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Come le emozioni influenzano la nostra percezione della realtà

Le informazioni ambientali che cogliamo con i 5 sensi vengono rielaborate e diventano la nostra percezione della realtà. Le emozioni, anche incosapevoli, giocano un ruolo importante in questo processo e in quello decisionale

Di Giovanni Belmonte

Pubblicato il 11 Giu. 2018

Aggiornato il 21 Nov. 2018 12:10

Gli esseri umani recepiscono le informazioni provenienti dall’ambiente grazie i cinque sensi. Gli input sensoriali, attraverso un processo di integrazione, formano un percetto. Quest’ultimo non è una rappresentazione della realtà; infatti, lo stato emotivo in cui le persone si trovano ha un ruolo fondamentale rispetto al significato che viene attribuito alla rappresentazione percettiva.

 

Un esempio molto semplice: raggiungiamo un gruppo di nostri amici e nel momento in cui arriviamo da loro, questi smettono di parlare. In questa situazione, una persona potrà reagire in maniera differente sulla base al suo stato d’animo. Nel caso di uno stato d’animo piacevole, la persona potrà pensare: ”Che gentili, hanno messo fine alla loro discussione per me”; oppure, nel caso di uno stato d’animo negativo, la persona potrebbe pensare: ”Sicuramente stavano parlando male di me”. Questo semplice esempio, mette in evidenza che gli esseri umani vedono il mondo in maniera diversa, quando si trovano in uno stato d’animo piacevole o spiacevole.

Emozioni: influenzano la nostra percezione della realtà

A tal proposito, uno studio condotto da Siegel e collaboratori, mette in evidenza come gli esseri umani non ricevano passivamente le informazioni, ma abbiano un ruolo attivo nell’elaborazione degli stimoli. In questa ricerca, Siegel e colleghi volevano studiare se il cambiamento degli stati emotivi delle persone, che avviene al di fuori della consapevolezza, potesse effettivamente cambiare il modo in cui giudicavano e valutavano le facce neutre.

I ricercatori, utilizzando una tecnica chiamata “soppressione continua del flash“,hanno presentato ai partecipanti degli stimoli al di fuori della loro consapevolezza. Ai 43 partecipanti alla ricerca, è stata presentata al loro occhio dominante un’immagine di un volto neutro;invece, al loro occhio non dominante sono state presentate un’immagine di un volto sorridente, accigliato o neutro. Quest’ultima immagine, presentata all’occhio non dominante, era soppressa dallo stimolo presentato all’occhio dominante, e i partecipanti non lo sperimentavano consapevolmente.

Emozioni inconsapevoli: influenzano le nostre decisioni

Alla fine di ogni prova, veniva presentato ai partecipanti un set di cinque diversi volti, tra cui scegliere. Nonostante il volto che veniva presentato all’occhio dominante dei partecipanti fosse sempre neutrale, essi tendevano a selezionare i volti che avevano una migliore corrispondenza con l’immagine che veniva presentata al di fuori della loro consapevolezza. Ad esempio, quando veniva presentato all’occhio non dominante un viso sorridente, questo incideva positivamente sullo stato d’animo del partecipante, che a sua volta, tendeva a scegliere, alla fine della prova, un volto più sorridente.

Quindi, influenzare inconsapevolmente gli stati emotivi dei partecipanti, indirizzava questi ultimi a focalizzarsi e selezionare volti più o meno simpatici, più o meno affidabili.

In definitiva, stimoli positivi e negativi influiscono in modo significativo sul processo decisionale. Siegel e colleghi, infine, aggiungono che tali risultati potrebbero avere ampie implicazioni nelle interazioni sociali quotidiane e in situazioni più delicate, come quando i giudici o i membri della giuria devono valutare se un imputato è pentito.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Erika H. Siegel, Jolie B. Wormwood, Karen S. Quigley, Lisa Feldman Barrett. Seeing What You Feel: Affect Drives Visual Perception of Structurally Neutral Faces. Psychological Science, 2018; 095679761774171 DOI: 10.1177/0956797617741718
  • Association for Psychological Science. (2018, April 11). The emotions we feel may shape what we see. ScienceDaily. Retrieved June 3, 2018 from www.sciencedaily.com/releases/2018/04/180411090441.htm
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