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Il Parent Training: modelli di progettazione e realizzazione

Il Parent Training è un intervento psicologico rivolto ai genitori di bambini che presentano patologie mentali o psicologiche. Il modello si è evoluto dalla sua nascita e può essere usato a livello individuale o di gruppo.

Di Francesco Minelli

Pubblicato il 06 Lug. 2018

Aggiornato il 30 Lug. 2018 12:15

Il parent training fa riferimento ad una serie di interventi psicologici per genitori ai cui bambini sono stati diagnosticati alcuni disturbi mentali e comportamentali.

 

I disordini comportamentali che hanno beneficiato maggiormente da questo tipo di interventi sono il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) ed il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP), (Lifford et al., 2008).

Spesso questi disturbi si verificano in comorbilità, il che significa che un bambino può mostrare sintomi di più di un disturbo contemporaneamente (es. sia ADHD che DOP).

È stato dimostrato che anche i bambini con autismo, disordini alimentari o problemi di ansia hanno beneficiato dai cambiamenti introdotti tramite la formazione dei genitori attraverso i programmi di parent training (Zucker et al., 2006).

Le sfide associate alla crescita di qualsiasi bambino, indipendentemente dal fatto che soffra o meno di un disturbo psicologico, sono numerose e a volte schiaccianti. La formazione dei genitori attraverso questo programma li aiuta a gestire i loro livelli di stress e a sviluppare meccanismi di coping migliori, che a loro volta permettono un ambiente domestico più sano e controllato.

Parent Training: in cosa consistono i programmi

Alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso inizia ad apparire, soprattutto nella letteratura americana, un’attenzione particolare per un metodo di intervento finalizzato all’incremento delle abilità genitoriali nel gestire i comportamenti problematici dei figli disabili: il Parent Training.

I programmi di Parent Training (PT) si differenziano a seconda delle scelte teoriche degli autori e degli obiettivi specifici che si propongono, ma è comunque possibile individuare alcune linee comuni a tutti gli interventi di aiuto ai genitori. In particolare il Parent Training mira a:

  • Migliorare la relazione e la comunicazione tra genitori e figli
  • Aumentare la capacità di analisi dei problemi educativi che possono insorgere
  • Aumentare la conoscenza dello sviluppo psicologico dei figli e dei principi che lo regolano
  • Diffondere metodi educativi efficaci
  • Rendere la vita familiare e i problemi di tipo educativo che possono sorgere più facilmente gestibili (Soresi, 2007).

I modelli descritti in letteratura sono passati attraverso una lunga serie di critiche costruttive che ne hanno rafforzato alcuni aspetti e sviluppato altri.

Parent Training: l’evoluzione negli anni

All’inizio degli anni Sessanta l’approccio comune fu di tipo psicodinamico, in cui l’attenzione era particolarmente rivolta alle “reazioni intrapsichiche della madre” interpretate in modo unidirezionale, quali complessi processi di disadattamento, sofferenza e riadattamento (Aubrey, 1991).

In una seconda fase (anni ‘70-’80) si ebbe il prevalere dell’approccio ad orientamento “sistemico”, in cui la famiglia veniva analizzata e vista come un complesso ecosistema di relazioni, a loro volta in relazione di interdipendenza con altri sistemi sociali più ampi.

La fase storica successiva registrò un’inversione di tendenza: la famiglia con un bambino disabile, pur nelle sue molteplici difficoltà, non soccombeva necessariamente ed inevitabilmente, ma subiva invece, dopo un primo momento di crisi, un progressivo adattamento, traendo, talvolta anche risorse ed effetti positivi proprio dalla situazione negativa.

Le esperienze in tal senso contribuirono a determinare un orientamento e una prassi operativa volta insegnare ai genitori le modalità di gestione dei loro problemi e ad attivarsi per contrastare le situazioni di stress e rispondere ai propri bisogni.

Si svilupparono e diffusero strategie di intervento mirato al potenziamento delle capacità psicologiche dei genitori, alla pratica dell’assertività e autoaffermazione, alla ricerca di occasioni per implementare la mutualità sociale (Cottini, 2003).

Attualmente la maggior parte dei programmi di Parent Training enfatizzano la natura collaborativa della relazione fra genitori e professionisti. La funzione del professionista è più vicina a quella di un “coach” della funzione genitoriale che a quella di un esperto che dà consigli su come gestire al meglio i propri figli.

Il conduttore è un esperto nei problemi dei bambini e deve possedere buone capacità di comunicazione e mediazione con le famiglie. I programmi che i genitori seguono a casa producono cambiamenti significativi e duraturi nei disturbi dei bambini.

Il Parent Training si propone infatti di modificare lo stile relazionale e gli atteggiamenti che influiscono negativamente sui comportamenti dei bambini: i genitori apprendono ad affrontare con efficacia molti problemi comuni che, a lungo andare, possono compromettere non solo il benessere familiare ma lo sviluppo psicologico del bambino (Benedetto, 2005).

