. New York.
  • Wells, A. (2002). Disturbi emozionali e metacognizione. Nuove strategie di psicoterapia cognitiva. Edizioni Erickson: Trento.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Differenziazione emotiva e sviluppo: il periodo critico dell'adolescenza
Quale emozione sto provando? Le difficoltà degli adolescenti nel riconoscere e discriminare le proprie emozioni

Nel corso della crescita, la capacità di differenziazione emotiva segue uno sviluppo non lineare riguardo la discriminazione delle emozioni negative: la capacità di differenziazione emotiva diminuisce in adolescenza rispetto all’infanzia per innalzarsi di nuovo con il passaggio nella prima età adulta.

ARTICOLI CORRELATI
All I want for Christmas is Truth. Scoprire che Babbo Natale non esiste è traumatico?

Quando i bambini scoprono che Babbo Natale non esiste? Verso gli 8-9 anni (ma vi è un’estrema variabilità). Come avviene questa scoperta? 

La diagnosi di sordità del proprio figlio: un percorso di elaborazione del lutto

In questo articolo vengono presentati i risvolti psicologici di ognuna delle cinque fasi di elaborazione della diagnosi di sordità

WordPress Ads
cancel