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I 5 tratti che spiegano l’uomo ideale (da un punto di vista evoluzionistico)

Secondo la psicologia evoluzionistica la scelta del partner è determinata dall'obiettivo della sopravvivenza e della trasmissione dei geni alla prole. Sono stati identificati 5 criteri che sembrano guidare la scelta femminile dell'uomo ideale: ricchezza, status, età, impegno e condizione fisica.

Di Emanuele Volpato

Pubblicato il 18 Set. 2018

Aggiornato il 27 Giu. 2019 12:34

Sebbene i campi della psicologia evoluzionistica si siano estesi sempre più, uno specifico comportamento umano rimane uno dei più tradizionali e meglio documentati capisaldi di ricerca dell’intera disciplina: la scelta del partner.

 

La psicologia evoluzionistica, negli ultimi 30 anni, è passata da disciplina maggiormente focalizzata sullo studio di specifici comportamenti (riproduzione ed aggressività ad esempio) a settore scientifico che sta attivamente contribuendo a spiegare ogni genere di comportamento umano, dall’intenzione suicidaria alla cooperazione, dalle molestie sessuali alle sindromi cliniche.

Sebbene i campi di ricerca della psicologia evoluzionistica si siano estesi sempre più, uno specifico comportamento umano rimane uno dei più tradizionali e meglio documentati capisaldi di ricerca dell’intera disciplina: la scelta del partner.

La riproduzione è un motore vitale dell’esistenza umana e comportamenti quali scelta del compagno, l’investimento nella relazione affettiva, la gelosia e i tradimenti sono stati (e continuano ad essere) studiati approfonditamente.

Per capire perché certi criteri di selezione si siano evoluti e continuino a permanere è necessario essere a conoscenza di 2 aspetti:

  1. Dal punto di vista evoluzionistico il concetto di preservazione e trasmissione dei geni è un concetto fondamentale. Maschi e femmine differiscono in quanto a preferenze per la scelta del partner e strategie riproduttive, ma l’obiettivo comune resta quello di difendere e tramandare i propri geni nel modo più efficace possibile.
  2. Anche se il modello cacciatori-raccoglitori ha smesso di guidare la nostra vita circa 10.000 anni fa soppiantato da un modello stanziale basato sull’agricoltura, il nostro patrimonio genetico (che regola il comportamento) è rimasto sostanzialmente immutato non essendo riuscito (ancora) ad adeguarsi ad un mondo più recente e molto più diverso.

5 criteri che guidano le donne nella scelta del partner

Avendo chiare queste premesse, in questo articolo sono evidenziati alcuni studi presenti in letteratura circa le conoscenze ad oggi ottenute indagando le preferenze femminili nella scelta del partner.

