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Disgusto e moralità nel DOC: evidenze sperimentali – Report del Congresso SITCC 2018, Verona

Durante il Congresso SITCC 2018 tenutosi a Verona, alcuni relatori hanno delineato le caratteristiche del disgusto nel Disturbo Ossessivo Compulsivo e i suoi legami non solo con il timore di contaminazione, ma anche con il senso di colpa deontologico, portando dati da studi di neuroimaging e psicofisiologici.

Di Roberta Trincas

Pubblicato il 08 Ott. 2018

Aggiornato il 12 Lug. 2022 10:44

Il simposio sul legame tra disgusto e moralità, organizzato dalla Dott.ssa Luppino (Scuola di Psicoterapia Cognitiva – SPC, Roma) e presentato al convegno SITCC 2018 tenutosi a Verona nei giorni scorsi, presenta quattro lavori che portano prove a favore della stretta relazione tra disgusto fisico e disgusto morale.

 

In generale, il disgusto è stato considerato un’emozione di base che porta il soggetto ad allontanare una sostanza nociva o disgustosa, come feci o vomito, mentre il disgusto morale nello specifico riguarderebbe azioni immorali, come rubare o mentire.

È stato ampiamente dimostrato come il disgusto abbia un ruolo nella fenomenologia di diverse patologie (fobie, disturbi alimentari, disturbi sessuali). In questo simposio i relatori hanno delineato le caratteristiche del disgusto nel Disturbo Ossessivo Compulsivo e i suoi legami non solo con il timore di contaminazione, ma anche con il senso di colpa deontologico, portando dati da studi di neuroimaging e psicofisiologici.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO L’IMMAGINE

 

disgusto morale e doc SITCC 2018

 

Cristina Ottaviani (Dipartimento di Psicologia Università di Roma La Sapienza, Laboratorio di Neuroimmagini IRCCS Fondazione Santa Lucia, Roma) ha presentato una relazione dal titolo Mi lavo ossessivamente perché il mio senso di colpa deontologica mi fa sentire disgustato!

Nello studio hanno ipotizzato l’esistenza di una relazione tra il senso di colpa deontologico, i correlati fisiologici del disgusto e comportamenti di lavaggio simil ossessivo-compulsivi. A tal fine hanno confrontato due gruppi di soggetti, ad uno inducevano senso di colpa altruistico, all’altro la colpa deontologica. Successivamente, veniva chiesto loro di lavare un cubo, durante questo compito veniva monitorata la frequenza cardiaca e lo stato emotivo tramite VAS (scale visuo-analogiche). Ciò che hanno osservato è che il senso di colpa deontologico ha correlati psicofisiologici (livelli di Heart Rate Variability) simili all’emozione del disgusto (attivazione del parasimpatico) e si associa ad un aumento dei comportamenti compulsivi (maggiori controlli nel lavaggio del cubo). In seguito al compito di lavaggio si osserva inoltre la riduzione del battito cardiaco, attribuibile alla riduzione del disgusto data dal lavaggio. Questi effetti si sono osservati maggiormente nei soggetti con tendenze ossessive elevate.

Annalisa Bello (Associazione di Psicologia Cognitiva, Lecce) ha presentato il lavoro sperimentale intitolato “Rubber Hand Illusion: an ally against OCD”, nel quale, utilizzando il paradigma dell’illusione della mano di gomma (Rubber Hand Illusion, RHI) hanno ipotizzato che il disgusto fisico e morale potessero influire sulla consapevolezza e sul senso di ownership (i.e. appartenenza).

La mano di gomma utilizzata è stata contaminata da stimoli che evocano sia disgusto fisico (false feci) sia disgusto morale (calco della mano di un pedofilo). È stata misurata anche la frequenza cardiaca. Dai risultati si è dimostrato che il disgusto morale tende ad avere un effetto significativamente diverso da quello fisico, in quanto riduce l’illusione e il senso di appartenenza che generalmente si osserva in tale paradigma. In altre parole, il disgusto morale influisce significativamente sull’illusione percettiva.

Marzia Albanese (Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Roma) ha presentato “Correlati Elettrofisiologici del Disgusto Morale e Fisico”, il cui obiettivo era quello di distinguere i correlati neurofisiologici dei due tipi di disgusto mediante la registrazione dei potenziali eventi correlati (ERP).

Gli autori hanno sviluppato un paradigma sperimentale specifico che prevede la registrazione ERP durante l’osservazione di scenari fisicamente o moralmente disgustosi abbinati a stimoli. I risultati confermano che i correlati elettrofisiologici si mostrano diversi per i due tipi di disgusto.

Infine, Brunetto De Sanctis (Scuola di Psicoterapia Cognitiva – SPC, Roma), con il lavoro “Contro-condizionamento (Cc) e modulazione del disgusto: uno studio pilota su un campione non clinico”, partendo dalla considerazione che l’Esposizione con Prevenzione della Risposta sembra avere maggiore efficacia nella riduzione dell’ansia ma non su quella del disgusto, ha indagato l’efficacia delle tecniche di contro-condizionamento su un campione non clinico.

I soggetti sono stati divisi in tre condizioni (Cc classico vs autoefficacia percepita vs fierezza morale). I soggetti sono stati esposti a stimoli disgustosi e poi controcondizionati con stimoli piacevoli diversi nelle varie condizioni. Gli autori hanno osservato una riduzione dei livelli di disgusto a seguito di contro-condizionamento, in particolare nella condizione di Cc morale.

I risultati degli studi presentati si mostrano interessanti in termini di maggiore comprensione del ruolo del disgusto nel DOC, ma anche di implementazione di tecniche di intervento focalizzate sul disgusto morale, utili per il trattamento di questo disturbo.

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