Parent Training: i modelli di realizzazione

I modelli più importanti sono legati a due visioni diverse del ruolo dei soggetti coinvolti nella formazione: lo specialista e i genitori.

  • Primo modello: il ruolo dei genitori consiste soprattutto nel mettere in atto programmi e strategie che sono state precedentemente elaborate da una professionista (di solito lo psicologo). I genitori vengono coinvolti nel programma in qualità di “agenti del cambiamento” e imparano a usare tecniche specifiche per problemi specifici. Il rischio è che, nel momento in cui viene a mancare la figura dell’esperto, i genitori non riescano ad affrontare i problemi che esulano dalla normale routine; si rischia di creare dipendenza dei genitori dall’esperto.
  • Secondo modello: si è focalizzato sul ruolo dei genitori intesi come agenti attivi nell’apprendimento. In questa ottica essi studiano e apprendono i principi e le metodologie di base legate alle teorie dell’apprendimento. Come conseguenza di tale formazione sostanzialmente didattica, i genitori dovrebbero essere in grado di scegliere di volta in volta quale linea di intervento intraprendere, quali apprendimenti favorire nel bambino, quali tecniche utilizzare e così via. L’esperto riveste un ruolo inizialmente didattico, successivamente assume quello di supervisione e di supporto alle attività educative e di recupero che vengono svolte dai genitori. L’approccio che sta alla base di questo modello offre il vantaggio di garantire notevole indipendenza e flessibilità al modo di agire dei genitori.

Parent Training: la progettazione

I metodi per progettare il Parent Training sono essenzialmente due: consulenza individuale o gruppi di formazione.

Mentre il primo metodo utilizza tecniche che assomigliano, in una certa misura, a quelle classiche dell’approccio di tipo “terapeutico”, nel secondo caso l’azione dello psicologo è volta a un gruppo di genitori con figli disabili.

I gruppi consentono ai genitori di affrontare i compiti e le difficoltà educative aumentandone le competenze ma anche favorendo, in un clima collaborativo, la condivisione di esperienze personali. Permettono inoltre di facilitare lo scambio di esperienze, facilitare lo scambio emozionale, diminuire, attraverso lo scambio con gli altri, il senso di smarrimento e recuperare l’identità genitoriale (Danforth et al., 2006).

Non vi sono regole precise riguardo alla dimensione del gruppo, anche il coinvolgimento di 4-5 famiglie è il criterio minimo per giustificare una proposta di intervento di questo tipo.

La composizione del gruppo deve essere il più possibile omogenea sia per l’età e le problematiche del figlio, sia per le caratteristiche del genitore.

Il programma prevede in genere da 4 a 10 incontri con cadenza settimanale in 3 parti:

  • parte teorica, per illustrare gli aspetti generali dell’argomento.
  • parte pratica, dove i genitori svolgeranno attività di role playing, case work o guarderanno filmati e videoregistrazioni da commentare.
  • parte conclusiva, con la consegna di alcuni esercizi da attuare a casa.

L’efficacia dei programmi sembra essere indubbia quando i problemi del bambino sono altamente specifici e circoscritti. Per i bambini con ritardo evolutivo i risultati sono migliori con interventi precoci e globali che favoriscono lo sviluppo delle abilità cognitive, di quelle linguistiche e la promozione dell’autonomia.

I Parent Trainings incrementano indubbiamente le abilità educative e le conoscenze dei genitori riguardo alla natura della disabilità del figlio, ma, a volte, la percezione dei genitori riguardo l’efficacia del Parent Training ne diminuisce l’effetto (Vio et al., 1999).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
BIBLIOGRAFIA
  • Parent training e ACT: genitorialità come valore in situazioni difficili
  • Aubrey, H. F. (1999). Behavior disorders in childhood: The psychodynamic interpretation, Journal of Developmental and Physical Disabilities, 3(3), 245-266.
  • Benedetto, L. (2005). Il parent training: counseling e formazione per i genitori, Carocci.
  • Cottini, L. (2003). Bambini, adulti, anziani e ritardo mentale, Vannini.
  • Danforth, J. S., Harvey, E., Ulaszek, W. R., & McKee, T. E. (2006). The outcome of group parent training for families of children with attention-deficit hyperactivity disorder and defiant/aggressive behavior. Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry, 37(3), 188-205.
  • Lifford, K.J., Harold, G.T., Thapar, A. (2008). Parent-child relationships and ADHD symptoms: A longitudinal analysis. Journal of Abnormal Child Psychology. 36(2), 285-96.
  • Soresi, S. (2007). Psicologia delle disabilità, Il Mulino.
  • Vio, C., Marzocchi, G. M., Offredi, F. (1999). Il bambino con deficit di attenzione e iperattività, Erickson.
  • Zucker, N.L., Marcus, M., Bulik, C. (2006). A group parent-training program: A novel approach for eating disorder management. Eating & Weight Disorders, 11(2), 78-82.
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