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Cooperazione: tra i successi e i fallimenti del comportamento cooperativo

Gli studiosi hanno cercato di analizzare in modo più approfondito la cooperazione, cercando di capire cosa ci spinge in questa direzione e cosa ci trattiene. Certo è che siamo propensi a cooperare fin da piccoli e che ne possono derivare vantaggi per tutti

Di Enrica Gaetano

Pubblicato il 03 Ago. 2018

La cooperazione è un meccanismo che ci garantisce vantaggi in coppia, nei gruppi, in società. Gli studiosi hanno analizzato cosa la favorisce e cosa la ostacola.

 

L’integrazione tra diversi approcci (antropologia, economia, neuroscienze, ecologia, psicologia sperimentale ed evoluzionistica) potrebbe essere molto utile alla comprensione dei meccanismi e delle ragioni che portano ad una cooperazione di successo o al suo fallimento, in vista dei diversi cambiamenti globali di natura socio-politica e religiosa.

Cosa motiva la cooperazione?

Cosa motiva la cooperazione, perché si sviluppa, come si verifica e perché in certi casi fallisce?

Queste sono solo alcune domande dedicate al fenomeno della cooperazione umana a cui cerca di rispondere il nuovo editoriale della rivista Nature Human Behaviour, combinando insieme contenuti provenienti da diversi campi.

Perché cooperiamo tutti insieme quando, al contrario, una scelta egoista individualista sembrerebbe quella più vantaggiosa, logica e remunerativa, all’interno di un mondo così competitivo come il nostro, in cui è necessario primeggiare?

Cooperazione e rivalità: uno studio indaga le ragioni alla base di queste tendenze

Una recente review di Hilbe e colleghi (2018) ha preso in considerazione il concetto teorico di “partnership” e quello di rivalità nei dilemmi sociali, mostrando come la competizione tenda a svilupparsi nei gruppi più piccoli di persone con un numero molto limitato di interazioni, mentre interazioni più frequenti e un contesto sociale più stabile sono in grado di incoraggiare comportamenti di cooperazione tra gli individui.

Tuttavia, per comprendere le ragioni e i meccanismi che sottostanno la cooperazione, è necessario che si osservino le dinamiche e i comportamenti quando questi si verificano nella pratica e in un contesto il più possibile veritiero.

A tal proposito Ferh & Schurtenberger (2018) si sono concentrati sull’individuazione di norme sociali fisse che condizionano in modo pervasivo i comportamenti cooperativi basate in particolare su principi di preferenza sociale, reciprocità ed equità, che in aggiunta forniscono le basi per la propensione alla punizione tra pari quando queste norme vengono violate.

Gli autori inoltre affermano che in future ricerche sarebbe interessante precisare i meccanismi che motivano gli individui a “rispettare” queste norme sociali fisse, anche osservando direttamente le loro risposte neurali mentre sono coinvolti in compiti di cooperazione o competizione.

Una cooperazione che sia di successo richiede non solo la scelta di cooperare, ma soprattutto una buona modalità comunicativa che segnali al potenziale partner la propria intenzione a cooperare.

Cooperazione: le manifestazioni comportamentali

Bird, Ready e Power (2018) hanno analizzato il comportamento delle cacciatrici Marthu, con l’intento di indagare come l’intenzione di cooperare sia comunicata agli altri, anche attraverso i gesti e i comportamenti più sottili e meno evidenti. Hanno così riscontrato come le cacciatrici di maggior successo fossero quelle che, in modo più discreto e implicito, condividevano con tutti la cacciagione rafforzando così i loro reciproci legami e distribuendo tra tutte, in modo uguale, l’onere dei rischi di mancanza di risorse (Bird, Ready & Power, 2018).

Sulla stessa scia, Aktipis e colleghi (2018) hanno evidenziato come il concetto di “interdipendenza conveniente”, cioè la dipendenza reciproca con lo scopo di sopravvivere o riprodursi, come accade tra i partner, potrebbe essere adottato come fil rouge tra le varie discipline per comprendere il motivo per cui la cooperazione è così radicata e naturale nel nostro essere umani. L’esempio dei Martu è di un sistema di condivisione del rischio e di fiducia nella necessità di decidere insieme e poi mettere in atto gli opportuni provvedimenti.

Koomen & Herrmann (2018) hanno recentemente sottolineato come i bambini, già dai sei anni, possono spontaneamente trovare delle modalità per prevenire la mancanza di risorse generando delle regole per condividere equamente i premi e distribuire equamente l’onere del mantenimento delle risorse in compiti decisionali; in aggiunta già nel 2017 McAuliffe, Blake e colleghi avevano offerto evidenze per le quali i bambini acquisiscono precocemente nozioni di imparzialità ed equità.

Cooperazione: perchè non sempre ci riusciamo

Tuttavia nel mondo reale di frequente il coordinamento e la cooperazione falliscono.

Dannenberg & Barrett (2018) hanno notato come la cooperazione tra individui adulti spesso fallisce a causa del fatto che gli individui sono incerti circa l’importanza del loro effetto su una situazione ambientale; di conseguenza è compito delle istituzioni stabilire un’opzione di collaborazione più attraente con effetti più marcati. Gli individui adulti tendono maggiormente a collaborare quando hanno in precedenza stabilito la presenza di una ricompensa o di un bene comune, mentre tendono a scontrarsi nel momento in cui è necessario mantenere una risorsa o beni già esistenti (Gächter, Kölle & Quercia, 2017).

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