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Il bisogno di pensare di Vito Mancuso (2017) – Recensione del libro

Il bisogno di pensare di V. Mancuso illustra come nella natura dell'uomo siano insiti il bisogno di pensare e di desiderare e come hanno a che fare con la definizione dell'Io, attraverso l'accettazione della mancanza di equilibrio.

Di Annalisa Gagliardi

Pubblicato il 22 Giu. 2018

Aggiornato il 29 Ago. 2019 12:03

Vito Mancuso, teologo e filosofo contemporaneo, ci prende per mano nell’intrigante e ardua impresa dell’esplorazione del pensiero. L’autore colloca nel desiderio la sorgente del pensiero.

 

Io sono convinto che questa vita sia per tutti un’odissea ma che un conto sia avere un’Itaca nel cuore e nella mente, un altro l’esserne privi. Si può vivere senza Itaca?

Il bisogno di pensare e desidare

Nel corso della lettura distinguiamo tra due estremi del concetto di desiderio: il desiderio bramoso da un lato, quello che spinge l’individuo a correre senza sosta verso l’ambizione più profonda e dall’altro lato, la ricerca di una totale assenza di desiderio, dove i bisogni e desideri si riducono all’essenziale e pertanto le paure e gli affanni che “fanno battere il cuore” si riducono. Che fare quindi? Da un lato l’assenza di desiderio porta all’ozio, dall’altro la forza del desiderio ci porta fuori da noi stessi, sbilanciandoci e facendoci sentire insoddisfatti. In questa dicotomia, Mancuso ci porta a sorpresa a prendere in considerazione l’esistenza di UN desiderio più grande possibile, al quale più efficacemente “aspirare”, termine che rimanda allo spirito (ad-spiritum) e a cui ricondurre la somma di tutti i propri desideri, in principio slegati tra loro. Mancuso esclude il distacco dal desiderio, perché lo considera linfa vitale per l’essere umano, che nella sua grandiosità è troppo piccolo per credere di aver già capito tutto su questa terra. Reprimere il desiderio vorrebbe dire reprimere la logica naturale dell’essere umano, che deve arrendersi al desiderio che è “l’essenza stessa dell’uomo” .

Leggendo questo libro troviamo spunti e riflessioni su quanto intensamente il pensiero pervada le vite di tutti gli esseri umani. E se appare impossibile una vita “senza pensieri”, diviene spesso insostenibile la pressione di un pensare costante, che domina l’individuo. Il bisogno di pensare talvolta diviene prigionia e talvolta illuminazione. L’essere umano sente il bisogno di trovare spiegazioni, ha bisogno di trovare senso a ciò che accade dentro e fuori da sé e qui interviene la conoscenza, che ha il compito di spiegare, letteralmente di “togliere le pieghe” a ciò che poi diviene spiegabile.

Il bisogno di pensare: ricerca di senso ed equilibrio

Se fosse cosi semplice, basterebbe quindi portare tutto al cospetto della conoscenza, ma sovente, albergano in noi concetti e sentimenti inspiegabili e quindi come detto prima: pieni di pieghe. Nella ricerca estenuante di spiegazioni, finiamo per arrenderci all’insoddisfazione del disequilibrio, condannandolo e demonizzandolo. La mente lavora alla ricerca snervante dell’equilibrio ambito, come se l’equilibrio fosse la risposta a tutto, come se fosse meta e conforto, ma tra queste pagine scopriamo che proprio nel disequilibrio si alimenta la sfida.

E allora esiste l’uniformità di pensiero? Esiste la meta, la pace dello spirito o l’epilogo sta nell’accettazione della contraddizione e dell’incoerenza del sé?

Questa lotta interiore, adeguatamente rivalutata e abbracciata, appare la primaria essenza di vitalità, di messa in discussione, perché “io non sono solo io” e quell’io stabile e immutabile, solido, imperturbabile, non esiste e rischia di divenire una meta frustrante e irraggiungibile. L’ Io è il risultato dell’evoluzione, esito di trasformazioni, conoscenze ed esperienze, pertanto l’essere umano non potrà pretendere di essere stabile, immutabile, ed equilibrato, perché il corso delle esperienze della vita porta necessariamente al disequilibrio.

Il rumore di fondo che produce la mente, risulta disturbante, talvolta assordante; i pensieri positivi, vengono oscurati dalle paure, dai fantasmi e dall’ego che protegge. Accanto al bisogno di pensare, ampiamente snocciolato nel testo, è doveroso citare il bisogno di non-pensare, che accomuna molti. Oggi ci ritroviamo impegnati, indaffarati, immersi nella società del “fare”, spesso convinti che quel naturale bisogno di pensare vada represso. Sentirsi S-pensierati, nel senso di senza preoccupazioni è il desiderio di molti, troppo occupati o troppo pre-occupati di ascoltare il contenuto di un pensiero, il bisogno di non pensare diviene necessità, perché pensare, talvolta diviene ossessione.

Questo testo fa pensare, fa osservare diverse strade, ma più di tutto fa esplorare un pensiero che unisce filosofia e teologia, in un danza elegante, fatta di significati, etimologie e citazioni.

Sia dunque che pensiamo molto o molto poco, sia che siamo consapevoli o no, sia che siamo avvolti nelle pieghe dell’inspiegabile o arresi ad esso, ciò che accomuna ogni essere umano è quella capacità unica e preziosa di pensare.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Mancuso, V. (2017), Il bisogno di pensare, Milano, Garzanti Libri
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