  1. Ricchezza: nella storia della specie umana le donne hanno affrontato il problema della prospettiva e della qualità della vita dei futuri figli optando per partner che detenevano più risorse e che avrebbero potuto utilizzarle nell’allevamento dei propri figli (Buss, D. M, 2012). Poiché nella specie umana la ricchezza è generalmente trasmissibile, un partner che possedeva molte risorse avrebbe potuto anche trasferire la ricchezza alla prole, garantendo a loro (e quindi anche ai geni della madre) maggiore probabilità di sopravvivenza.
  2. Status: come la ricchezza (e ad essa correlata) lo status nella specie umana è trasmissibile. Gli uomini che posseggono status sociale elevato detengono generalmente le migliori risorse, e se nell’antichità ciò poteva significare più cibo, al giorno d’oggi può comportare ad esempio la possibilità di accedere alle università più prestigiose (e costose) e a conoscenze importanti. Uno studio (Buss & Schmitt, 1993) condotto su donne di tutto il mondo ha rilevato che per prendere in considerazione un maschio per una relazione a lungo termine detenere un ottimo impiego o aver scelto una carriera promettente è considerata una caratteristica altamente desiderabile.
    Una ricerca recente che supporta tale posizione (Dunn & Searle, 2010) ha evidenziato che l’attrazione femminile provata per un uomo è significativamente correlata al tipo di auto che l’uomo guida (attrazione più intensa nel caso di auto lussuose e meno intensa nel caso di auto meno lussuose). Tale cambiamento non si verifica a parti inverse, ossia quando l’uomo deve giudicare il livello di attrazione provato nei confronti di una donna che guida differenti tipi di auto.
  3. Età: le donne hanno una preferenza universale per uomini più vecchi di loro e generalmente l’intervallo desiderato è compreso tra i 3 e 6 anni, variando tra cultura e cultura (Buss et all., 1990). Gli studi condotti nell’ambito della scelta del partner hanno approfondito l’importanza attribuita all’età, e nello studio di Buss e Schmitt (1993) condotto su uomini e donne di 5 nazioni diverse (Zambia, Colombia, Polonia, Italia e USA) si sono ottenute le prime evidenze che l’età del possibile partner è un fattore molto importante; le donne di tutte le culture riportavano una preferenza per uomini più vecchi (dai 3 anni nel caso degli Stati Uniti ai 4.5 nel caso della Colombia).
    Per spiegare tale fenomeno la psicologia evoluzionistica propone lo status sociale come spiegazione di tale fenomeno: generalmente un maschio più anziano detiene uno status sociale superiore rispetto a uno più giovane, e come si è visto un elevato status sociale è un fattore altamente ricercato.
  4. Impegno: l’impegno è definibile in termini evoluzionistici come un atteggiamento d’investimento nei confronti di un partner identificabile e quantificabile tramite azioni quali lasciare una precedente partner per la nuova compagna, discutere con essa di argomenti quali il matrimonio e il desiderio di avere figli (Buss, 1989); l’impegno è profondamente connesso alla fedeltà, ossia al restare fedeli alla propria partner anche in presenza di possibili alternative e anche quando la partner non è fisicamente presente. Pensando alle condizioni di vita che caratterizzavano il paleolitico, uno dei problemi adattivi più importanti per una donna dal punto di vista della sopravvivenza era selezionare un compagno che volesse investire, che fosse disposto quindi a impiegare tempo e risorse nella crescita dei figli senza abbandonarla. Segnali che caratterizzano l’impegno da parte del maschio sono quindi, anche ai giorni nostri, la disponibilità, il sostegno alla compagna (investimento di tempo ed energie) e ovviamente la fedeltà.
  5. Condizione fisica: se le nostre antenate avessero scelto un compagno che si fosse ammalato presto, fosse affetto da malattie o da altri problemi di natura fisica, la possibilità di perdere il proprio partner (e con esso protezione e risorse) nell’ambiente ostile che caratterizzava lo scenario di vita pre-agricolo sarebbe stata estremamente elevata. Da allora, i geni che guidano alla scelta del partner maschile spingono la femmina a cercare un compagno in buona forma fisica e in salute. Un indice che permette di prevedere quale sarà un maschio apprezzato consiste nel livello di simmetria facciale (una buona simmetria è un indice molto affidabile di assenza di malattie): ricerche hanno confermato che un individuo con un volto simmetrico sarà molto più apprezzato di uno con un volto meno simmetrico (Thornhill & Gangestad, 1997). Un altro indice di buona salute è la mascolinità, intesa come espressione di alti livelli di testosterone (condizione raggiungibile a patto di essere in buona salute) e riscontrabile tramite indizi quali mascella ampia e zigomi pronunciati. Una recente meta-analisi condotta su 10 studi che si sono occupati di indagare il livello di attrazione dei volti umani ha confermato che quelli caratterizzati da forti tratti di mascolinità sono valutati come maggiormente attraenti (Rhodes, 2006).

Per concludere

Anche se questi 5 punti sono stati quelli più studiati in ottica evoluzionistica per cercare di comprendere la scelta femminile del partner, ulteriori tratti sono risultati buoni predittori in tal senso.

Volendo prendere ad esempio solamente un paio di ulteriori fattori l’ambizione è molto apprezzata in un uomo (Buss, 1989), così come l’altezza fisica (Courtiol, Raymond, Godelle & Ferdy, 2010).

Sebbene le evidenze ottenute fino ad ora siano state raggiunte tramite studi condotti sulle più svariate culture e siano risultate globalmente confermate, certe differenze (soprattutto circa il grado di importanza attribuita a ciascun tratto) sono emerse tra cultura e cultura. Tali differenze non devono essere lette come una criticità alle teorie evoluzionistiche, poiché, come ben spiegano gli studiosi Kurzban e Haselton (2006), gli psicologi evoluzionistici legittimano tali divari come adattamenti comportamentali che rispondo ai specifici fattori sociali ed ecologici locali che caratterizzano la cultura di riferimento.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Buss, D.M. (1989). Love acts: The evolutionary biology of love. In Sternberg, R. J. & Weis, K. The Psychology of Love, Yale University Press.
  • Buss, D.M. (2012). Evolutionary psychology: the new science of the mind, 4th edition. Pearson Education.
  • Buss, D.M., Abbott, M., Angleitner, A., Asherian, A., Biaggio, A. (1990). International Preferences in Selecting Mates. Journal of cross-cultural psychology, 21(1), 5–47.
  • Buss, D.M., Schmitt, D.P. (1993). Sexual strategies theory: An evolutionary perspective on human mating. Psychological Review, 100, 204–232.
  • Courtiol, A., Raymond, M., Godelle, B., Ferdy, J.B. (2010). Mate choice and human stature: Homogamy as a unified framework for understanding mating preferences. Evolution, 64, 2189–2203.
  • Dunn, M.J., Searle, R. (2010). Effect of manipulated prestige-car ownership on both sex attractiveness ratings. British Journal of Psychology. 101, 69–80.
  • Kurzban, R., Haselton, M.G. (2006). Making hay out of straw? Real and imagined controversies in evolutionary psychology. In J. H. Barkow (ed.). Missing the Revolution: Darwinism for Social Scientists (149–61). Oxford: Oxford University Press.
  • Thornhill, R., Gangestad, S.W. (1997). The evolutionary psychology of extrapair sex: the role of fluctuating asymmetry. Evolution and Human Behavior, 18, 69–88.
  • Rhodes, G. (2006). The evolutionary psychology of facial beauty. Annual review of psychology, 57, 199-226.
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