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Paul Ekman e i suoi importanti studi sull’universalità delle emozioni e delle espressioni facciali- Introduzione alla Psicologia

Dopo un interesse per la psicologia sociale e per gli studi transculturali, Paul Ekman si è focalizzato sullo studio delle emozioni e delle espressioni facciali ad esse collegate. Il rigoroso approccio scientifico e sperimentale lo ha portato a ricevere numerosi riconoscimenti e a sviluppare strumenti all'avanguardia.

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 14 Giu. 2018

Paul Ekman è l’autore della cosiddetta “teoria neuroculturale” che, riprendendo gli studi di Darwin sulle espressioni facciali delle emozioni, dimostra l’universalità delle emozioni.

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

 

Paul Ekman nacque a Washington il 15 febbraio del 1934. Egli è cresciuto nel Newark nel New Jersey, poi si è trasferito con la famiglia in Oregon, e successivamente nel Sud della California. Ekman frequentò l’università di Chicago e completò i suoi studi alla New York University. Nel 1958 conseguì il dottorato all’Adelphy University in Psicologia Clinica, dopo aver svolto uno stage della durata di un anno presso il Langley Porter Neuropsychiatric Institute. In seguito, ha lavorato per due anni nell’esercito statunitense come psicologo e nel 1960 decise di tornare all’Istituto Neuropsichiatrico di Langley Porter, dove lavorò fino al 2004, anno in cui è andato in pensione. Ekman, inoltre, è un professore di psicologia del Dipartimento di Psichiatria dell’Università della California di San Francisco.

Ricerche sulle emozioni

Paul Ekman iniziò la ricerca scientifica alla fine degli anni ‘50, periodo in cui portò a termine un esperimento sulle espressioni facciali e sui movimenti e comportamenti del corpo. Questa ricerca nel 1955 divenne la sua tesi di Master e nel 1957 è stata pubblicata.

Egli considerava il comportamento non verbale il terreno feritile su cui si poggiava lo studio della personalità ma, in seguito, mostrò un crescente interesse per la psicologia sociale e per gli studi transculturali, in ottica evolutiva e semiotica. Nel corso del tempo, le sue ricerche si andarono a focalizzare poi sempre più sullo studio delle emozioni, che divenne il vero e proprio interesse di Ekman.

Confermando quanto sostenuto da Darwin, che considerava le espressioni delle emozioni universali e generate da pattern neurobiologici ereditari, Ekman è l’autore della cosiddetta “teoria neuroculturale” delle emozioni.

Egli, dunque, sostiene che esistano espressioni facciali derivanti da emozioni esperite in determinate situazioni, caratterizzate da mimiche universali. Secondo la teoria neuroculturale, oltre alla universalità dell’espressioni emotive, esistono le display rules, ovvero regole sociali di espressione delle emozioni, culturalmente apprese, che determinano il controllo e la modificazione delle espressioni emozionali a seconda della circostanza sociale.
L’esistenza di tali regole fu dimostrata empiricamente da Ekman in uno studio in cui furono analizzate le risposte espressive di soggetti americani e giapponesi alla visione di film contenente elementi stressanti sia in presenza di uno sperimentatore sia quando erano in una condizione di solitudine. I risultati ottenuti dimostrarono che esprimere il proprio giudizio al cospetto di un’altra persona impedisce ai soggetti giapponesi di manifestare le emozioni negative, cosa che non accadeva per gli americani. I dati così ottenuti confermano che le emozioni possono essere modificate grazie a elementi appresi dalla cultura. Per cui, le uniche differenze culturali identificabili nelle espressioni facciali non riguardano l’espressione in sé, derivante dalla spontaneità nell’esprimere una determinata emozione, ma dal controllo esercitato sulla stessa.

Universalità delle emozioni

Paul Ekman per dimostrare la teoria dell’universalità dell’espressione delle emozioni svolse diverse ricerche.

La sua prima ricerca consisteva nel mostrare delle fotografie di espressioni facciali emotive a persone appartenenti a cinque culture diverse: Cile, Argentina, Brasile, Giappone e Stati Uniti. A ciascuno dei partecipanti era chiesto di indicare che tipo di emozione era in grado di riconoscere, tra tante che gli venivano mostrate in relazione a diverse espressioni facciali mostrate tramite delle foto. I risultati attestarono che tra i diversi gruppi culturali emergeva una concordanza rispetto all’emozione indicata e questo dato confermava l’esistenza di una reale universalità delle emozioni. 
Malgrado i convincenti risultati ottenuti, c’erano ancora dei dubbi dovuti al fatto che i soggetti partecipanti alla ricerca potessero avere “appreso” le espressioni facciali grazie alla visione di film occidentali largamente proiettati su scala globale, e questo avrebbe potuto influire sui risultati ottenuti. 

