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La ricerca smentisce: intimità sessuale e declino cognitivo in terza età non sembrano essere tra loro connessi – FluIDsex

Diverse ricerche hanno indagato se e come la frequenza dell'attività sessuale e il tasso di declino cogntivo possano essere correlati nelle persone anziane. A sorpresa, un recente studio sembra dimostrare che non esiste in realtà alcuna correlazione tra questi due fattori.

Di fluIDsex, Greta Riboli

Pubblicato il 06 Giu. 2018

Il declino cognitivo, in particolare delle prestazioni della memoria, non sembra  essere correlato all’ attività sessuale o alla vicinanza emotiva con il proprio partner.

 

La letteratura ha mostrato varie volte come le persone anziane che godono di una vita sessualmente attiva ed emotivamente stretta con il proprio partner tendono a migliorare nei test cognitivi rispetto alle persone anziane inattive sessualmente. In particolare, un precedente lavoro sperimentale aveva stabilito come l’ attività sessuale migliora la memoria episodica e la salute cognitiva di roditori, ovvero l’ attività sessuale ha stimolato la crescita dei neuroni presenti nell’ippocampo, regione cerebrale deputata alle attività mnemoniche (Andreano & Cahill, 2009; Leuner, Glasper & Gould, 2010; Wright & Jenks, 2016).

L’anno precedente era stato pubblicato sul The Journals of Gerontology (series B) uno studio della Coventry University e Oxford University su un campione umano, nel quale emergeva come un’ attività sessuale regolare fosse collegata al miglioramento della funzione cerebrale negli anziani (73 soggetti di età compresa tra i 50 e gli 83 anni), in particolare in compiti di fluidità verbale ed in compiti visuo-spaziali (Wright et al., 2017).

Esiste davvero una relazione tra attività sessuale e declino cognitivo?

Nel presente studio, condotto da Mark Allen della Wollongong University (Australia), vengono presi in considerazione i dati di 6000 adulti maggiori di 50 anni (media 66 anni, deviazione standard 8 anni) e ciò che emerge è in contrasto con quanto emerso nei precedenti studi: non esiste alcun legame tra attività sessuale e tasso di declino cognitivo.

Nonostante diversi fattori legati allo stile di vita, tra i quali livelli di istruzione, abitudini di consumo di fumo e alcol e livelli di attività fisica giochino un ruolo nella velocità e nell’estensione del declino cognitivo dell’anziano, l’ attività sessuale non sembra rientrare in questi fattori. In particolare, l’autore ha indagato se l’ attività sessuale continua e l’esperienza della vicinanza emotiva con un partner hanno qualche effetto sulla memoria e sul suo decadimento.

I dati analizzati da Allen fanno parte degli elementi registrati durante lo studio longitudinale inglese dell’invecchiamento (ELSA) tenutosi dal 2012 al 2014. Il bagaglio di dati contenuti in questo studio include informazioni sulla salute, sulla dieta, sul benessere e sullo stato socio-economico di un gruppo di 6016 adulti inglesi, i quali hanno completato compiti di memoria episodica ed un questionario in cui hanno riportato la frequenza di attività intime (baci, contatto sessuale e rapporti sessuali).

Ciò che è emerso è stato un calo generale del punteggio al test di memoria proporzionale all’aumentare dell’età, in tutti i partecipanti. L’autore ha infatti dichiarato:

[blockquote style=”1″]Il declino delle prestazioni della memoria nel tempo non era correlato all’ attività sessuale o alla vicinanza emotiva durante l’ attività sessuale associata.[/blockquote]

In base ai risultati ottenuti, Allen non può riconfermare quanto emerso da precedenti studi rispetto al miglioramento cognitivo come conseguenza di un’ attività sessuale frequente.


 

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La rubrica fluIDsex è un progetto della Sigmund Freud University Milano.

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