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L’uso dell’immaginazione per trattare i ricordi traumatici: work-shop pre-congressuale di Arnoud Arntz al 48esimo congresso EABCT

Imagery Rescripting: una procedura di ristrutturazione di uno script, un copione cognitivo, emotivo ed esperienziale che alimenta alcuni disturbi, tra i quali il disturbo post traumatico da stress, gli incubi, la fobia specifica, l’ansia sociale, la depressione, i disturbi alimentari e i disturbi di personalità.

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 06 Set. 2018

Aggiornato il 08 Set. 2018 17:11

Partecipo al workshop pre-congressuale “Imagery rescripting as a method to change emotional memories and schemas” tenuto da Arnoud Arntz a Sofia in Bulgaria, in occasione del 48esimo congresso della European Association of Behavioural and Cognitive Therapies (EABCT).

Arnoud Arntz è noto soprattutto per il suo lavoro di sviluppo con la Schema Therapy, ma è coinvolto anche nello sviluppo di un protocollo di “Imagery Rescripting” (vedi: imagery – NdR) che potremmo tradurre con “Riscrittura immaginativa”. Si tratta di una procedura di ristrutturazione di uno script, un copione cognitivo, emotivo ed esperienziale che alimenta alcuni disturbi, tra i quali Arntz cita il disturbo post traumatico da stress, gli incubi, la fobia specifica, l’ansia sociale, la depressione, i disturbi alimentari e i disturbi di personalità.

La riscrittura immaginativa non è necessariamente un trattamento a sé ma può appartenere al pacchetto operativo di un altro trattamento, ad esempio la Schema Therapy, la terapia cognitivo comportamentale, ma può essere una terapia completa e specifica per alcuni disturbi, che sono il disturbo post traumatico da stress e per gli incubi.

Imagery rescripting as a method to change emotional memories and schemas - Workshop Precongressuale EABCT 2018 Arntz
Arnoud Arntz: Imagery rescripting as a method to change emotional memories and schemas – Workshop Precongressuale EABCT 2018

Imagery Rescripting: il protocollo

Il protocollo è semplice e si divide in tre passi:

1 Il paziente immagina il ricordo nel ruolo di se stesso bambino

2 Il terapista accerta emozioni, pensieri e bisogni e attira l’attenzione sui bisogni del bambino/paziente

3 Il terapista interviene nell’immaginazione e ferma la minaccia venendo incontro ai bisogni non soddisfatti del bambino/paziente.

A partire dal problema del paziente, il terapista accerta un ricordo significativo connesso col problema e poi prega il paziente di raccontarlo a occhi chiusi rivivendo la scena in maniera coinvolgente. La domanda chiave -oltre alle solite “cosa accade?” “cosa provi?” e “cosa pensi?”- è “di cosa avresti avuto bisogno?”.

L’accertamento dei bisogni porta al passaggio successivo, l’intervento del terapista nell’immaginazione. In questo passaggio il terapista prende la parola e descrive se stesso che interviene e agisce nella scena raccontata dal paziente. Agisce come? Soddisfacendo quei bisogni di cui si era parlato alla fine del passo precedente. Nel mentre il paziente ascolta, sempre a occhi chiusi. Il terapista deve sviluppare capacità narrative convincenti per rendere efficace il suo intervento nel ricordo immaginativo. Convincenti ma al tempo stesso anche un po’ onnipotenti: il terapista nell’immaginazione può fare di tutto, dal fermare un genitore violento come farebbe Batman a –come Superman- affrontare un pericolo naturale indipendente dall’uomo; magari con l’aiuto di “aiutanti” ancora più immaginari: poliziotti, infermieri che fanno la parte di Robin. Insomma durante l’intervento del terapista ci sarà una sospensione dell’incredulità ma, al tempo stesso, il terapista dovrà mantenere la sua autorevolezza e credibilità.

Dopo aver spiegato la procedura Arntz ha fatto le consuete prove in pubblico ed esercitazioni, e infine ha spiegato la variante tecnica successiva in cui è il paziente a intervenire nella sua stessa immaginazione nel ruolo di adulto che aiuta e soddisfa i bisogni del se stesso bambino, al fine di incrementare la sensazione di padronanza senza che ci sia più bisogno dell’intervento immaginativo del terapista.

Efficacia e basi teoriche dell’ imagery rescripting

Nelle domande alla fine del workshop il tema ricorrente era come questa tecnica andasse oltre il semplice riconoscimento normalizzante dei bisogni del paziente. Questa procedura non si limita quindi a fornire accoglimento e ascolto relazionale al paziente, ma intende incrementarne attivamene il senso di sicurezza.

La procedura è indubbiamente interessante. La sua efficacia è, secondo i dati di ricerca forniti da Arntz, paragonabile agli altri interventi specifici per le memorie traumatiche, ovvero l’EMDR e la terapia cognitivo comportamentale.

EABCT 2018 Sofia - Locandina CongressoLe perplessità sono due. La prima, che ho espresso ad Arntz, è se ci si può sempre accontentare  di nuove tecniche che finiscono per essere solo altrettanto efficaci delle vecchie. Arntz ha risposto che la sua procedura, pur non essendo complessivamente più efficace, assicura tuttavia un’azione specifica sugli stati depressivi e impulsivi secondari alle memorie traumatiche. Non ho avuto cuore di chiedere se “azione specifica” significasse più efficace e mi sono accontentato della risposta, la quale nel suo margine di ambiguità è meglio che niente. Tuttavia colpisce come molte novità vengano diffuse come scoperte cliniche e teoriche significative senza che poi ne risulti un vero aumento dell’efficacia clinica. Progrediamo o siamo sempre li? Sospetto che qui giochi il suo ruolo negativo la teoria dei fattori comuni e della relazione che ha diffuso una certa mentalità che rende tutto uguale e statico.

La seconda perplessità riguarda la base teorica. Stimolare l’immaginazione e manipolarla in maniera coinvolgente convince in termini di psicologia naif, ma non si capisce bene quali siano le funzioni mentali che questa tecnica riattiva. Non credo che Arntz, che è un ricercatore rigoroso, sia così naif ma non ho insistito. Un worskhsop di apprendimento non è il luogo adatto per gli approfondimenti teorici e quindi ho preferito tenermi per me questa seconda perplessità, riconoscendo ad Arntz di avere insegnato alcune interessanti procedure di trattamento delle memorie traumatiche.

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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