Per ovviare a questo bias Ekman e collaboratori pensarono di effettuare uno studio su delle culture primitive che non avessero mai avuto contatti con l’occidente.

Per questo, nel 1967, Paul Ekman si recò in Papua Nuova Guinea per studiare il comportamento non verbale del popolo Fore, tribù isolata dal mondo civilizzato e con usi e costumi risalenti dall’età della pietra. Per procedere con questo esperimento, Ekman modificò anche il metodo di somministrazione. I Fore erano una popolazione pre-letterata e di conseguenza non si potevano somministrare foto unitamente a una serie di emozioni scritte tra le quali scegliere. Decise dunque di selezionare tre o quattro fotografie di espressioni facciali alle quali i soggetti dovevano indicare quelle che più si adattavano a un breve episodio emozionale che era raccontato in contemporanea. 
I risultati dimostrarono che la percentuale di associazioni corrette tra espressioni facciali e racconti erano molto alte.

Per eliminare ulteriori dubbi, Paul Ekman e i sui collaboratori eseguirono un altro esperimento sempre con i Fore. In questo esperimento un interprete leggeva una storia e chiedeva ai Fore di mostrare che espressione facciale avrebbero mostrato se avessero assunto i panni del protagonista. Ancora una vota, i risultati confermarono l’esistenza di emozioni universali.

Un ultimo esperimento fu quello che Ekman condusse sui Dani, gruppo etnico isolato situato in una parte dell’Indonesia chiamata oggi West Irian. In realtà non fu Ekman in persona a eseguire lo studio, ma Karl Heider, un antropologo sostenitore dell’opposta teoria di Ekman. Se anche in quel caso si fossero ottenuti i risultati degli esperimenti precedenti, allora non ci sarebbe stato più nessun dubbio circa l’universalità delle espressioni emotive. E così fu: i dati confermarono quanto ottenuto fino a quel momento dagli studi precedenti.

Ekman, di conseguenza, sostiene che esistano emozioni universali ovvero emozioni comuni, uguali per tutti in tutte le culture e che possono essere definite come primarie. Tali emozioni primarie sono:

  1. Rabbia
  2. Paura
  3. Tristezza
  4. Felicità
  5. Sorpresa
  6. Disgusto

Successivamente, ampliò la lista delle emozioni aggiungendo altre emozioni definite secondarie:

  • Divertimento
  • Disprezzo
  • Contentezza
  • Imbarazzo
  • Eccitazione
  • Colpa
  • Orgoglio dei successi
  • Sollievo
  • Soddisfazione
  • Piacere sensoriale
  • Vergogna

Ricerche sulla menzogna

Oltre alle ricerche sulle emozioni e le loro espressioni, Paul Ekman approfondì i meccanismi che sono alla base della menzogna. Queste ricerche hanno portato alla scoperta dell’esistenza delle micro espressioni, mimiche connesse alla menzogna che si consumano in una manciata di secondi. Le espressioni possono riguardare tutto il volto o solo in una sua parte di esso, superiore o inferiore. In quest’ultimo caso sono definite espressioni sottili.

Nuovi strumenti all’avanguardia

Negli ultimi anni, Ekman ha sviluppato e messo a disposizione una serie di software utili al riconoscimento delle micro espressioni facciali e delle espressioni sottili, come il F.A.C.E., il Micro Expression Training Tool e il Subtle Expression Training Tool, il Facial Action Coding System.

Ekman ha poi sviluppato il metodo Evaluating Truthfulness and Credibility (ETaC), che consente di analizzare la comunicazione per valutare la credibilità della persona. Recentemente, Ekman si occupa anche del ruolo delle emozioni in ottica Mindfulness e Compassion Theory.

Riconoscimenti

Dal 1971 il National Institute of Mental Health (NIMH) ha sostenuto gli studi di Ekman attraverso contributi, riconoscimenti, donazioni e con l’istituzione di un premio alla ricerca scientifica dal titolo: Research Scientist Award.

Nel 2001, Ekman ha collaborato per la realizzazione della serie documentaristica “The Human Face”, per la serie televisiva “Lie to me” e per il film edito dalla Walt Disney “Inside out”.

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

Sigmund Freud University - Milano - LOGORUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ekman, P. (1971). Universals and cultural differences in facial expressions of emotion. In Nebraska symposium on motivation. University of Nebraska Press.
  • Ekman, P. (1992). An argument for basic emotions. Cognition & emotion, 6(3-4), 169-200.
  • Ekman, P., Friesen, W.V. (2003). Unmasking the face: A guide to recognizing emotions from facial clues. Ishk.
  • Ekman, P., Friesen, W.V., Ellsworth, P. (2013). Emotion in the human face: Guidelines for research and an integration of findings. Elsevier.
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