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La stabilità della propria percezione corporea dipende dall’età? Uno studio in realtà virtuale

Un recente studio fatto presso l'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano con l'impiego della realtà virtuale, sembrerebbe avvalorare l'ipotesi per cui le donne con l'avanzare dell'età hanno una percezione corporea più stabile.

Di Greta Riboli

Pubblicato il 25 Giu. 2018

Presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, è stato condotto uno studio in realtà virtuale per valutare eventuali differenze legate all’età nella percezione corporea, in seguito all’induzione d’illusioni.

Per lo studio sono state reclutate 40 persone di genere femminile, tramite un campionamento di convenienza a valanga: studenti frequentanti l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, sono stati invitati a prendere parte allo studio durante le ore di lezione e ad estendere l’invito a dei propri amici.

Percezione corporea: lo studio con un visore di realtà virtuale

I soggetti selezionati sono di genere femminile, hanno un’età compresa tra i 19 ed i 55 anni, non presentano malattie neurobiologiche né malattie psichiatriche (asse I DSM IV TR), nessuna condizione fisica che possa condizionare il peso/corpo (ad esempio gravidanza recente) ed un BMI compreso tra i 18.5 ed i 25.

Le 40 partecipanti sono state divise in due gruppi (il cui BMI medio non differiva) in base all’età: il primo gruppo composto da soggetti dai 19 ai 25 anni ed il gruppo due composto da soggetti di età compresa tra i 26 ed i 55 anni. Le partecipanti hanno indossato un visore di realtà virtuale per sperimentare un’illusione corporea articolata in due condizioni di 90 secondi ciascuna.

All’interno dello scenario virtuale vi era rappresentato il corpo di una donna di 25 anni (età media del campione) in piedi e con addome magro posto in una stanza priva di stimoli. Le donne potevano vedere il corpo della donna come se fosse il proprio. La forma dell’avatar poteva esser differente rispetto a quella delle partecipanti, infatti la circonferenza media delle partecipanti era circa di 84 cm nel gruppo 1 e di 79 cm nel gruppo 2 (deviazione standard di 8-10 cm), mentre quella del corpo avatar era di 74 cm circa.

Le due condizioni di illusione corporea sono state articolate nel seguente modo:

  • Condizione sperimentale, stimolazione visuotattile sincrona: lo sperimentatore stimola l’addome dei partecipanti con un pennello attaccato al dispositivo di tracciamento del movimento (Razer Hydra). La stimolazione sincrona permette al soggetto di vedere all’interno della stanza virtuale il proprio corpo “avatar” stimolato sull’addome da una mano avatar, in sincronia con la sensazione tattile percepita sul proprio corpo.
  • Condizione di controllo, stimolazione visuotattile asincrona: lo sperimentatore ha presentato un ritardo tra la stimolazione tattile sull’addome e l’input visivo nella realtà virtuale.

Percezione corporea: è più stabile con l’aumento dell’età?

All’inizio e successivamente ad ognuna di tali stimolazioni, i partecipanti hanno eseguito la stima della propria dimensione corporea: in particolare in questo compito ripetuto prima dell’immersione virtuale ed in seguito alle due condizioni sperimentale e di controllo, le partecipanti, poste di fronte ad un muro, senza guardare il proprio corpo, hanno stimato la distanza orizzontale tra la parte sinistra e destra del proprio corpo a diverse altezze (spalle, fianchi e addome), posizionando degli adesivi sul muro.

Un questionario per l’embodiment è stato somministrato in seguito alle due condizioni virtuali; si voleva indagare in particolare la padronanza del proprio corpo virtuale, la localizzazione di sé rispetto al corpo virtuale e il senso di agency.

Infine, gli sperimentatori hanno misurato l’effettiva lunghezza corporea delle partecipanti al termine dell’esperimento.

I partecipanti del secondo gruppo (età 26-55 anni) si sono dimostrate più resistenti ai cambiamenti indotti dall’illusione corporea, mentre i partecipanti del primo gruppo (19-25 anni) hanno sottostimato le dimensioni dei propri corpi (soprattutto ad altezza spalle e fianchi) in seguito alle condizioni sperimentali e di controllo.

Una possibile spiegazione data dal corpo di ricerca ha preso in considerazione come la rappresentazione corporea immagazzinata in memoria è più stabile nel secondo gruppo, così una minore plasticità della rappresentazione corporea dai 26 ai 55 anni può essere interpretata come un uso rigido di strategie predittive acquisite durante la vita, al posto di strategie adattive.

Futuri studi potranno essere condotti su campioni clinici di donne affette da disturbi alimentari, e la realizzazione dell’avatar potrebbe essere più ad hoc (ad esempio rappresentando diverse età); inoltre gli sperimentatori considerano di includere la valutazione di fattori psicologici quali l’autostima e la stima del proprio corpo, oltre all’uso di tecnologie che permettano di acquisire informazioni sull’esperienze corporee interne.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Serino, S., Scarpina, F., Dakanalis, A., Keizer, A., Pedroli, E., Castelnuovo, G., Chirico, A., Catallo, V., di Lernia, D., Riva, G. (2018). The Role of Age on Multisensory Bodily Experience: An Experimental Study with a Virtual Reality Full-Body Illusion. Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking, 21(5), 304-310.
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